Roma – Chi andrà in pensione nel 2025 potrà contare su un assegno più generoso. L’INPS ha infatti aggiornato i coefficienti di rivalutazione del montante contributivo, con un incremento del 3,66%. Questa modifica, frutto dell’adeguamento annuale previsto dalla legge Dini, assicura un aumento reale dell’importo della pensione, soprattutto per chi rientra nel sistema contributivo. Scopriamo nel dettaglio cosa cambia.
Con il messaggio n. 914/2025, l’INPS ha ufficializzato l’aggiornamento dei coefficienti di rivalutazione applicabili ai trattamenti pensionistici. Il tasso fissato per il 2025 è pari a 1,036622, corrispondente a un aumento del 3,66% rispetto al montante accumulato fino al 31 dicembre 2023.
Rispetto al 2024, quando l’incremento era del 2,3%, la nuova percentuale offre un vantaggio concreto per i futuri pensionati.
Facciamo un esempio: chi ha accumulato un montante di 200.000 euro, con la rivalutazione del 3,66%, si vedrà riconosciuto un nuovo valore di 207.320 euro. A questo importo si aggiungeranno i contributi versati nel 2024 e quelli maturati fino al pensionamento nel 2025.
La rivalutazione annuale del montante è prevista dalla legge n. 335/1995 (nota come riforma Dini). Questa norma stabilisce che il montante contributivo debba essere aggiornato ogni anno in base alla variazione media quinquennale del PIL nominale, calcolata dall’Istat.
Il sistema garantisce che il potere d’acquisto della pensione non venga eroso dall’inflazione o da altre fluttuazioni economiche.
Il messaggio INPS n. 914/2025 non si limita al sistema contributivo. Sono stati pubblicati anche i nuovi coefficienti per rivalutare:
Tutti questi aggiornamenti sono già stati integrati nelle procedure di liquidazione delle pensioni, coinvolgendo lavoratori dipendenti, autonomi, pubblici, dello spettacolo e dello sport.
L’adeguamento dei coefficienti di rivalutazione per il 2025 rappresenta una buona notizia per chi si appresta a lasciare il mondo del lavoro. Grazie a questo aggiornamento, il sistema pensionistico italiano riesce a mantenere un certo equilibrio tra sostenibilità economica e tutela del reddito dei futuri pensionati.
Fonte
Avv. Marco De Gregorio, “Pensioni, assegno più alto per chi andrà in pensione nel 2025, INPS aggiorna i coefficienti rivalutazione: ecco di quanto”, pubblicato su Previdenza Sociale il 21 marzo 2025.
Molti contribuenti sono convinti che le cartelle esattoriali possano essere automaticamente cancellate dopo 5 anni, ma non è così. La recente riforma della riscossione, entrata in vigore dal 1° gennaio 2025, introduce il discarico automatico, che però non coincide con la cancellazione del debito.
Il discarico significa che, se l’Agenzia delle Entrate non riesce a riscuotere la cartella entro 5 anni, questa viene restituita all’ente impositore. Ciò non implica che il debito sia estinto: l’ente creditore può ancora procedere al recupero con altri mezzi.
La confusione nasce dal fatto che la norma agevola gli enti creditori nella gestione dei crediti inesigibili, ma non tutela i contribuenti debitori. In sostanza, una cartella esattoriale potrebbe ancora essere riscossa anche dopo 5 anni, se l’ente creditore decide di perseguire il recupero del debito autonomamente o tramite altri agenti di riscossione.
Esiste, tuttavia, un modo concreto per ottenere la cancellazione della cartella esattoriale: la prescrizione del debito.
La prescrizione delle cartelle segue i termini della tassa o imposta che ha generato il debito:
Se la cartella non viene riscossa entro questi termini e non vi sono stati atti interruttivi (come solleciti di pagamento o pignoramenti), il contribuente può presentare un’istanza in autotutela per ottenere l’annullamento.
Anche nei casi in cui la prescrizione è di 10 anni, è possibile richiedere un annullamento parziale della cartella esattoriale. Dopo 5 anni, infatti, si possono stralciare sanzioni e interessi, che hanno un termine di prescrizione più breve rispetto al debito principale.
La cancellazione della cartella esattoriale dopo 5 anni è possibile solo in determinati casi, principalmente legati alla prescrizione del debito. Il discarico automatico introdotto nel 2025 non equivale all’eliminazione del debito, ma è una semplificazione contabile per gli enti creditori.
Per ottenere realmente la cancellazione, è necessario verificare i termini di prescrizione della propria cartella e, se trascorsi, agire con una richiesta in autotutela presso l’Agenzia delle Entrate o l’ente creditore.
Se hai una cartella esattoriale in sospeso, è sempre consigliabile rivolgersi a un esperto in materia fiscale per valutare le opzioni disponibili e agire in modo consapevole.