Addio a Bruno Pizzul, la storica voce della Nazionale italiana
Gorizia– Si è spento in ospedale Bruno Pizzul, giornalista e telecronista sportivo tra i più amati dagli italiani. Avrebbe compiuto 87 anni sabato. La sua carriera, lunga e ricca di successi, ha segnato un’epoca per il giornalismo sportivo italiano, accompagnando le emozioni di milioni di tifosi.
Bruno Pizzul è stato la voce narrante di alcune delle pagine più iconiche della storia del calcio italiano. Ha raccontato le partite dell’Italia per ben 16 anni, dal 1986 al 2002. Indimenticabile il suo commento durante il Mondiale del 1990, con le celebri “Notti Magiche”, e il suo grido “Robertobaggiooo” ai Mondiali di USA ’94, che è rimasto nel cuore degli appassionati.
Dal 1986 al 2002, Pizzul ha raccontato cinque campionati mondiali, quattro campionati europei e tutte le partite di qualificazione della Nazionale, ad eccezione della finale per il terzo posto di Italia ’90. L’ultima partita commentata è stata Italia-Slovenia, amichevole disputata a Trieste il 21 agosto 2002.
Nato a Udine, Pizzul non è stato solo una voce, ma anche un calciatore. Cresciuto nella squadra parrocchiale di Cormons, ha poi militato nella Pro Gorizia. Nel 1958 venne ingaggiato dal Catania, per poi vestire anche le maglie di Ischia, Udinese e Sassari Torres. Laureato in giurisprudenza, prima di intraprendere la carriera giornalistica ha insegnato nelle scuole medie. L’approdo in Rai avvenne nel 1969, dopo aver superato un concorso pubblico.
La sua prima telecronaca risale all’8 aprile 1970, Juventus-Bologna, spareggio di Coppa Italia a Como. Nel 1972 raccontò la prima finale internazionale, l’Europeo vinto dalla Germania Ovest sull’URSS. Nel 1973, fu la voce del Milan vincente in Coppa delle Coppe. Pizzul ha anche raccontato l’ultimo grande trionfo europeo della Lazio in Coppa delle Coppe nel 1999 e del Parma in Coppa Uefa.
Tra i momenti più drammatici della sua carriera, il 29 maggio 1985, quando si trovò a commentare la tragica finale di Coppa Campioni tra Juventus e Liverpool allo Stadio Heysel, teatro di una delle più gravi tragedie del calcio mondiale.
Oltre alle telecronache, è stato il volto di programmi storici come “Domenica Sportiva”, “Sport Sera” e “Domenica Sprint” dal 1976 al 1990. Con il suo stile inconfondibile, misurato ed elegante, ha segnato un’epoca nel giornalismo sportivo italiano.
Bruno Pizzul lascia un’eredità unica nel giornalismo sportivo. La sua voce resterà per sempre legata ai momenti più emozionanti della storia del calcio italiano. Un maestro di professionalità e passione, capace di trasmettere emozioni con semplicità e competenza. Il calcio italiano perde una delle sue figure più iconiche, ma il suo ricordo continuerà a vivere nei cuori dei tifosi.
Ce c’è una cosa che il calcio italiano ci ha insegnato è che nulla è impossibile. E se l’AS Tronzi dovesse davvero approdare in Serie A? Un evento che scatenerebbe il panico tra gli amanti del tiki-taka e ilarità tra gli appassionati del calcio vero, quello goliardico e senza filtri.
L’AS Tronzi in Serie A significherebbe un’invasione di tifosi armati di ironia, sfottò e cori da curva degni di un’epopea epica. Gli stadi si riempirebbero di striscioni irriverenti e di slogan che metterebbero a dura prova anche i social media manager più navigati. Immaginate il commento di un telecronista durante una sfida con la Juventus: “Attenzione, l’AS Tronzi riparte in contropiede… anzi no, si fermano per una birra!”
Dovendo affrontare squadre blasonate come Inter e Milan, la dirigenza dell’AS Tronzi dovrebbe puntare su un calciomercato strategico. Profili ideali? Giocatori con esperienza nel calcetto del mercoledì e attaccanti con un’innata capacità di dribblare i controlli antidoping… per eccesso di carbonara!
L’allenatore dell’AS Tronzi adotterebbe una filosofia calcistica fuori dagli schemi: il 4-4-“Chi porta le birre?”, un modulo elastico che si adatta alle necessità della squadra. Le palle inattive diventerebbero fondamentali, specie quelle con effetto boomerang provenienti dal bar di fiducia.
L’approdo dell’AS Tronzi in Serie A creerebbe nuove e irresistibili rivalità. Il derby contro la Roma sarebbe infuocato, non per la posta in palio, ma per la supremazia nell’arte dello sfottò. Lazio e Napoli si troverebbero di fronte a una nuova minaccia: non tanto per la classifica, quanto per la competizione su chi abbia i tifosi più creativi.
L’AS Tronzi è una realtà goliardica che ha conquistato il web con il suo spirito ironico e il suo modo di vivere il calcio senza prendersi troppo sul serio. Dietro il nome si nasconde una community di appassionati che celebra il calcio nella sua forma più pura: quella del divertimento.
Pasquale Marino, allenatore ed ex calciatore di fama nazionale, è una delle figure più rispettate nel panorama calcistico italiano. Originario di Marsala, in provincia di Trapani, Marino è un esempio di come la passione per il calcio e le radici siciliane possano spingere a raggiungere traguardi importanti sia come calciatore che come tecnico. Scopriamo la sua carriera e il legame con la sua terra natale, Marsala, che ha contribuito alla sua crescita professionale.
Pasquale Marino nasce a Marsala, una città ricca di storia e tradizione situata nella splendida provincia di Trapani. È qui che ha mosso i primi passi nel mondo del calcio, coltivando una passione che lo ha portato a diventare uno dei protagonisti del calcio italiano. Sin da giovane, Marino ha mostrato talento, giocando nelle squadre giovanili locali prima di fare il suo debutto professionale in Serie A.
La carriera calcistica di Pasquale Marino ha avuto inizio nella Sampdoria, dove ha fatto il suo ingresso nel calcio professionistico. La sua abilità come centrocampista e la sua visione di gioco lo hanno reso un giocatore importante in squadre di alto livello come Juventus, Napoli, Fiorentina, Sampdoria e Reggiana. Marino ha avuto anche l’onore di vestire la maglia della Nazionale Under-21 Italiana, dove ha mostrato il suo valore anche a livello internazionale.
Il suo percorso da calciatore lo ha visto protagonista in Serie A, dove ha contribuito con prestazioni significative in campionati prestigiosi, diventando un punto di riferimento per le squadre con cui ha giocato.
Dopo il ritiro dal calcio giocato, Pasquale Marino ha intrapreso una brillante carriera da allenatore. Ha guidato diverse squadre di Serie A e Serie B, lasciando un segno indelebile nei club che ha allenato. Le sue esperienze più significative includono le panchine di Catania, Udinese, Parma, Cesena e Siena, dove ha portato avanti il suo stile di gioco offensivo e dinamico.
Uno dei momenti più alti della sua carriera da allenatore è stato alla guida dell’Udinese, dove ha ottenuto ottimi risultati, portando la squadra a competere per le posizioni europee. La sua filosofia di gioco basata sull’attacco e sulla costruzione di una squadra compatta lo ha reso un allenatore apprezzato e riconosciuto a livello nazionale.
Oggi, Pasquale Marino continua a essere un riferimento nel mondo del calcio, ma la sua Sicilia rimane il cuore pulsante della sua carriera. La sua città natale, Marsala, ha contribuito alla formazione di un allenatore che ha saputo trasmettere la passione per il calcio a tutte le squadre che ha guidato. Marino è un esempio di come la determinazione, la cultura e la passione siciliana possano portare a risultati straordinari nel calcio.
Pasquale Marino, da Marsala a Serie A, è la dimostrazione che con impegno e passione si possono raggiungere traguardi importanti. Il suo legame con la sua terra, la Sicilia, è un elemento fondamentale nella sua carriera, che continua ad ispirare giovani talenti in tutta l’isola e non solo. Pasquale Marino è un simbolo del successo siciliano nel calcio italiano, e la sua storia è un esempio per tutti coloro che sognano in grande.