Trapani
Impianto di Bresciana, E-Distribuzione precisa: “la responsabilità non è della rete elettrica ma degli impianti comunali non a norma”
Ora la palla passa nuovamente al Comune di Trapani
Redazione4 Ottobre 2025 - Attualità
  • Locale tecnico con tubazioni, valvole blu e quadri elettrici su parete bianca con segni di umidità Attualità

    Trapani – Botta e risposta tra Comune capoluogo ed E-Distribuzione a proposito delle polemiche sull’ennesimo blackout ai pozzi di Bresciana. Se Palazzo D’Alì punta il dito contro Enel, ora arriva la replica ufficiale di E-Distribuzione, società del Gruppo Enel che gestisce la rete elettrica che serve i pozzi di Bresciana.

    L’azienda con una nota circostanziata inviata al Comune, al Sindaco e al Prefetto di Trapani prende una chiara posizione su tutta la vicenda.

    Enel ribatte e rimanda al mittente le accuse sostenendo che – la responsabilità non è della rete elettrica ma degli impianti comunali, ritenuti non a norma a cominciare dall’impianto di messa a terra delle cabine elettriche, che le rende inacessibili se non dopo la loro messa in sicurezza – .

    Tutto questo mentre da un lato il Comune annuncia azioni contro Enel e dall’altro la stessa Enel scarica ogni responsabilità sul Comune.

    La nota di E-Distribuzione

    In relazione ai disservizi elettrici che interessano i pozzi di Bresciana, con conseguenti emergenze idriche nel territorio trapanese, E-Distribuzione, l’azienda del Gruppo Enel che gestisce la rete elettrica a media e bassa tensione, ritiene opportuno fornire alcune precisazioni.

    L’Azienda ha avuto modo di segnalare ufficialmente al Comune di Trapani e al Sindaco che i guasti segnalati non risultano riconducibili agli impianti gestiti da E-Distribuzione, i quali sono regolarmente funzionanti, ma derivano da problematiche presenti nelle cabine elettriche di competenza comunale, che risultano non conformi alla normativa vigente.

    Per documentare tale condizione i tecnici di E-Distribuzione hanno predisposto una relazione tecnica-fotografica, che è stata trasmessa al Comune per le vie ufficiali.

    I tecnici dell’Azienda hanno, inoltre, anche verificato che non risulta essere a norma l’impianto di messa a terra di dette cabine elettriche, condizione che, per ovvi motivi di sicurezza, rende tali impianti inaccessibili e non esercibili se non dopo la loro messa in sicurezza.

    L’Azienda, così come dichiarato in passato, ribadisce, ancora una volta, di aver effettuato tutte le attività necessarie per mantenere le prestazioni funzionali dei propri impianti ai livelli contrattuali.

    In diverse occasioni è stata manifestata al Comune e allo stesso Sindaco la piena disponibilità dei tecnici della Società a supportare, per quanto possibile, l’attività degli incaricati dal Comune, fornendo la propria consulenza, ma non ha possibilità di intervento sugli impianti che rientrano nella piena responsabilità e gestione del Comune.

    E-Distribuzione ha provveduto a informare S.E. il Prefetto di Trapani, trasmettendo una copia della relazione tecnica-fotografica. L’Azienda conferma la propria piena disponibilità al dialogo e alla collaborazione con le istituzioni locali, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, per contribuire attivamente alla risoluzione delle criticità e al miglioramento del servizio, auspicando che possa presto tenersi un incontro tra tutte le parti coinvolte, finalizzato a individuare soluzioni condivise e definitive per superare i disservizi e ridurre i disagi alla cittadinanza.

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    E' accaduto a largo di Usitca nell'area ad operare nave Natale De Grazia
    Redazione18 Agosto 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Ustica (Palermo) – Un fulmine improvviso, poi il buio e la paura di non poter più riuscire farcerla in mare aperto. È accaduto all’equipaggio di uno yacht a motore di 24 metri, battente bandiera britannica, che ha dovuto richiedere assistenza a causa di un blackout totale dovuto dall’impatto di un fulmine, mentre navigava diretto verso la Sicilia, a circa 40 miglia a nord-ovest dell’isola di Ustica.

    La cronaca

    Impossibilitato a comunicare via radio o telefono, l’equipaggio ha attivato il dispositivo EPIRB (Emergency Position Indicating Radio Beacon). L’attivazione ha generato un segnale automatico via satellite, ricevuto dal sistema internazionale COSPAS-SARSAT e inoltrato al Centro Nazionale di Soccorso Marittimo (IMRCC – Italian Maritime Rescue Coordination Centre) di Roma, che ha immediatamente avviato il coordinamento delle operazioni di soccorso.

    Lo yacht era partito da Porto Torres direzione Sicilia

    Scattato l’allarme, lo yacht, partito da Porto Torres con quattro persone a bordo, è stato raggiunto da un’unità della Guardia Costiera, da nave “Natale De Grazia”, che era già impegnata in attività operativa nell’area. Le operazioni sono state coordinate dal MRSC (Maritime Rescue Sub Centre) di Palermo.

    La nave della Guardia Costiera arrivata nella zona ha così garantito una cornice di sicurezza intorno all’imbarcazione, fornendo acqua, viveri e assistenza alle comunicazioni, fino all’arrivo del rimorchiatore “Paul”, che ha preso in carico lo yacht, scortandolo fino al porto di Palermo.

    Lo yacht è ormeggiato in sicurezza e tutti gli occupanti sono in buone condizioni. Per fortuna non si è reso necessario alcun intervento medico.

     





  • Svezia e Norvegia riscoprono il contante
    Fallimento del modello cashless: cresce la preoccupazione per la sicurezza digitale
    Redazione21 Marzo 2025 -
  • ritorno al denaro contante

    Addio cashless? Svezia e Norvegia tornano al contante

    Economia – Per anni considerate esempi virtuosi di società senza contante, Svezia e Norvegia sono oggi costrette a rivalutare il ruolo delle banconote. Il motivo? La crescente instabilità dei pagamenti digitali e il timore di restare senza accesso al proprio denaro in caso di emergenze. Il ritorno al denaro contante sta diventando un’esigenza concreta, perfino nei Paesi tecnologicamente più avanzati. Ecco cosa sta succedendo e perché riguarda tutti noi.

    Il modello cashless vacilla

    I rischi nascosti della digitalizzazione estrema

    Pagare con un clic è comodo, ma oggi si rivela anche pericoloso. Attacchi informatici sempre più frequenti, blackout tecnologici e tensioni geopolitiche stanno mettendo in discussione la totale dipendenza dai sistemi digitali. Quando la rete si blocca, anche il nostro denaro diventa inaccessibile. E in quei momenti, nessuna app può sostituire una banconota.

    Svezia e Norvegia: un clamoroso dietrofront

    Dopo anni di incentivi per eliminare il contante, i governi di Svezia e Norvegia stanno facendo marcia indietro. In Norvegia, lo Stato ha iniziato a multare gli esercenti che rifiutano pagamenti in contanti. In Svezia, addirittura, sono stati distribuiti opuscoli ufficiali che invitano i cittadini a tenere una riserva di denaro in casa, da usare in caso di blackout digitale. Il messaggio è chiaro: la società cashless è troppo fragile.

    Contante come garanzia di libertà

    Un mezzo di pagamento sicuro e accessibile

    A differenza del denaro digitale, che può essere bloccato, tracciato o reso inaccessibile, il contante garantisce libertà e autonomia. È accettato ovunque, non dipende da connessioni internet o infrastrutture, e protegge i cittadini nei momenti di crisi. Le banconote sono, ancora oggi, l’unico vero strumento di pagamento universale.

    Una questione di indipendenza economica

    La spinta verso la digitalizzazione totale è stata promossa da banche e colossi tecnologici, ma oggi si scontra con la realtà. I cittadini chiedono maggiore sicurezza e controllo sui propri soldi. E il contante diventa un simbolo di resistenza a un sistema troppo centralizzato e vulnerabile.

    Il ritorno al contante è un segnale

    L’esperienza di Svezia e Norvegia dimostra che nessuna società, per quanto avanzata, può rinunciare del tutto al contante. Il futuro dei pagamenti sarà forse ibrido, ma una cosa è certa: eliminare le alternative espone a rischi reali. In un mondo instabile, avere più opzioni non è un lusso, ma una necessità.

    La storia del fallimento cashless in Svezia e Norvegia ci riguarda da vicino. È tempo di chiederci: siamo davvero pronti a rinunciare alla nostra indipendenza economica?





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