Italia
Mafia, Giuseppe Fidanzati arrestato mentre si costituiva
Nei giorni scorsi era stato arrestato anche Paolo Aurelio Errante Parrino pure coinvolto nella stessa operazione antimafia
Redazione3 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Voghera – Si stava andando a costituire. Giuseppe Fidanzati 53anni, figlio del defunto Gaetano, boss di Cosa nostra già a capo del mandamento dell’Acquasanta a Palermo è stato arrestato dai carabinieri appena fuori il carcere di Voghera, dove si stava andando a costituire. Fidanzati era coinvolto nell’ambito dell’operazione antimafia Hydra della pm della Dda Alessandra Cerreti sul cosiddetto «Sistema mafioso lombardo».

    Ad attenderlo i carabinieri del nucleo investigativo di Milano che hanno così eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale del Riesame di Milano, dopo che la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il provvedimento restrittivo in cui Fidanzati  è accusato di associazione di stampo mafioso.

    Fidanzati, ritenuto un narcotrafficante che sarebbe stato al vertice per conto di Cosa Nostra della presunta «alleanza» con affiliati anche alla ‘ndrangheta e alla camorra, è coinvolto nel blitz che ha visto finire in cella anche Paolo Aurelio Errante Parrino, cugino di Matteo Messina Denaro.

    Chi è Paolo Aurelio Errante Parrino

    Paolo Aurelio Errante Parrino, 77 anni, è stato arrestato nel pomeriggio di lunedì 27 gennaio, è considerato il referente degli uomini di Matteo Messina Denaro in Lombardia. È cugino del padrino deceduto.

    La Cassazione ha respinto anche il suo ricorso contro la decisione del Riesame sull’indagine Hydra, rendendo esecutivo il provvedimento di carcerazione. Al momento dell’arresto stava entrando all’ospedale di Magenta.

    Paolo Errante Parrino, nato a Castelvetrano da anni residente ad Abbiategrasso. Sarebbe un uomo chiave, ma lui ha sempre negato ogni suo coinvolgimento sostenendo di essere un pensionato.

    Gli investigatori avevano ricostruito una stagione di contatti e incontri.

    Alcuni furono definiti summit. Il 05 marzo 2017 a Peschiera Borromeo si sono dati appuntamento Giuseppe Fidanzati e l’avvocato Antonio Messina. Il primo è figlio di Gaetano, boss deceduto del rione Acquasanta di Palermo, ed ha scontato una lunga condanna per droga. Anche il secondo, massone, è stato condannato per traffico internazionale di droga. Nei loro dialoghi facevano riferimento ad un “ragazzo” di Castelvetrano, identificato in Francesco Guttadauro, nipote del cuore di Matteo Messina Denaro.

    In particolare, Fidanzati ricordava di un incontro avvenuto alla stazione di Trapani con “Iddu” (lui ndr) che si era fatto accompagnare a bordo di una Mercedes da un certo “Mimmu”. Non è chiaro se “Iddu” sia riferito a Guttadauro o, come invece sospettarono gli investigatori, a Messina Denaro.

    Discutevano di affari da sviluppare in zona. Nella bassa provincia milanese, tra Legnano e Abbiategrasso, si è insediata da anni una comunità di castelvetranesi, fra cui Paolo Errante Parrino. Facevano capo ad un’associazione che ufficialmente organizzava eventi e attività ludiche ed era presieduta dall’avvocato Giovanni Bosco deceduto per un malore all’ospedale di Magenta lo scorso anno. Era tra i quattro arrestati nell’inchiesta milanese su un sistema di bancarotte, frodi fiscali e riciclaggio. La moglie di Errante Parrino è Antonina Bosco. I Bosco sono cugini di Gaspare Como, sposato con Bice, una delle sorelle dell’ex latitante morto dopo l’arresto.

    Nel marzo 2021 ci fu un lutto a casa Messina Denaro. Gaspare Allegra, 37 anni, figlio della sorella del padrino, Giovanna, e di Rosario morì durante una gita sul monte Grisone, sul lago di Como. Faceva l’avvocato e collaborava con lo studio legale di Bosco.

    Nel portafogli dello zio Matteo, il giorno dell’arresto davanti alla clinica “La Maddalena di Palermo”, c’era una foto del nipote deceduto. Errante Parrino prima organizzò la camera ardente e il trasferimento della salma a Castelvetrano, poi venne in Sicilia. “Sto facendo il mio dovere”, rispondeva così Errante Parrino a chi lo ringraziava.

    Il 30 novembre successivo sul telefonino di Errante Parrino furono inviati via Whatsapp i documenti di Vito Panicola, figlio di Vincenzo e di un’altra sorella di Matteo Messina Denaro, Patrizia. Il giovane cercava lavoro e voleva trasferirsi a Vigevano (la città dove era detenuta la madre).

    Entrambi i genitori sono stati condannati per mafia, la donna è ancora in carcere. Finirà di scontare la pena fra un paio di anni. Le trasferte di Errante Parrino a Castelvetrano si sono ripetute. Faceva visita alle sorelle, ma anche alla madre del latitante Lorenza Santangelo.

    Nel 2021 ci fu un duro scontro fra Gioacchino Amico e i Pace di Trapani, inseriti, secondo la Procura di Milano, nel “sistema illecito degli affari”. Questioni di investimenti e di soldi mai restituiti. Per dirimere la faccenda sarebbe stato chiesto l’intervento di Matteo Messina Denaro.

    L’ambasciata sarebbe arrivata tramite Paolo Errante Parrino e l’avvocato Messina, monitorato durante una serie di incontri al bar San Vito, si trova a pochi metri dall’ultimo covo del latitane a Campobello di Mazara.

    “Gli incontri, soprattutto quelli ai quali ha partecipato Antonio Messina, a pochi metri dal covo assumono dopo la sua cattura – annotarono gli investigatori – un rilievo investigativo di primo piano, anche alla luce delle pregresse acquisizioni tecniche, che confermano come Matteo Messina Denaro fosse informato circa le operazioni finanziarie gestite dal sistema mafioso lombardo, tramite Paolo Errante Parrino”.

     

     




  • Custonaci
    Mafia, oltre 70 anni di carcere inflitti a 10 imputati
    Cosa nostra riorganizzata a Custonaci, condanne severe
    Rino Giacalone24 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Condanne operazione antimafia Scialandro Cronaca

    Custonaci –  E’ stata pronunciata poco fa la sentenza al termine del processo svoltosi col rito abbreviato dinanzi al gup del Tribunale di Palermo e dove erano imputati alcuni degli indagati coinvolti nell’operazione antimafia denominata “Scialandro”, scaturita dall’operazione congiunta di Dia, Polizia e Carabinieri che nell’ottobre 2023 portò ad arresti e avvisi di garanzia, fra Paceco, Custonaci, Valderice e Trapani, per associazione mafiosa, estorsione e intestazione fittizia di beni.

    Comune di Custonaci parte civile:

    Il Comune di Custonaci è stato l’unica amministrazione ammessa come parte civile, considerato anche che il cuore dell’indagine ha riguardato proprio questo territorio, dove Cosa nostra aveva rimesso in piedi la propria organizzazione. Tra i condannati Giuseppe Costa, ha avuto inflitti 4 anni e 10 mesi, personaggio già condannato anche per aver partecipato al sequestro del piccolo Giuseppe Di Matteo, poi ucciso per vendetta contro il padre , tra i più importanti collaboratori di giustizia nel far sgominare il clan corleonese. Queste le altre condanne, per oltre 70 anni di carcere: Gaetano Barone di Valderice, 7 anni e 4 mesi, Santo Costa, 7 anni e 4 mesi, Luigi Grispo di Erice, 4 anni e 4 mesi, l’ex vice-sindaco di Custonaci, Carlo Guarano, 8 anni e 4 mesi, Andrea Internicola, 2 anni, il custonacese Paolo Magro, 8 anni, Giuseppe Maltese e Vito Manzo, 8 anni, e Roberto Melita, 8 anni e 4mesi.




  • Siracusa
    Siracusa, operazione antimafia della polizia, 22 le misure cautelari [VIDEO]
    Nelle prossime ore si terrà presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Catania
    Redazione24 Gennaio 2025 - Cronaca
  • arresti a siracusa Cronaca

    Siracusa – Nelle prime ore di stamane, agenti della Polizia di Stato hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di 22 soggetti.

    Contestati diversi reati

    A oro vengono contestati a vario titolo, i reati di: associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti con l’aggravante di cui all’art. 416 bis 1 del codice penale, detenzione, porto illegale di armi da sparo con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa e ricettazione.





  • Marsala
    Mafia. Torna libero il marsalese Giovanni Piccione
    Era rimasto coinvolto nel blitz della guardia di finanza tra Mazara e Marsala
    Redazione8 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Marsala – Torna libero il 57enne marsalese Giovanni Piccione, che era agli arresti domiciliari con l’accusa di concorso in associazione mafiosa. Si tratta di un altro degli arrestati nel blitz antimafia effettuato dalla guardia di finanza di Palermo  coordinati dalla Dda, condotta tra Mazara e Marsala.

    Accolta dal Tribunale del Riesame di Palermo l’istanza della difesa. Legale di Piccione è l’avvocato Vito Cimiotta. Anche in questo caso l’ordinanza di custodia cautelare è stata annullata per “mancanza dei gravi indizi di colpevolezza”.

    Secondo gli inquirenti, Giovanni Piccione, insieme al 46enne Massimo Antonio Sfraga (anche lui ai domiciliari), nel 2021 avrebbe aiutato Pietro e Domenico Centonze, padre e figlio (il primo è ai domiciliari e il secondo in carcere), “ad assicurare il prodotto e il profitto dei delitti di cui agli artt. 353 e 629 (turbata libertà degli incanti ed estorsione, ndr) di cui ai capi 3) e 4)”. E cioè la vicenda della presunta contestata turbativa d’asta al tribunale di Marsala per la vendita giudiziaria di un bene immobile della fallita ditta “Orto Verde di Giuseppe Alberto Argano”. L’immobile è nelle campagne tra Mazara e Petrosino e alcuni offerenti sarebbero stati allontanati con “minaccia, doni, promesse”. Ai capi 3) e 4) sono indagati Pietro e Domenico Centonze, padre e figlio, il 56enne Pietro Centonze, cugino di Domenico, il mazarese Alessandro Messina, i marsalesi Michele Marino, Giovanni Antonino Bilello, Giancarlo Angileri e Gaspare Tumbarello. Tutti accusati di turbata libertà degli incanti, mentre di estorsione devono rispondere Pietro Centonze, classe 1950, con il figlio Domenico e Michele Marino. A tutti, naturalmente, viene contestata l’aggravante di avere commesso i reati avvalendosi della forza intimidatoria della mafia e per agevolare Cosa Nostra.

    Sono otto al momento con Giovanni Piccione, le misure cautelari annullate dal Riesame su richiesta delle difese. In libertà erano tornati nel frattempo tre dei sette che erano finiti in carcere e quattro dei dieci posti ai domiciliari. Per un altro indagato, è stato annullato l’obbligo di dimora nel comune di residenza. A lasciare il carcere sono stati i mazaresi Luigi Prenci, di 54 anni, imprenditore, difeso dagli avvocati Giuseppe Pinta e Antonio Maria Quaranta, e Aurelio Anzelmo, di 39, nonché il 56enne marsalese Pietro Centonze, difeso dagli avvocati Massimiliano Pasquale Tranchida e Raffaele Bonsignore. Per Prenci e Centonze accolto il riesame per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso.

    I domiciliari sono stati, annullati per il 27enne mazarese Giuseppe Prenci, figlio di Luigi Prenci, difeso da Luisa Calamia e Graziana Fiorino, e per i marsalesi Giancarlo Nicolò Angileri, di 60 anni, difeso da Antonina Bonafede, e Antonino Giovanni Bilello, di 61. E’ stata annullata, inoltre, la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza per il 63enne Lorenzo Buscaino, difeso da Walter Marino.

    L’operazione ha smantellato il controllo mafioso delle aree rurali del versante sud del Trapanese, tra Mazara. Nell’indagine anche un episodio di turbativa d’asta ad una vendita giudiziaria al tribunale di Marsala. In precedenza, il Riesame aveva confermato la custodia cautelare in carcere per il mazarese Ignazio Di Vita, di 52 anni. Dietro le sbarre, anche Pietro Burzotta, di 65 anni, Alessandro Messina, di 42, fratello del presunto “reggente” della “famiglia” mazarese Dario Messina, e Domenico Centonze. Agli arresti domiciliari, invece, lo scorso 16 dicembre, sono stati posti, oltre ad Angileri, Prenci jr, Bilello e Piccione, adesso in libertà, anche i mazaresi Paolo Apollo, di 74, e Vito Ferrantello, di 42, e i marsalesi Pietro Centonze, di 74 anni, Michele Marino, di 64, Massimo Antonio Sfraga, di 46, e Gaspare Tumbarello, di 48.




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