Carini – I finanzieri del comando provinciale hanno arrestato due palermitani e sequestrato una piantagione di cannabis indoor. I baschi verdi del Gruppo pronto impiego, in considerazione del sempre più preoccupante e crescente consumo di droghe soprattutto tra i giovanissimi, hanno intensificato l’attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti. Ed è in tale contesto che le fiamme gialle hanno individuato una villetta isolata nelle campagne di Carini con annesso un grande fabbricato.
L’immobile, si trova in una strada a senso unico piuttosto impervia tanto da non consentire non le attività di osservazione e controllo. “È stato così opportuno e fondamentale, per osservare e monitorare per qualche giorno ciò che accadeva nell’edificio, l’utilizzo di droni muniti di telecamere con i quali sono stati effettuati numerosi e rapidi sorvoli in tutta l’area con registrazioni video. L’attenta analisi delle immagini così acquisite, ha consentito di notare come, nonostante la villetta sembrasse disabitata, fossero invece presenti due impianti di condizionamento sempre in funzione, che servivano il locale di pertinenza”.
Ad confermare l’ipotesi investigativa sull’esistenza di un sistema necessario al mantenimento di piantagioni di cannabis che hanno bisogno di una temperatura costante, l’impiego di condizionatori in un fabbricato non utilizzato. “L’attività investigativa è proseguita con la ricerca del proprietario dell’immobile. Le risposte più significative, come ormai accade sempre più spesso, sono state ottenute dalla consultazione di alcuni profili social, grazie ai quali è stato possibile accertare come la villetta fosse nella disponibilità di un uomo diverso dal reale proprietario, circostanza poi confermata il giorno dell’intervento. Visti gli elementi acquisiti, i finanzieri hanno effettuato una perquisizione dell’immobile constatando come, in realtà, all’interno ci vivesse una persona con reali funzioni di custode e gestore”.
Grazie al fiuto dell’unità cinofila, il pastore tedesco Mindy, in un mobile della cucina del fabbricato principale è stato rinvenuto, all’interno di alcune buste, un chilo di marijuana già essiccata e pronta alla vendita. Nell’edificio adiacente, dove erano stati notati i condizionatori accesi, è stata scoperta una ingente piantagione indoor composta da 250 piante di cannabis in vasi dell’altezza di circa 1,60 metri ciascuna, mantenute nelle condizioni ottimali di temperatura e cresciute grazie alla predisposizione di un avanzato impianto di areazione, illuminazione e deumidificazione dell’ambiente.
Il custode della piantagione è stato arrestato in flagranza di reato ora si trova al Pagliarelli. L’immobile è stato sottoposto a sequestro preventivo e la piantagione estirpata per le successive analisi e distruzione. Dagli elementi acquisiti nel corso dell’attività investigativa sono emersi chiari indizi di colpevolezza anche a carico di un secondo uomo. Dall’analisi delle banche dati, nonché da quanto pubblicato sui social network dagli indagati, “era infatti evidente come vi fosse un ulteriore uomo, corresponsabile insieme al presunto custode – spiegano dalla guardia di finanza -. Entrambi avevano pubblicato numerose foto e video che li ritraevano all’interno dell’immobile. Visto che non c’èstata flagranza di reato, si è proceduto a denunciare a piede libero il secondo uomo”. Per lui sono scattati i domiciliari.
Il peso totale delle 250 piante di cannabis è di circa 75 chili che una volta essiccate avrebbero reso circa 25 chili di marijuana, che al prezzo di mercato attuale avrebbe fruttato ai due palermitani almeno 200 mila euro.
Trapani – Anche la seconda dei tre indagati a cui è stata applicata la misura cautelare nell’ambito dell’inchiesta sulle truffe a sfondo sessuale e reimpiego dei soldi in criptovalute e bitcoin, davanti al Gip del tribunale di Trapani, giudice Massimo Corleo, ha dichiarato di essere stata raggirata. Quindi anche lei come l’ex comandante dei vigili urbani di Castellammare del Golfo, Giuseppe Giordano sarebbe stata una delle vittime del vasto giro di truffe.
Cornelia Valentina Craparu, 45enne rumena residente a Piombino, in Toscana, ha risposto al Gip Corleo, facendo una ricostruzione abbastanza simile a quella del castellammarese Giordano. Quest’ultimo, dopo l’interrogatorio, è stato scarcerato e sottoposto soltanto all’obbligo di dimora nella cittadina del Golfo. Anche il legale della 45enne, l’avvocato Gabriella Fusco, attende una risposta positiva dal Gip di Trapani alla sua richiesta di alleggerimento della misura cautelare o di remissione in libertà.
Intanto proseguono le indagini. Gli inquirenti stanno ancora lavorando sulle schede telefoniche e sulle carte prepagate degli indagati. Molto probabile che i legali di Giordano e Capraru, per dimostrare che i loro assistiti siano vittime piuttosto che aguzzini, predispongano l’intervento di esperti informatici.
L’operazione dei carabinieri, oltre all’ex comandante della polizia municipale di Castellammare del Golfo e alla donna rumena residente a Piombino, ha coinvolto altre sette persone, raggiunte da avviso di garanzia. Tutti sono accusati a vario titolo di: estorsione, truffa, diffusione illecita di immagini e video sessualmente espliciti, riciclaggio e impiego di denaro di provenienza illecita.
Un’organizzazione internazionale quella scoperta dagli investigatori dei carabinieri che coinvolgeva italiani e stranieri. Alcuni degli indagati infatti, tranne qualcuno, risiedono in Costa D’Avorio. L’addescamento delle vittime avveniva in rete, tra i social, le vittime quasi sempre gente che si trovava in particolari condizioni economiche o affettive che poi venivano puntualmente ricattate.
Articolato il sistema delle truffe messo in atto da queste dall’organizzazione con a capo non solo uomini ma anche donne. Più di cento le truffe accertate in tutta Italia e anche all’estero. Determinante per la ricostruzione degli episodi contestati, il contributo della componente specializzata dell’Arma. La Sezione Criptovalute dei carabinieri, che ha permesso di ricostruire come gli indagati, operando online da terminali ricadenti nelle province di Trapani, Livorno e Cosenza sarebbero stati in grado di commettere estorsioni e truffe. Un giro di affari illeciti che ammonterebbe a oltre due milioni di euro. Le vittime venivano agganciate sulla chat di social poi riagganciati su altre chat private. Insomma un sistema vorticoso che ha fruttato parecchio agli organizzatori. E le indagini non si sono cocluse.
Catania – Maxi operazione nazionale, coordinata dalla procura distrettuale di Catania e condotta dalla polizia, contro lo sfruttamento sessuale dei minori online. Si tratta di una tra le più vaste azioni compiute a oggi in Italia. Oltre 500 operatori della polizia postale hanno eseguito oltre 100 perquisizioni nei confronti di altrettanti indagati e arrestato 34 persone. L’operazione è stata denominata ‘Hello’.
Gli arrestati risiedono nelle province di Catania, Siracusa, Agrigento, Napoli, Pescara, Foggia, Roma, Latina, Milano, Brescia, Firenze, Reggio Calabria. E ancora: Cosenza, Pordenone, Lecce, Viterbo, Avellino, Barletta-Andria-Trani, Frosinone, Varese, Vicenza, Cagliari.
Le perquisizioni sono state eseguite nelle città di Agrigento, Arezzo, Avellino, Bari, Bergamo, Bologna, Brescia, Cagliari, Caltanissetta, Caserta, Catania. E ancora: Chieti, Como, Cosenza, Cremona, Firenze, Foggia, Frosinone, Genova, Latina, Lecce, Livorno, Mantova, Massa Carrara, Messina, Milano, Modena, Monza Brianza.
E poi: Napoli, Oristano, Palermo, Parma, Pesaro, Pescara, Pisa, Pistoia, Pordenone, Potenza, Ragusa, Ravenna, Reggio Calabria, Rimini, Roma, Salerno, Savona, Siracusa, Sondrio, Sud Sardegna, Taranto, Torino, Trapani, Treviso, Varese, Verona, Vicenza e Viterbo.
Catania – Oltre al deputato regionale Giuseppe Castiglione nel blitz antimafia “Mercurio” compaiono anche un sindaco e consiglieri. Il nome del deputato è nell’elenco dei 19 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Secondo gli inquirenti, sarebbero tutti affiliati al sodalizio mafioso Santapaola-Ercolano.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere riguarda i seguenti indagati. BERGAMO Antonino. BONACCORSO Emanuele. BUCOLO Rosario. CASTIGLIONE Giuseppe (cl.79). COCO Giuseppe. DELLA VITA Antonino. DI BENEDETTO Antonio. Ed ancora: DI GAETANO Domenico. DI GAETANO Pierpaolo Luca. FRESTA Vincenzo. FORNARO Salvatore. MARCHESE Matteo. MARLETTA Ernesto. MARLETTA Rosario. MENDOLIA Salvatore. MIRABELLA Salvatore. MISSALE Santo. RIZZO Vincenzo. VITALE Nunzio.
Sono gravemente indiziati, con 15 diversi capi d’imputazione, dei reati di “associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori”.
Per gli inquirenti, sarebbero tutti affiliati al sodalizio mafioso Santapaola-Ercolano. E sono gravemente indiziati, con 15 diversi capi d’imputazione, dei reati di “associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori”.
Sono due le società coinvolte e sequestrate: la Società Nicotra Biagio Alessio e le Onoranze Funebri San Marco, valore oltre 300 mila euro.
Al centro deelle attività investigatire del Ros, le Regionali del 2022 e le ultime amministrative di Misterbianco e Ramacca. C’è anche un altro politico che è finito dietro le sbarre: è il consigliere comunale Matteo Marchese.
Catania – Eseguite nel corso della notte 19 misure cautelari nel corso del blitz denominato “Mercurio” – condotto dai carabinieri del Ros contro Cosa nostra catanese tra le province di Catania e Siracusa.
L’ordinanza ha coinvolto anche il deputato regionale Giuseppe Castiglione. Il capogruppo del movimento Popolari e autonomisti è tra i destinatari del provvedimento cautelare del blitz dei Ros contro Cosa nostra etnea. Eletto nel novembre del 2022 ha ricoperto ruoli in commissione regionale Antimafia e nelle commissioni Affari istituzionali e Attività produttive. Prima di essere eletto all’Ars era stato eletto al consiglio comunale di Catania, di cui era presidente d’Aula.
I reati ipotizzati sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e scambio elettorale politico mafioso. I militari specificano che sono invischiati anche “rappresentanti istituzionali. Ulteriori particolari verrano resi noti nel corso della mattinata”.
In corso di esecuzione anche un decreto di sequestro preventivo di aziende e beni per un valore di 1 milione di euro. Il provvedimento è eseguito dal Ros con il supporto in fase esecutiva del Comando provinciale Carabinieri di Catania, dello squadrone eliportato Cacciatori Sicilia e del XII nucleo elicotteri dell’Arma, che hanno garantito il presidio del territorio e il coordinamento logistico durante le operazioni.
L’inchiesta rappresenta un ulteriore duro colpo al sistema mafioso radicato nel territorio etneo, evidenziando il costante impegno delle forze dell’ordine e della magistratura nella lotta alla criminalità organizzata. Le indagini proseguono per delineare i collegamenti tra i clan e individuare eventuali ulteriori ramificazioni dell’organizzazione mafiosa.
Tra i filoni dell’inchiesta che ha portato ieri all’emissione di sei misure cautelari, uno riguarda un investimento, che gli investigatori attribuiscono a Matteo Messina Denaro. La vicenda del terreno risale al 2021 quando Melchiorre Saladino si presentò da Pietro Bologna, uno degli arrestati. Ma chi è Saladino? In passato è stato assolto dall’accusa di corruzione aggravata dall’avere agevolato Cosa Nostra, ma gli sono stati sequestrati dei beni tra cui un’impresa di costruzione. Da quanto si apprende ora Saladino si presentò come “quello di Salemi arrestato per il fatto delle pale eoliche”. L’imprenditore vero era stato coinvolto in un’indagine e poi assolto per l’inutilizzabilità delle intercettazioni. Ma a suo carico c’è pure una condanna irrevocabile per rivelazione di segreto d’ufficio con l’aggravante di avere agevolato Cosa Nostra.
A Giuseppe Bologna (fratello di Pietro pure arrestato), Saladino diceva di essere “l’amico di Nino” che gli investigatori identificano in Antonino Sciortino, boss detenuto. Nel corso della conversazione che riguardava 300 ettari di terreno da comprare, Saladino pronunciava una frase: “Io ho l’acquirente direttamente Messina Denaro… lui mi deve dire solo il prezzo”. E aggiungeva che si trattava di “gente che compra senza bisogno di altre linee… direttamente contanti”.
Ora c’è solo da appurare se veramente il boss allora latitante ed oggi deceduto, era veramente intenzionato a compare quel terreno, o se invece Saladino stava spendendo il nome di Messina Denaro per chiudere in fretta l’affare.
Ecco un riepilogo delle principali notizie del 18 febbraio 2025 riportate da TrapaniOggi.it
1. Blitz antimafia a Camporeale: sei arresti
I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale hanno eseguito sei arresti a Camporeale, colpendo la locale famiglia mafiosa. Nonostante il capo fosse già detenuto, riusciva a gestire gli affari illeciti grazie alla collaborazione di affiliati e familiari. Le attività criminali includevano il controllo sulla compravendita di bestiame e l’intervento in dispute private.
2. Incendio ad Alcamo: anziana salvata dai Vigili del Fuoco
Un incendio è divampato in un appartamento di via Papa Leone XIII ad Alcamo. I Vigili del Fuoco sono intervenuti tempestivamente, salvando una donna di 80 anni che presentava sintomi di intossicazione da fumo. La donna è stata trasportata all’ospedale Civico di Partinico, dove è ricoverata in prognosi riservata.
3. Nomina del nuovo direttore generale dello IACP di Trapani
Francesco Guarano è stato nominato direttore generale dell’Istituto Autonomo Case Popolari (IACP) di Trapani. Già dirigente dell’Area Finanziaria dell’ente, Guarano assumerà l’incarico per un periodo di tre anni, come deciso dal commissario straordinario Maurizio Norrito.
4. Denunciati 13 tifosi ad Agrigento per disordini durante la partita Licata-Sancataldese
La Polizia di Agrigento ha denunciato 13 tifosi in seguito ai disordini avvenuti durante la partita Licata-Sancataldese del 5 gennaio. Le accuse includono il lancio di pietre e fumogeni, l’uso di spranghe e l’invasione di campo. Il questore ha emesso provvedimenti di Daspo, vietando l’accesso agli stadi per periodi tra 3 e 7 anni.
5. Almanacco del 18 febbraio 2025: eventi storici e previsioni
Il 18 febbraio la Chiesa commemora i Santi Massimo, Claudio, Prepedigna, Alessandro e Cuzia, martiri di Ostia. Tra i nati in questo giorno, Alessandro Volta (1745) e John Travolta (1954). Le previsioni meteo per Trapani indicano una giornata soleggiata con temperature tra 6°C e 17°C.
Per ulteriori dettagli e aggiornamenti, visita il sito ufficiale di TrapaniOggi.it.
Camporeale (Palermo) – Eseguiti dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Monreale sei arresti. Le misure di custodia cautelare in carcere sono state emesse dal gip di Palermo su su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, per associazione per delinquere di tipo mafioso.
Colpita la famiglia mafiosa di Camporeale il cui vertice, pur essendo già in carcere, sarebbe riuscito a mantenere saldamente il controllo del gruppo e la gestione degli affari illegali, grazie alla collaborazione di affiliati e familiari.
L’influenza mafiosa si sarebbe manifestata anche nella compravendita, a un prezzo imposto, di bovini e ovini destinati al macello. Inoltre, l’indagine ha permesso ai carabinieri di ricostruire casi nei quali anche semplici cittadini si sarebbero rivolti al clan per ottenere l’autorizzazione preventiva all’acquisto di fondi agricoli, al recupero di crediti da debitori insolventi e ancora per dirimere controversie sorte tra privati. Un potere di controllo anche nella gestione dei fondi agricoli nell’area camporealese, autorizzando o negando l’utilizzo di terreni per il pascolo. Un dipendente comunale, infine, avrebbe attestato falsamente il puntuale assolvimento da parte di due appartenenti alla locale famiglia mafiosa, degli obblighi derivanti dalla «messa alla prova».
Palermo – Il giorno dopo il maxi blitz antimafia di Palermo che ha portato all’arresto 180 affiliati alle cosche mafiose del palermitano, Gioacchino Veneziano, Segretario generale UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia ci va duro e alza la voce “sulla fragilità del sistema carcerario e sulla mancanza di risposte da parte delle istituzioni”.
Veneziano, sottolinea come ormai da anni il sindacato denunci le falle del sistema penitenziario, in particolare nei reparti di Alta Sicurezza, senza ricevere risposte adeguate da Politica e Amministrazione carceraria e porta un esempio pratico non solo delle incombenze a cui sono sottoposti gli agenti che prestano servizio nelle carceri, ma soprattutto della sproporzione di operatori rispetto a quelli messi in campo per arrestare i 180 affiliati.
“La sproporzione tra le forze impiegate nelle operazioni di arresto e quelle destinate alla gestione dei detenuti è impressionante”, afferma Veneziano. E poi prosegue: “Mentre i Carabinieri hanno impiegato oltre 1.000 unità per effettuare i blitz, la Polizia Penitenziaria, con appena 100 agenti, deve sorvegliare oltre 1.200 detenuti in regime di alta sicurezza nelle carceri di Agrigento, Augusta, Caltanissetta, Bicocca Catania, Messina, Pagliarelli Palermo, Siracusa e Trapani. Un divario che, secondo il sindacato, mette a rischio la sicurezza delle strutture e del personale e che evidenzia la mancanza di un’adeguata strategia di gestione del fenomeno mafioso dietro le sbarre”.
Secondo la UILPA, urge rafforzare le strutture carcerarie con investimenti strutturali e tecnologici, aumentare in modo straordinario gli organici della Polizia Penitenziaria e ripensare la geografia detentiva per evitare falle nel sistema.
“La lotta alla mafia non può fermarsi solo agli arresti – dice Veneziano – dopo l’azione della magistratura e delle forze dell’ordine, la battaglia deve continuare anche dentro le carceri. Eppure, il silenzio della politica e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria è sotto gli occhi di tutti”.
Palermo – Duro colpo alla mafia del palermitano. Nel corso di una maxi-operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo sono stati disposti i fermi e gli arresti di 181 persone, tra boss, «colonnelli», uomini d’onore, ed estortori di diversi «mandamenti» del capoluogo siciliano e della provincia.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dalla procuratrice aggiunta Marzia Sabella, ha svelato l’organigramma delle principali famiglie, gli affari dei clan e l’ennesimo tentativo di Cosa nostra di ricostituire la Cupola provinciale e di reagire alla dura repressione che negli ultimi anni ha portato in cella migliaia di persone.
In pratica le indagini hanno fatto scoprire che Cosa nostra si stava ricompattando senza troppo clamore. Torna in carcere il boss di Porta Nuova, Tommaso Lo Presti, scarcerato per fine pena. Aveva celebrato le nozze d’argento a San Domenico, dove c’è la tomba di Falcone. In carcere anche Francolino Spadaro. In una delle cinque indagini confluite nella maxi operazione antimafia di questa notte, gli investigatori dei carabinieri del comando provinciale hanno scoperto il nuovo sistema con il quale i boss si riunivano per riorganizzare la nuova commissione provinciale, azzerata già una volta con gli arresti di dicembre 2018. I capimafia in carcere e quelli ancora liberi utilizzavano telefonini di ultima generazione con particolari software criptati per i summit fra mandamenti. Applicazioni di comunicazione con sistemi di crittografia avanzatissimi e difficilmente intercettabili.
L’operazione, che ha interessato anche altre città italiane, puntava a «disarticolare i mandamenti mafiosi della città di Palermo e provincia, in particolare quelli di “Porta Nuova”, “Pagliarelli”, “Tommaso Natale – San Lorenzo, “Santa Maria del Gesù” e “Bagheria”». Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsioni, consumate o tentate, aggravate dal metodo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, favoreggiamento personale, reati in materia di armi, contro il patrimonio, la persona, esercizio abusivo del gioco d’azzardo, e altro.
I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa prevista per le 10.
Articolo in aggiornamento.