Trapani – Gli ultimi arresti effettuati dai carabinieri della Compagnia di Trapani, in manette sono finiti due pregiudicati calabresi che trasportavano 3 chili e mezzo di cocaina, destinata alla piazza trapanese, confermano che l’asse Calabria-Trapani continua ad essere più forte di prima. Da oltre lo Stretto non si ferma il fiume di cocaina destinata a rifornire le piazze di spaccio di Palermo e soprattutto di Trapani. La droga viaggia nascosta dietro la targa di un camion o all’interno del serbatoio di carburante di un auto che trasporta una famiglia con bimbi piccoli al seguito, dentro una ambulanza come nel periodo del covid, o dentro un bagagliaio di insospettali ma anche di pregiudicati come nell’ultimo caso.
Droga verso la Sicilia e in cambio tanti soldi che fanno il percorso inverso all’interno di valige piene di mazzette di denaro. Un traffico per le organizzazioni criminali oltre lo Stretto più che fiorente che non sembra destinato a diminuire ma che anzi, e questo nonostante l’attenzione delle forze dell’ordine, vede crescere i propri volumi di affari.
Carabinieri, polizia, guardia di finanza, da tempo monitorano le due sponde da dove parte la droga per tutti i gusti e per tutte le tasche, segno che la domanda ormai si è fatta “interessante e variegata”. Un giro vorticoso di offerta e domanda che sicuramente agisce all’ombra di mafia e ‘ndrangheta.
Lo dimostrano alcune delle più grosse inchieste messe effettuate in questi anni dalla Dda di Palermo e che hanno interessato la provincia di Trapani.
Hashish, cocaina, crack, eroina, marijuana ed ancora le nuove droghe. L’offerta a disposizione è vasta, così come purtroppo anche la domanda che coinvolge sempre più minorenni in questa provincia. E dietro tutto questo l’ombra della ‘Ndragheta e di Cosa nostra, insieme ancora una volta per portare avanti i loro affari illeciti. Un asse da e per la Calabria che continua ancora a essere forte quasi a compensare le perdite subite.
L’impegno costante delle forze dell’ordine sta rendendo difficile l’attività illegale delle organizzazioni esistenti sul territorio ma fornisce anche un dato drammatico l’aumento della domanda di droga e questo a causa dell’evolversi di un mercato diventato sempre più liquido e “on demand”.
La cocaina, per esempio la puoi acquistare ovunque: in discoteca, nei bar, negli appartamenti o, come abbiamo visto, facendosela portare direttamente da uno spacciatore: basta uno smartphone. La droga arriva marchiata. Sappiamo che la marchiatura dei panetti di droga non è riconducibile a un mero esercizio artistico ma, per gli investigatori, sarebbe anche legato alla volontà di rendere evidente il grado di qualità della droga. Del resto l’applicazione di logo e simboli impressi sui panetti è nata per rendere riconoscibili le partite di stupefacente. A subire questo bizzarro processo di commercializzazione è indifferentemente cocaina o hashish. L’idea è che il consumatore possa associare un determinato simbolo così da poterla identificare meglio e raccomandarla anche su internet.
Trapani – Sono 16 le persone finite indagate nell’ambito di una operazione portata a termine dalla squadra mobile di Trapani e coordinata dalla Procura della Repubblica. Scoperta unna rete di corruzione, favoritismi, estumulazioni sospette e persino furti sui cadaveri. Luogo dei misfatti il cimitero comunale di Trapani. Cinque le misure cautelari a finire in manette l’ex necroforo del cimitero e un suo fidato collaboratore, mentre è stato disposto il divieto di esercizio per tre note agenzie di onoranze funebri della città. In totale sono 16 le persone indagate.
Le accuse, sono di corruzione e concussione. Le indagini hanno evidenziato come il cimitero era diventato una sorta “feudo privato” a dettare legge il necroforo gestendo le tumulazioni e le estumulazioni a proprio piacimento. Accertati casi in cui alcuni i cittadini sarebbero stati costretti a pagare per ottenere una sepoltura rapida per i propri cari; in altri, avrebbero consapevolmente versato denaro per saltare le lunghe attese. In entrambi i casi, l’arrestato pretendeva il suo compenso, definendolo “il caffè per il necroforo”.
Gli investigatori hanno documentato anche la gestione opaca dei loculi comunali: grazie a una discrezionale valutazione sullo stato di decomposizione dei corpi, l’ex necroforo riusciva a liberare loculi per poi “venderli” sottobanco. In almeno tre casi, secondo gli inquirenti, i parenti delle salme sarebbero stati spinti a pagare per sbloccare i tempi dell’estumulazione. E il sistema ormai ben oleato coinvolgeva anche imprese esterne: tre agenzie funebri trapanesi avrebbero goduto di una corsia preferenziale nella gestione dei servizi, ricevendo privilegi in cambio di percentuali sui guadagni. Dalle indagini viene fuori anche che l’ex necroforo avrebbe offerto a famiglie intenzionate a effettuare lavori nelle cappelle private l’opera di un muratore compiacente, promettendo risparmi grazie all’elusione delle imposte comunali. L’uomo è accusato anche di sciacallaggio: avrebbe sottratto monili in oro dalle salme e segnalato ad alcuni fiorai la presenza di fiori freschi appena deposti, che venivano sottratti e rivenduti.
Emerse 25 ipotesi di reato, di cui 10 episodi corruttivi, che coinvolgono anche un medico legale dell’Asp di Trapani, per il quale è stata disposta una perquisizione: per gli inquirenti, avrebbe redatto false attestazioni sulla decomposizione delle salme o omesso i controlli necessari, agevolando il sistema illecito. La gola profonda che ha fatto scattare l’indagine la segnalazione di un dirigente comunale nel luglio del 2023. nella segnalazione denunciava le attività ostruzionistiche dell’allora necroforo nei confronti della ditta regolarmente affidataria dei servizi. Segnalazione che ha permesso alla Procura di far luce su quanto accadeva da anni al cimitero.