Campobello di Mazara – Florinda Calcagno, la professoressa di matematica arrestata dagli investigatori che seguono le indagini sui favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, amante e – secondo l’accusa – favoreggiatrice della latitanza del capomafia, si pensa anche custode di molti dei segreti del boss oggi deceduto, non solo è moglie di Paolo De Santo, condannato per avere favorito alcuni mafiosi legati a Messina Denaro, ma è la nipote di Francesco Luppino, boss di Campobello e fedelissimo del latitante. Floriana Calcagno è anche la figlia di Rocco Calcagno. La moglie di Rocco Calcagno (oggi deceduto) è sorella della moglie di Francesco Luppino.
Come si legge nell’ordinanza del Gip Serio in sede di dichiarazioni la CALCAGNO riferiva che “Come mi ricorda la S.V. LUPPINO Francesco è effettivamente mio zio, ma da quando sono accaduti i fatti relativi al processo che ha coinvolto mio marito non ho più avuto rapporti né con lui né con la sua famiglia”. “Ebbene – si legge ancora nell’ordinanza – plurime risultanze acquisite anche in altri procedimenti hanno dimostrato che ella non ha mai interrotto i legami con la famiglia di sangue a cui appartiene ed anzi successivamentee ben oltre all’arresto del marito, la stessa si è recata numerose volte presso l’abitazione dello zio LUPPINO Francesco. Ed invero, come ricordato in premessa, il marito De Santo Paolo veniva sottoposto a fermo il 22 febbraio 2019”. “Ciò posto, emerge dagli esiti del servizio di videosorveglianza effettuato nei pressi dell’abitazione del capo mafia di Campobello di Mazara, LUPPINO Francesco, che dal 23 maggio 2019 al 16 gennaio 2022, la CALCAGNO si era recata ripetutamente presso l’abitazione dello zio LUPPINO Francesco. La verifica dei colloqui carcerari intrattenuti da LUPPINO Francesco con i propri familiari consentiva altresì di affermare che i rapporti tra le famiglie CALCAGNO e LUPPINO risultavano essersi sviluppati, negli anni, senza soluzione di continuità, principalmente per il tramite delle due sorelle CATALDO Lea (moglie di LUPPINO Francesco) e CATALDO Vincenza (moglie del defunto CALCAGNO Rocco).
Floriana Calcagno è cugina di secondo grado di Giuseppe Calcagno “pure lui condannato per 416 bis c.p. in stretto contatto con il reggente del mandamento di Mazara del Vallo, Vito Gondola e partecipe al circuito di comunicazioni finalizzate alla veicolazione della riservata corrispondenza con MESSINA DENARO”.
Su Luppino in atto in carcere, Andrea Bonaccorso, mafioso pentito di Brancaccio, raccontò che il 5 novembre 2007 stava raggiungendo a bordo di una Panda di colore verde Salvatore Lo Piccolo a Giardinello. Quel giorno il boss di San Lorenzo fu arrestato con il figlio Sandro, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. Nella Panda con Luppino c’erano altre persone, pare ci fosse anche Messina Denaro, quando il gruppo si accorsero di un elicottero che sorvolare la zona però si allontanò. A dire a Bonnaccorso che sulla macchinna c’era il boss di Castelvetrano fu Pino Scaduto, boss di Bagheria.
Panda verde fu intercettata da altri investigatori che seguivano Luppino e la seguirono fino a Castelvetrano dove due uomini, così c’era scritto nei rapporti di allora, la parcheggiarono in un magazzino-officina per poi allontanarsi a piedi. Furono prelevate delle impronte, ma non bastarono a stabilire con certezza chi fosse l’uomo assieme a Luppino. La presenza di Messina Denaro non è stata mai confermata. Fra gli investigatori, c’è chi ha sempre ritenuto che per prudenza Messina non sarebbe andato a incontrare un altro super ricercato. Quell’officina dove fu posteggiata l’auto era di Rocco Calcagno, il padre di Floriana.
Palermo – Notificato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo l’avviso di conclusione indagini preliminari ai sedici indagati coinvolti nell’operazione antimafia che ha interessato il territorio tra Marsala e Mazara del Vallo. Sette in carcere, 10 ai domiciliari e 1 con obbligo di dimora: questo era stato il bilancio del blitz antimafia condotto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia. Le indagini hanno smantellato una rete mafiosa radicata nel territorio di Mazara del Vallo, rivelando un sistema di controllo economico e criminale orchestrato dal mandamento locale di Cosa Nostra.
Ecco i nomi degli indagati e i reati contestati
Il controllo mafioso del territorio
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, hanno svelato le dinamiche illecite della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, documentando l’ascesa di un individuo attivo nel settore dell’allevamento ovino. Questo soggetto, considerato il braccio operativo del capo mandamento (attualmente detenuto), è diventato una figura di riferimento per le attività criminali dell’organizzazione, tra cui la riscossione di crediti, la risoluzione di controversie e la gestione di un traffico di stupefacenti tra Palermo e il territorio trapanese.
Le investigazioni hanno inoltre rivelato il potere di controllo economico esercitato dalla mafia tramite la gestione delle aste fallimentari e delle aree di pascolo, con episodi documentati di violenza in caso di mancato rispetto degli accordi.
Un altro elemento chiave dell’inchiesta riguarda un noto imprenditore mazarese che, grazie al sostegno della mafia locale sin dalla metà degli anni 2000, ha costruito una rete capillare di supermercati e ampliato i propri affari in diversi settori. In cambio, l’imprenditore avrebbe garantito:
l’assunzione di affiliati e loro parenti; sostegni finanziari per l’avvio di nuove attività; l’acquisto di beni all’asta riconducibili alla mafia, restituendoli così nella disponibilità dei soggetti coinvolti.
L’operazione, che ha coinvolto oltre 150 finanzieri, è un duro colpo al sistema mafioso e testimonia l’impegno della Guardia di Finanza, su delega della D.D.A., nel contrastare ogni infiltrazione criminale nell’economia locale. L’obiettivo è tutelare la legalità e garantire condizioni di competitività economica sul territorio
Messina – Blitz antimafia stamane dei Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e dei Finanzieri dei Comandi Provinciali di Catania e Messina, 39 le persone indagate a vario titolo.
Una vasta operazione è stata eseguita nelle Province di Messina e Catania, con l’esecuzione di misure cautelari emesse dai Gip dei Tribunali del capoluogo peloritano e di quello etneo, su richiesta delle rispettive Procure, nei confronti 39 persone, a vario titolo indagate, per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al narcotraffico, numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti – tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale poiché commessi con metodo mafioso o con il fine di agevolare il clan “CAPPELLO-CINTORINO” – e trasferimento fraudolento di valori.
Le due ordinanze sono il risultato dello stretto coordinamento investigativo attuato tra gli Uffici Giudiziari di Catania e di Messina, sotto la supervisione della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, al fine di monitorare più efficacemente le persistenti attività, anche di sfruttamento economico del territorio, proprie dei citati clan per effetto delle cointeressenze nei territori “di confine” delle due province.
I particolari dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta alle ore 10:30, presso il Palazzo di Giustizia di Messina (via Tommaso Cannizzaro).