Roma – Un incontro atteso da mesi, che ha portato un po’ di sollievo a chi, dall’Italia, segue con apprensione la sorte di Alberto Trentini. L’ambasciatore d’Italia a Caracas, Giovanni De Vito, è riuscito ieri a visitare per la prima volta il cooperante italiano detenuto da quasi un anno in Venezuela. Con lui ha incontrato anche un altro connazionale, Mario Burlò, anch’egli in carcere con accuse pesanti. La notizia è stata riportata dall’agenzia ANSA.
Il colloquio è durato circa mezz’ora. Trentini e Burlò hanno rassicurato di essere in buona salute: mangiano regolarmente, hanno un’ora d’aria ogni giorno e raccontano di ricevere un trattamento corretto da parte delle guardie penitenziarie. L’ambasciatore ha portato loro beni di prima necessità e, soprattutto, lettere delle famiglie: parole scritte a mano che, tra le mura del carcere, valgono più di qualsiasi altra cosa.
I due italiani sono stati presentati davanti all’autorità giudiziaria insieme ad altri imputati. Le accuse, pesanti: terrorismo e cospirazione. Una vicenda intricata, che si trascina ormai da mesi e che li tiene lontani dai propri affetti e dalla vita di tutti i giorni.
Dal carcere venezuelano è arrivato un messaggio chiaro: “Stiamo bene”. Parole semplici, che però danno forza alle famiglie e accendono una luce di speranza. L’Italia continuerà a seguire da vicino il caso, nella speranza che presto si possa parlare di libertà e ritorno a casa.