Trapani
“Era politica clientelare…giammai una violazione di legge”
Processo Artemisia: la parola è alle difese
Rino Giacalone2 Marzo 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Trapani – Sono proseguite ieri le arringhe nell’aula del Tribunale di Trapani dove è giunto al momento della discussione il processo scaturito dall’indagine dei Carabinieri del Reparto Operativo, denominata “Artemisia”. Nell’udienza di venerdì il pm Sara Morri ha concluso chiedendo le condanne per sedici dei diciassette imputati, per complessivi 155 anni di carcere. Subito dopo la parola è passata ai difensori che si sono cominciati ad alternare dinanzi al collegio presieduto dal giudice Franco Messina, a latere i giudici Bandiera e Cantone.

    Gli avvocati Roberto Tricoli e Massimiliano Miceli

    Oggi hanno concluso con una richiesta di assoluzione gli avvocati Roberto Tricoli e Massimiliano Miceli, difensori del commercialista Gaspare Magro, per il quale l’accusa ha chiesto otto anni per i reati di corruzione e di violazione della legge Anselmi, per la presunta partecipazione ad una associazione segreta. Magro avrebbe agito in accordo con il politico Giovanni Lo Sciuto, per l’accusa deus ex machina di un cerchio magico che avrebbe agito inquinando istituzioni e pubblica amministrazione, fin dentro l’aula parlamentare regionale dove sedeva da deputato, e con Paolo Genco, questi a capo di uno dei maggiori enti di formazione professionale, l’Anfe. Magro, che è risultato far parte della massoneria, dalla quale però poi si sarebbe allontanato, mettendosi come suol dirsi “in sonno”, auto sospeso insomma, avrebbe ottenuto anche l’incarico di componente del collegio dei revisori dei conti dell’Asp, in quota all’on. Lo Sciuto. Ma su questo punto l’arringa dell’avvocato Tricoli ha cercato di smontare la tesi d’accusa, evidenziando che quella nomina venne decisa dall’allora ministro della Sanità Lorenzin, e che risulta frutto dell’indicazione dell’allora senatrice Simona Vicari. Per Tricoli questo sarebbe già sufficiente per dimostrare l’assenza di intese tra Lo Sciuto e Magro: “in una intercettazione – ha evidenziato Tricoli – è possibile ascoltare Lo Sciuto che su questa nomina si sente scavalcato…se tra i due ci fosse stata intesa queste parole non le avremmo ascoltate”. L’avvocato Tricoli ha anche escluso rapporti di dipendenza tra Magro e l’Anfe, “svolgeva semmai incarichi di consulenza nemmeno direttamente affidati, ma semmai assegnati allo studio dove Magro lavorava”. Il difensore ha più volte sottolineato la stura professionale di Magro, “notoriamente apprezzata” e quindi “l’ingiusta accusa”. “Le risultanze processuali – ha aggiunto a sua volta l’avvocato Miceli – dicono altro – Mago si è sempre mosso nel rispetto della legge”. Sui comportamenti dell’on. Lo Sciuto che possono aver coinvolto Magro, Miceli ha riconosciuto che “si è potuto trattare di una politica clientelare, ma giammai una violazione di legge”. E infine sulla presunta partecipazione ad una associazione segreta, l’avv. Miceli ha ritenuto che “di segreto non c’era nulla e l’associazione creata da Lo Sciuto, esisteva grazie ad un atto finanche registrato all’agenzia delle Entrate”. I due difensori poi parecchio si sono soffermati sulle decisioni pregresse assunte durante l’istruttoria dal Tribunale del Riesame e dalla Cassazione, intervenuti sulla misura cautelare. modificandone il contenuto, ma su questo lo stesso pm aveva evidenziato che nello sviluppo delle indagini quelle decisioni non trovavano più sostegno.

    L’avvocato Paolo Paladino

    L’avvocato Paolo Paladino è a sua volta intervenuto, anche lui con una richiesta di assoluzione, sulla posizione dell’ex assessore comunale di Castelvetrano Luciano Perricone, per il quale l’accusa ha chiesto due anni e sei mesi per partecipazione ad associazione segreta. “L’istruttoria processuale – ha sostenuto l’avvocato Paladino – ha determinato la sottrazione di elementi d’accusa, siamo stati in presenza di una erosione continua delle prove fornite dal pm al Tribunale”. “Quelli con l’on. Lo Sciuto erano rapporti personali che non sfociavano in altro, l’associazione segreta presuppone la creazione di un contro potere, fattispecie che non investe il Perricone che si è sempre posto lontano da interferenze”. anzi, l’avvocato Paladino ha messo in evidenza l’azione politica di Perricone “che da consigliere comunale fu artefice dell’autoscioglimento del Consiglio comunale di Castelvetrano all’esplodere del cosiddetto caso Giambalvo”, il consigliere comunale finito indagato per suoi presunti rapporti con l’allora latitante Matteo Messina Denaro.

    L’avvocato Gianni Caracci

    Di debolezza dell’accusa ha parlato invece l’avvocato Gianni Caracci, difensore del poliziotto, in servizio alla Dia, Salvatore Virgilio, per il quale il pm ha chiesto la condanna a sette anni e sei mesi per i reati di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Dinanzi all’accusa che Virgilio sarebbe stata una “talpa”, l’avvocato Caracci ha chiesto l’assoluzione insistendo sulla “debolezza dell’accusa…le conversazioni smentiscono le colpe attribuite”.

    L’avvocato Maurizio Sinatra

    Ultimo a intervenire nell’udienza odierna è stato l’avvocato Maurizio Sinatra difensore di Giuseppe Angileri e Maria Luisa Mortillaro, per i quali il pm ha chiesto condanne rispettivamente a sette anni per il primo e due anni e una multa di 1500 euro per la seconda. Angileri è accusato di corruzione e truffa, quest’ultimo reato contestato anche alla Mortillaro. I due avrebbero avuto un ruolo nell’entourage dell’on. Lo Sciuto, di mezzo una docenza che la Mortillaro avrebbe dovuto avere nei corsi di formazione dell’Anfe e una assunzione (fittizia) come portaborse del politico quando era deputato all’Ars. “Non c’è stato alcuno scambio di utilità – ha sostenuto l’avvocato Sinatra – perché la Mortillaro non poteva essere assunta all’Anfe in quanto esclusa dall’elenco dei docenti e per questa ragione aveva intentato contenzioso contro l’assessorato regionale…la Mortillaro è estranea anche all’assunzione come portaborse, è provato che l’on. Lo Sciuto apponeva firme false e lo avrebbe fatto anche nel contratto di assunzione e nella successiva lettera di dimissione della Mortillaro”. Ancora l’avvocato Sinatra ha escluso che la sua assistita fosse a conoscenza di quella assunzione, “le uniche pezze giustificative sono rappresentate da un rimborso spese che l’ars ha elargito direttamente a Lo Sciuto e giammai alla Mortillaro, è notorio – ha proseguito – che i portaborse vengono pagati dal deputato e non attraverso la tesoreria del Parlamento”. A proposito dei soldi ricevuti da Angileri il legale ha evidenziato che si trattava di un rimborso che l’on. Lo Sciuto gli doveva per la organizzazione di conviviali a Marsala. “Se fosse vera la ricostruzione dell’accusa e cioè che quel denaro era legato all’assunzione come portaborse della Mortillaro, siamo in presenza per la prima volta di un pagamento anticipato, considerato che i soldi vengono consegnati a dieci giorni dalla data di assunzione, assunzione – ha ripetuto il legale – della quale Angileri e la Mortillaro non sapevano assolutamente nulla”.




  • Trapani
    “Lo Sciuto era il direttore d’orchestra”. Processo Artemisia: politica, affari e massoneria segreta, le conclusioni del pm Morri. Chieste condanne per 155 anni
    Per l'ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto sono stati chiesti 14 anni
    Rino Giacalone28 Febbraio 2025 - Cronaca



  • Bulgarella contro Tranchida Cronaca

    Trapani – L’atto finale del pm Sara Morri davanti al Tribunale presieduto dal giudice Messina , a latere i giudici Bandiera e Cantone. Dopo una minuziosa ricostruzione dei fatti oggetto del processo, riportati dentro una memoria di quasi mille pagine, l’accusa ha chiesto condanne per 155 anni di carcere. Il processo Artemisia ha messo in luce condotte di corruttela col fine di acquisire consenso elettorale. Questa la mira di Giovanni Lo Sciuto politico di lungo corso, deputato regionale alla corte del ministro Angelini Alfano , accusato anche di aver creato una sorta di loggia massonica segreta.

    Le richieste del Pm

    Per Lo Sciuto sono stati chiesti 14 anni. Nove anni per l’ex re della formazione professionale Paolo Genco, otto anni per Gaspare Magro, sei anni per l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, sette anni per Gaspare Angileri, due anni per Maria Luisa Mortillaro, sei anni e sei mesi per Isidoro Calcara, nove anni e sei mesi per l’ex coordinatore Inps Rosario Orlando, sei anni per Tommaso Geraci, due anni e sei mesi ciascuni per Vincenzo Chiofalo, Gaspare Berlino e Luciano Perricone. Otto anni sono stati chiesti per Vincenzo Passanante, sette anni e sei mesi per Salvatore Virgilio, sette anni per Vincenzo Giammarinaro, undici anni per Salvatore Giacobbe.

    Il quadro offerto quello dell’esistenza di una articolata associazione a delinquere e creazione di una associazione segreta. Tutti gli imputati avrebbero partecipato ad un sistema che agiva con la corruzione, e che puntava ad inquinare la politica.

    In aggiornamento




  • Campobello di Mazara
    Il tribunale di Marsala accoglie richiesta di giudizio abbreviato per Antonino e Vincenzo Luppino
    Processo fissato per il 9 aprile 2025
    Redazione19 Febbraio 2025 - Cronaca



  • Revoca misura Antonio Giancana Cronaca

    Campobello di Mazara – Il tribunale di Marsala accoglie la richiesta di giudizio abbreviato per Antonino e Vincenzo Luppino di Campobello di Mazara (figli di Giovanni arrestato il 16 gennaio 2023 con il boss Matteo Messina Denaro e già condannato a 9 anni). I due fratelli sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza della pena.

    Il processo è stato fissato per il 9 aprile 2025.

    I Luppino, secondo i pm della Dda di Palermo Piero Padova e Gianluca De Leo, avrebbero fornito a all’allora boss latitante Matteo Messina Denaro «un aiuto prezioso» per muoversi e spostarsi nel territorio in cui il boss negli ultimi periodi ha vissuto. I due indagati avevano presentato una prima istanza al gip di Palermo subordinando la scelta dell’abbreviato all’esame di alcuni testimoni, richiesta respinta dal giudice. Diversa la valutazione del tribunale di Marsala a cui i Luppino hanno reiterato la domanda.

    I due fratelli, dal 2018 al 2022, hanno abitato a pochi metri dall’ultimo covo del padrino a Campobello di Mazara, condividendo col padre Giovann, informazioni cruciali per la gestione della latitanza del capomafia.





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