Marsala – Nelle giornate del 21 aprile (Pasquetta), 25 aprile (Festa della Liberazione), 1 maggio (Festa del Lavoro) e 2 giugno (Festa della Repubblica), il cimitero comunale di Marsala sospenderà le sue attività ordinarie. Il provvedimento è stato disposto dal sindaco in accordo con gli operatori commerciali delle aree adiacenti al cimitero.
La decisione nasce dalla constatazione che, in occasione di queste festività civili e religiose, si registra una significativa diminuzione dell’afflusso di visitatori e, di conseguenza, anche della richiesta di servizi cimiteriali.
Nonostante la chiusura delle attività, saranno comunque garantiti i servizi essenziali:
la reperibilità del personale per eventuali emergenze,
e l’ingresso dei defunti nella camera mortuaria.
Una scelta organizzativa che permette di ottimizzare le risorse comunali e rispettare le esigenze operative durante giornate a bassa affluenza.
La sospensione delle attività non è una novità ma si inserisce in una prassi condivisa tra amministrazione e operatori del settore, che conferma la volontà di coordinare al meglio il funzionamento dei servizi pubblici con le esigenze concrete del territorio.
Per ulteriori aggiornamenti e comunicazioni ufficiali, si invita a consultare il sito istituzionale del Comune di Marsala.
Il 1° maggio 1947 a Portella della Ginestra, in Sicilia, la celebrazione della Festa dei Lavoratori si trasformò in un massacro. Contadini, donne e bambini si erano riuniti per festeggiare la vittoria del Blocco del Popolo alle elezioni regionali, ma furono colpiti a sangue freddo da un commando armato. Fu un attacco simbolico contro le rivendicazioni sociali e la democrazia appena nata. Un evento drammatico, ma troppo spesso dimenticato, che ha segnato profondamente la storia d’Italia.
Nel secondo dopoguerra, la Sicilia era attraversata da forti tensioni sociali. I contadini lottavano per ottenere la riforma agraria e la redistribuzione delle terre. Il movimento contadino, appoggiato dai sindacati e da partiti di sinistra, si scontrava con i latifondisti, la mafia e settori dello Stato interessati a mantenere l’ordine conservatore.
Alle elezioni regionali del 20 aprile 1947, la coalizione di sinistra “Blocco del Popolo” ottenne un grande successo. Portella della Ginestra, in provincia di Palermo, fu scelta per la festa del lavoro del Primo Maggio, come simbolo della resistenza contadina. Quel giorno, però, si consumò una tragedia.
Mentre sul palco si susseguivano i comizi sindacali, una raffica di colpi partì dalle colline. Il fuoco proveniva dal gruppo armato del bandito Salvatore Giuliano, legato a forze reazionarie e mafiose. Il bilancio fu tragico: 11 morti – tra cui bambini – e oltre 30 feriti. Il primo grande attentato politico della Repubblica italiana.
La versione ufficiale attribuì la responsabilità esclusiva a Giuliano, ma le inchieste parlamentari e le testimonianze successive ipotizzarono connivenze tra mafia, politica e apparati dello Stato. Il dibattito è ancora oggi aperto, così come il dolore di chi chiede verità e giustizia.
Nonostante la sua gravità, la strage di Portella è poco ricordata nei libri scolastici e nella narrazione nazionale. Ogni anno, il Primo Maggio, i sindacati e i movimenti popolari si ritrovano in quel luogo simbolico per non dimenticare.
Oggi, Portella della Ginestra è un luogo della memoria, con un monumento commemorativo che guarda la vallata. Le nuove generazioni vi si recano in pellegrinaggio civile, per comprendere il prezzo della libertà e dei diritti sociali.
La strage di Portella della Ginestra è un monito. Ricordare quel giorno significa difendere i valori della giustizia sociale, della memoria condivisa e della democrazia partecipata. Un impegno che riguarda tutti noi, oggi più che mai.