Sicilia – Settembre, in Sicilia, ha il passo delle cose fatte bene e senza fretta. Il mare conserva il calore dell’estate, il vento si fa educato, i paesi tornano ai loro ritmi. È il mese in cui l’isola si mostra per quella che è sempre stata: naturale, stagionale, poco incline alle mode. Qui sotto, dieci destinazioni dove godersi la Sicilia lontano dal caos, con un occhio di riguardo alla nostra provincia di Trapani.
Quando la folla si dirada, San Vito torna paese: i volti si riconoscono, i profumi si distinguono. La spiaggia respira, i bambini giocano senza intralci, e i tramonti sul faro sembrano più nitidi. Nei sentieri della Zingaro, il maestrale rinfresca la camminata e le calette – Tonnarella, Cala Marinella, Cala dell’Uzzo – si raggiungono con calma, come si faceva una volta: scarpe comode, borraccia, rispetto.
Il porto vecchio rimette il suo abito quotidiano: pescatori all’alba, chiacchiere a bassa voce, tavoli apparecchiati con quello che c’è. Settembre è ideale per godersi Guidaloca, i Faraglioni di Scopello e le piccole cale meno gettonate. Qui il turismo torna “di relazione”: si parla, si chiede consiglio, si aspetta il pesce giusto.
Il periplo del Cofano a settembre è una carezza: luce pulita, profumo di timo e finocchietto, mare che cambia colore a ogni curva. Custonaci ricorda che la Sicilia è anche pietra e lavoro antico: santuari, grotte, cave storiche. È un luogo per chi cerca silenzio e passi lenti.
Le Egadi si affidano al tempo, non alle mode. Favignana è bicicletta e cale trasparenti; Levanzo è cartolina di luce e case bianche; Marettimo è il rifugio dei camminatori, tra ginepri e grotte marine. A settembre le giornate si allungano di qualità: meno rumore, più voce del mare.
Isola di pietra e vento, dammusi che odorano di capperi e paglia, acqua calda nelle cale di lava. A settembre, la “figlia del vento” offre il meglio: bagni, passeggiate tra i muretti a secco, assaggi di passito. Lontana da tutto, come dev’essere.
Il barocco non ama il caldo feroce. Con l’aria gentile di settembre, scalinate e chiese si leggono con gli occhi giusti. Caffè in piazza, chiacchiere a bassa voce, una tavoletta di cioccolato “a freddo” da portare via. È una Sicilia di pietra lavorata e mani pazienti.
Palazzi color miele e colline di mandorli. La vendemmia porta odori antichi: mosto, conserve, frutta matura. Chi cerca un’estetica sobria e vera, qui la trova: strade secondarie, masserie, tramonti che non hanno bisogno di filtri.
Quando si spegne la confusione, il borgo torna intimo. La tonnara racconta storie di mare e stagioni, le saline di Vendicari ospitano fenicotteri e uccelli in migrazione. Le spiagge dorate si possono ascoltare: il rumore dei passi, lo sciabordio lento, il vento che gira.
A settembre la Cattedrale normanna si visita senza fretta, le strade del centro ridiventano cammino vero. Il lungomare riprende a essere passeggiata: gelato, panchina, due chiacchiere. La Sicilia, quando smette di urlare, si capisce meglio.
Per chi ama salire: sentieri freschi, cielo terso, lava che racconta. Le Gole, scolpite dall’acqua, restano un bagno rigenerante dopo la fatica. Qui la regola è semplice e antica: partire presto, rientrare al tramonto, ringraziare la montagna.