Settore edile sempre più in crisi, la denuncia dei sindacati
Sono impietosi i numeri della crisi del settore edile nella provincia di Trapani con migliaia di disoccupati, imprese inattive, un sistema d’impresa c...
Sono impietosi i numeri della crisi del settore edile nella provincia di Trapani con migliaia di disoccupati, imprese inattive, un sistema d’impresa che non applica più il contratto dell’edilizia e la drastica diminuzione delle opere pubbliche finanziate. A denunciarlo, durante l'Assemblea generale degli edili, è stato il segretario provinciale della Fillea Cgil Trapani Enzo Palmeri parlando, ancora una volta, della grave crisi occupazionale e del mancato rispetto del contratto, delle norme sulla sicurezza e della formazione nel settore delle costruzioni. “I disoccupati dell’edilizia e dell’indotto – dice Palmeri – attendono, da parte delle Istituzioni, risposte che non possono più essere rimandate. Il settore è completamente al collasso e la diminuzione del 90 per cento del capitale pubblico per gli investimenti sulle opere pubbliche conferma la drammaticità di una crisi che non accenna a diminuire”. Nel territorio trapanese, a fronte degli 11.048 lavoratori occupati del 2008, anno in cui è iniziata la crisi, si è passati a 4.603 unità nel 2016. “I numeri della crisi - dice il segretario della Fillea Cgil – sono allarmanti e mostrano un settore in uno stato di estrema sofferenza, dove le imprese continuano a chiudere i battenti. In provincia di Trapani – prosegue - nel 2008 le imprese attive erano, infatti, 2.273 mentre nel 2016 sono scese a 1.215”. La Fillea Cgil lancia anche l’allarme sulla mancata applicazione - da parte delle imprese, che puntano al ribasso del costo del lavoro - del contratto dell’edilizia a vantaggio di altri contratti meno costosi. “Va sempre più crescendo – dice Palmeri – il numero di imprese che, pur svolgendo lavori edili utilizzano contratti anomali come quello dei servizi o del settore impiantistico o, addirittura, contratti pirata, come nel caso del restauro, con risparmi del costo del lavoro che vanno dal 20 al 30 per cento del costo canonico del contratto edile”.
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