I salari reali in Italia sono oggi inferiori di 8,7 punti percentuali rispetto al 2008. È quanto emerge dal nuovo Rapporto mondiale sui salari 2025 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), pubblicato il 24 marzo. Un dato drammatico, riportato anche da ANSA, che colloca l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi del G20 per andamento salariale nel lungo periodo.
Nonostante un lieve miglioramento registrato nel 2024, il nostro Paese non è riuscito a colmare il divario creatosi dopo le crisi economiche e l’ondata inflattiva post-pandemica. Il risultato? Una perdita significativa e prolungata di potere d’acquisto per milioni di lavoratori.
Secondo il rapporto Ilo, l’Italia si distingue negativamente per una dinamica salariale stagnante che, in 15 anni, non è mai riuscita a invertire la rotta. Gli aumenti registrati nel breve periodo non sono stati sufficienti a compensare le perdite accumulate, in particolare nel triennio 2021–2023 segnato dall’inflazione a doppia cifra.
L’Ilo sottolinea come il problema non sia solo economico, ma anche sociale: l’assenza di crescita salariale ha ridotto la fiducia dei cittadini e aumentato le diseguaglianze, frenando i consumi e la coesione interna.
“La performance italiana è la peggiore tra tutti i Paesi del G20”, ha dichiarato Giulia de Lazzari, economista dell’Ilo.
(Fonte: ANSA – 24 marzo 2025, ore 11:26)
Mentre altri Paesi del G20 sono riusciti a superare i livelli retributivi del 2008, l’Italia è l’unico Stato in cui i salari reali sono ancora più bassi rispetto a 17 anni fa.
Questa situazione penalizza soprattutto le nuove generazioni e le famiglie a basso reddito, colpite dalla doppia crisi dei prezzi e del lavoro precario.
La crisi salariale ha già effetti visibili: cervelli in fuga, contrazione dei consumi, aumento delle richieste di sostegno al reddito. L’assenza di un piano strategico per rivalutare i salari rischia di cristallizzare il divario tra Italia e il resto d’Europa.
Per superare questa crisi, secondo l’Ilo, l’Italia dovrà:
Solo così si potrà recuperare il potere d’acquisto perduto e garantire un futuro dignitoso ai lavoratori italiani.