Trapani – «Sulla vicenda dei referti in ritardo all’Asp di Trapani sento di scusarmi nei confronti di quelle persone che in questi momenti stanno ricevendo i risultati positivi, purtroppo, sulle loro patologie. Non ho responsabilità diretta sulla questione, ma in politica chi sta al vertice deve assumersi responsabilità che non sono sue, facendo propri anche gli errori altrui. Errori commessi, per i quali saremo estremamente rigorosi. La percentuale di referti positivi è del 5%, quindi sono circa 160-170 i casi. Si stanno raggiungendo in queste ore le famiglie per informarle, in maniera tale che si accelerino i processi di terapia».
Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, a Catania a margine dell’incontro sugli 80 anni del quotidiano La Sicilia.
Sul piano dell’Asp trapanese in 7 punti per affrontare l’emergenza, Schifani ha commentato evidenziando che «forse se i sette punti si fossero messi in atto prima non staremmo qui a disquisire di questo tristissimo episodio che sta toccando le coscienze non soltanto dei siciliani, ma di tutti gli italiani. Fatti del genere non possono più verificarsi in Sicilia: non possiamo consentirlo, né lo consentiremo».
Sono oltre 170 i casi di tumore accertati con mesi e mesi di ritardo. E’ tutto scritto nella relazione degli ispettori regionali. Una relazione impietosa, durissima, che parla di cattiva gestione dell’emergenza e di non adeguata comunicazione agli uffici di Palazzo d’Orléans.
E proprio a causa di questa vicenda secondo le ultime indiscrezioni, il manager dell’azienda sanitaria ha Ferdinando Croce, avrebbe davvero le ore contate. Non appena la relazione arriverà ufficialmente sul tavolo del governatore Renato Schifani, verosimilmente tra oggi e domani, si tireranno le somme delle responsabilità amministrative. E questa volta le alleanze politiche, potranno fare ben poco per salvare la poltrona del direttore generale sostenuto da Fratelli d’Italia.
Sulla vicenda indagano la Procura di Marsala, dopo l’esposto di Maria Cristina Gallo di Mazara del Vallo che ha aperto il caso, e quella di Palermo, a seguito del decesso di un paziente di Partinico operato ad Alcamo, che ha atteso il referto per 5 mesi prima di morire.
Il ministero della Salute ha disposto un’ispezione, sollecitata dal vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, il 15 gennaio scorso: «Abbiamo dovuto aspettare marzo per ottenere una task-force per i referti e gli ispettori del ministero – dice l’onorevole di Forza Italia -. Occorre chiedersi se quello che andava fatto, sia stato fatto per tempo. Evidentemente no, altrimenti non ci sarebbero persone costrette oggi alla chemioterapia, o ancora non avremmo famiglie che piangono i morti o ci sarebbero pazienti con una prognosi migliore. Siamo davanti alla devastazione del principio di responsabilità e di assistenza».