Trapani
Quel pugno allo stomaco
Da oggi piazza Vittorio Veneto luogo di memoria e riflessione
Redazione3 Novembre 2025 - Cronaca
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    Trapani – Chi si ferma davanti a ciò che rimane dopo 40 anni della blindata del giudice Carlo Palermo ha l’impressione di ricevere un pugno nello stomaco. Immaginare che su quell’auto quella mattina del 2 aprile 1985 viaggiavano delle persone, diventa davvero difficile, come difficile è pensare che tre innocenti sono morti disintegrati da quell’esplosione che per intensità è paragonabile alle bombe fatte esplodere in atti di terrorismo.

    Non dimenticando i superstiti che in questi anni hanno lottato con quelle terribili immagini.

    Da ieri mattina la Fiat 132 utilizzata dal giudice Carlo Palermo assieme alla scorta, per spostarsi dalla sua abitazione al palazzo di giustizia in via XXX Gennaio, ha finalmente una collocazione più dignitosa. Per anni infatti è stata abbandonata negli spazi prima nella zona dell’autoparco comunale tra cumuli di rifiuti e poi negli spazi del Tribunale di Trapani.

    L’intento dichiarato è ricordare Barbara Rizzo e i suoi figli gemelli Giuseppe e Salvatore Asta, vittime innocenti di un attentato mafioso che voleva colpire il magistrato che su quell’auto viaggiava assieme ai suoi uomini della scorta. Ma non solo.

    Oggi quell’auto è stata trasformata in una installazione artistica curata da Massimiliano Errera dal titolo “Flowers 132” – al suo interno tre gigli che svettano nel cielo a simboleggiare la rinascita, la speranza e quanto può nascere dalla memoria condivisa. “Flowers 132” è un’opera che parla con un linguaggio artistico volutamente duro, per ricordare che la violenza può essere sconfitta solo attraverso la memoria. Un messaggio di speranza civile, capace di scuotere le coscienze e stimolare il dibattito.

    Tutto intorno, la ditta “Arte Vivente” di Davide De Martino, ha realizzato un’aiuola con i “non ti scordar di me”.

    “Questa macchina – ha sottolineato commossa Margherita Asta – rappresenta la bruttezza di quello che accadde quel giorno. Ma da quella bruttezza, da quel dolore, nascono i fiori della speranza, il guardare sempre oltre. Trapani ha conosciuto il malaffare, ma deve continuare a credere nella giustizia e nella verità. Io, anche se vivo lontano, sono e sarò sempre trapanese: quei fiori parlano per tutti noi, ci chiedono di andare avanti insieme, per il bene di questa terra”.

    Il sindaco Giacomo Tranchida ha ricordato la storia che sta dietro l’opera la cui idea è nata nel 2019 dal desiderio di restituire dignità a quella carcassa dimenticata da tutti come dimenticata da tutti o quasi tutti è stata la stessa strage: “Abbiamo voluto che diventasse un simbolo consegnato ai giovani, un segno di memoria e di futuro. Questi fiori rappresentano la bellezza. È un omaggio ai tuoi cari, Margherita, ma anche una consegna alle nuove generazioni, perché custodiscano il valore della legalità e della speranza”.

    Il prefetto Daniela Lupo, ha invitato i cittadini a leggere il monumento “non come un oggetto da osservare, ma come un luogo dell’anima. Questa macchina non deve suscitare curiosità, ma riflessione. Bisogna scegliere da che parte stare, e oggi Trapani dimostra di voler stare dalla parte della legalità. Quei fiori che emergono dal metallo contorto sono un segno di rinascita, una testimonianza che dal dolore può germogliare la speranza. Riflettete quando passerete di qui non è una balaustra da cui guardare, ma un punto di raccoglimento e di memoria”.

    Per il presidente del Tribunale il giudice Alessandra Camassa: “E’ importante la restituzione di quello che possiamo considerare un simbolo di quell’evento devastante per la città, per ricordare a tutti quello che è accaduto in questa città, per rendersi conto del livello dello scontro che c’è stato con la criminalità organizzata. Sperando che anche questo segnale concreto sia di monito per non dimenticarci che la battaglia non è finita”.

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