Palermo. Usurai in manette, la finanza sequestra beni per 500 mila euro
L'operazione è stata denominato
In carcere è finito: Salvatore Cillari, 63 anni, capo dell’organizzazione. Arresti domiciliari per il figlio, Gabriele Cillari, 44 anni; Matteo Reina, 61 anni; Giovanni Cannatella, 49 anni. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione a delinquere, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, usura, estorsione e autoriciclaggio.
Nell’inchiesta risulta un altro indagato: Achille Cuccia, 61 anni, a cui è stata applicata la misura del divieto di dimora nel territorio del Comune di Palermo.
L’indagine del Nucleo di Polizia Economico - Finanziaria è stata portata avanti nel periodo fra novembre 2019 e dicembre 2020. Dalle intercettazioni, dai pedinamenti e dall’esame dei flussi finanziari è stato accertato che il gruppo, almeno dal 2016, sotto la guida di Salvatore Cillari, avrebbe prestato soldi a usura fra Palermo e Roma, per un ammontare complessivo di circa 150.000 euro.
Parte dei soldi intascati sarebbero poi stati riciclati dal figlio Gabriele in un ristorante che si trova nella zona della movida palermitana: L’Acerba in piazzetta della Saponeria, nel cuore del mercato del Capo.
Dalle indagini effettuate dalla guardia di finanza, i prestiti sarebbero andati avanti anche nel periodo del lockdown causato dall’emergenza epidemiologica.
I tassi di interesse applicati sarebbero arrivati fino al 140% all’anno, per ottenere i quali gli indagati avrebbero esercitato anche minacce nei confronti delle vittime, prestiti e che venivano garantiti attraverso assegni post-datati. Scoperta anche l’esistenza di un sistema professionale basato sul rilascio di assegni postdatati utilizzati a garanzia dei prestiti erogati, nonché su dazioni in contanti, prive di qualunque tipo di tracciabilità , con l’obiettivo di schermare i passaggi di denaro.
Parallelamente, i finanzieri hanno valorizzato in chiave patrimoniale gli elementi acquisiti, attraverso l’esame, il confronto e l’incrocio di informazioni estratte dalle diverse banche dati in uso al Corpo – tra cui il noto applicativo “MOLECOLA” –, accertando l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e i redditi dichiarati.
L’odierna operazione testimonia il quotidiano impegno della Procura della Repubblica e
della Guardia di Finanza di Palermo con l’obiettivo di:contrastare i sempre più insidiosi fenomeni di infiltrazione della criminalità nel locale tessuto economico, soprattutto durante il periodo di crisi pandemica; tutelare i cittadini in situazione di difficoltà e gli imprenditori onesti che operano
nel rispetto delle norme.
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