Palermo – Si è conclusa con il rinvio a giudizio di tutti gli imputati, l’udienza preliminare realitiva all’Operazione Eirene, che vede imputati tra gli altri anche l’ex senatore Nino Papania e l’ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone assieme altri accusati di associazione mafiosa, estorsioni, traffico di droga e scambio elettorale politico-mafioso. Il Gup del Tribunale di Palermo Paolo Magro ha accolto la richiesta del PM della Dda di Palermo Pierangelo Padova disponendo l’inizio del dibattimento il prossimo 9 maggio 2025. Il processo si terrà davanti al Tribunale di Trapani, competente per territorio.
Assente anche oggi all’udienza l’ex senatore Papania, accusato di voto di scambio politico-mafioso così l’ex vicesindaco Perricone, accusato di aver fatto da intermediario tra esponenti mafiosi e politici per garantire voti al candidato Angelo Rocca.
Gli imputati
Francesco Coppola (64 anni), considerato il capomafia di Alcamo; Giosuè Di Gregorio (54 anni); Giuseppe Sciacchitano (49 anni);Gregorio Ascari (64 anni); Salvatore Li Bassi, ritenuto il reggente della famiglia mafiosa di Calatafimi Segesta visto che il boss Nicolò Pidone è in carcere; Antonino Minio (54 anni, Trapani); Giorgio Benenati (55 anni, Salemi).Sono chiamati a presentarsi davanti al Tribunale anche altri imputati che non si trovano in carcere: Fabio Ciotti, Antonio Provenzano, Nicolò Melodia e Giuseppe Diego Pipitone.
L’Operazione Eirene: intrecci tra mafia e politica
Quella portata a termine tra Alcamo, Calatafimi e Trapani da Squadra Mobile di Trapani e Palermo, Sisco e Sco, è una indagine che ha permesso di mettere in luce il vero volto dell’ex senatore Nino Papania. L’ex senatore infatti nonostante si lamentasse con il suo autista, dell’assenza di riferimenti certi per entrare in contatto con Cosa nostra, in realtà i personaggi appartenenti a quello che lui indica essere il “mondo collaterale” li conosceva bene, tanto da evitarli, mandando altri suoi fidati, come Pasquale Perricone, per gli incontri utili alla raccolta dei voti in occasione delle regionali del 2022. Da qui la contestazione del gip sulla sussistenza di una sua piena consapevolezza che i voti era andati a cercarli a casa di certi mafiosi, a Trapani e ad Alcamo: anche se i soggetti (che il gip indica in Giosuè Di Gregorio e Francesco Coppola entrambi arrestati), visto quanto accaduto, Papania non li ha ritenuti essere “all’altezza dei vecchi mafiosi”.
L’operazione mostra ciò che si cela dietro il volto quasi mite di Papania
I fatti ricostruiti dagli investigatori si riferiscono alle elezioni amministrative di Castellammare del Golfo, quelle dove viene battuto l’uscente sindaco Nicola Rizzo. E giusto Papania che si era dato da fare a favore di Rizzo, avrebbe pensato di far dare una “scutulata di legnate” al consigliere comunale Vito Bongiorno, ex vice presidente del Consiglio comunale, che si era schierato contro Rizzo e per questo indicato come “traditore”. Il senatore non avrebbe esitato a volgersi ad un mafioso locale, Fausto Pennolino, per far dare “una passata di legnate” a Bongiorno. Parlano le intercettazioni. “Quel nessuno di Vito Bongiorno (così parlava col suo autista). Cioè cosa di andarci a casa a dargli una gran passata di legnate e farlo scutulare ci vado io a parlare con Pennolino vediamo se Vituzzo Bongiorno u cappidduzzu è in grado di alzare la testa”. Intenzionato a far valere i propri intendimenti, Papania decideva di andare ad incontrare direttamente Pennolino.
Circostanza che per i pm dimostra come Papania avrebbe saputo relazionarsi con i mafiosi, in questo caso di Castellammare del Golfo.