Omicidio Riadh Srat, cinque persone in manette
Sono finiti in manette alle prime ore di questa mattina, ad opera dei Carabinieri, i presunti responsabili dell'omicidio del tunisino Riadh Srat avven...
Sono finiti in manette alle prime ore di questa mattina, ad opera dei Carabinieri, i presunti responsabili dell'omicidio del tunisino Riadh Srat avvenuto il 10 giugno 2010 a Mazara del Vallo. Si tratta di cinque persone, quattro di nazionalità italiana e un Tunisino. L'ordinanza di custodia cautelare in carcere riguarda il 51enne Vincenzo Galia, il 31enne Giovan Vito Romeo, la 29enne Gisella Angileri, tutti e tre marsalesi, il 36enne palermitano ma residente a Mazara del Vallo Giovan Battista Manciaracina e il 33enne tunisino Arafet Ibn-Mahjoub, residente a Mazara del Vallo. La ricostruzione degli eventi, effettuata dai Carabinieri anche con l'ausilio di intercettazioni e riscontri del Ris di Messina, ha permesso di stabilire che gli arrestati avevano dato appuntamento a Srat a Capo Feto e che durante l’incontro, piuttosto animato, l'uomo era stato raggiunto da cinque colpi di pistola al torace e al capo. Il successivo referto del medico legale parlò di "arresto cardiocircolatorio causato dalle gravi lesioni cranio-encefalitiche e toraciche determinate da colpi d’arma da fuoco a canna corta”. Come è emerso dalle indagini uno dei cinque arrestati aveva un debito nei confronti di Riadh Srat che, peraltro, costituiva un "concorrente" scomodo nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti. I riscontri effettuati dai militari dell'Arma dal mese di giugno 2010 al mese di aprile 2011 permisero di acquisire, inoltre, molteplici spunti investigativi sull’importante circuito della droga a Mazara del Vallo che portarono all’arresto in flagrante di 15 persone e al sequestro complessivo di oltre 600 grammi di eroina e di 400 grammi di hashish. Il Gip del Tribunale di Marsala, sulla base delle risultanze delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica, ha disposto nei confronti dei cinque indagati la custodia cautelare in carcere perché tutti sarebbero responsabili, in concorso, dell’omicidio "condotta aggravata dall’aver agito con premeditazione, per motivi abbietti o futili e in circostanze di tempo e di luogo tali da ostacolare la pubblica e privata difesa (appuntamento serale in zona di campagna scarsamente abitata e illuminata)".
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