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Omicidio Mattarella. Una lettera anonima alla vedova: "Ecco il nome del killer" - Trapani Oggi

Palermo | Cronaca

Omicidio Mattarella. Una lettera anonima alla vedova: "Ecco il nome del killer"

16 Luglio 2024 08:19, di Redazione
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Un foglio formato A4 con sette righe. Secche. Scritte al computer

Un foglio formato A4 con sette righe, scritte al computer, in cui un anonimo, come apprende l'Adnkronos, scrive il nome del presunto killer dell'ex presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio 1980, sotto la sua abitazione a Palermo. I figli dell'ex presidente della Regione hanno consegnato la lettera agli investigatori, in attesa di sviluppi. Sarà adesso la Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, a tentare di fare luce su questo foglio anonimo.

Per l'omicidio di Piersanti Mattarella a distanza di 44 anni non si conoscono ancora i nomi dei killer, si conoscono solo i nomi dei mandanti. Almeno quelli di Cosa nostra.

Ecco cosa vi è scritto nella lettera anonima visionata dall'Adnkronos "Cappuccio in testa, occhi color ghiaccio, passo ondeggiante, ballonzolante. Questa la descrizione del killer di Piersanti. C'è un ragazzo militante nero, ai tempi chiamato (...) per i suoi occhi di ghiaccio negli ambienti di destra. Si chiama (...) e corrisponde alla descrizione testuale e alle immagini. Assomiglia molto all'identikit. Dopo l'omicidio si trasferisce in (... )".

Il giorno in cui venne ucciso, Piersanti Mattarella era senza scorta. Era appena salito in auto con la moglie, Irma Chiazzese, e i figli Bernardo e Maria, lui 21 anni e lei 18enne, con i quali stava andando a messa. Quell'anno l'Epifania cadeva di domenica e il Presidente della Regione Siciliana nei giorni di festa era solito lasciare liberi gli uomini che lo proteggevano, affinché potessero stare con le proprie famiglie.

La vicenda giudiziaria sull'omicidio Mattarella è stata lunga e complessa. E non definitiva. Come mandanti sono stati condannati all'ergastolo i boss della commissione di Cosa nostra, da Totò Riina a Michele Greco, con gli altri esponenti della cupola, da Bernardo Provenzano a Bernardo Brusca, Pippo Calò, Francesco Madonia e Antonino Geraci. L'inchiesta, però, non è riuscita a identificare né i sicari né i presunti mandanti esterni, che il giudice Giovanni Falcone pensava di aver individuato in Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, poi entrambi assolti. Ma altri killer non sono stati mai individuati, e il mistero resta. Nella lettera anonima viene inviata anche l'identitikt che era stato realizzato e che è agli atti dell'indagine della Procura. Un fotofit, in bianco e nero, uno con gli occhiali e uno senza. "Anni 22-24 anni circa, statura m. 1,65, capelli castano chiari, bocca e naso regolari". Una ricostruzione fotografica del viso dell'uomo che avrebbe ucciso Piersanti Mattarella.

La pista dei giovani estremisti assoldati dalla mafia siciliana attraverso la Banda della Magliana era stata avvistata presto da Giovanni Falcone, che indagò Valerio 'Giusva' Fioravanti per omicidio. Era stata confermata dalla moglie di Piersanti, Irma Chiazzese, che riconobbe in Fioravanti l'uomo "dagli occhi di ghiaccio" che si era avvicinato al finestrino della Fiat 132 guidata da Piersanti e lo aveva freddato. Una tesi che era stata ribadita dal pluriomicida di destra Angelo Izzo, mostro del Circeo. Ma il vero rivelatore degli esecutori fascisti e primo accusatore del fratello Giusva fu Cristiano Fioravanti. A diversi pm, di Rovigo, Bologna, Firenze, Roma e Palermo, e in diversi interrogatori disse: "Mio fratello ha commesso un omicidio politico a Palermo, in presenza della moglie del politico, tra gennaio e marzo 1980". Dettaglierà: "Mio fratello e Gilberto Cavallini hanno fatto quell'omicidio per ottenere favori per l'evasione di Concutelli dal carcere dell'Ucciardone". Infine, liberandosi: "È stato Valerio a dirmi che avevano ucciso un politico siciliano...". Salvo poi fare non confermarlo nelle successive fasi processuali.

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