Messina Denaro: carte d'identità, tra le piste quella dei furti al Comune di Trapani
Furono due i furti, uno nel 2015, l'altro nel 2018
Le carte d'identitĂ trovate nell'ultimo rifugio di Messina Denaro in vicolo San Vito, potrebbero far parte di un blocco di carte trafugate in due diverse occasioni al comune di Trapani nel 2015 e nel 2018. Si parla delle cinque carte di identitĂ intestate ad altrettanti cittadini incensurati di Campobello di Mazara, trovate dal Ros.
E’ una delle piste investigative seguite dagli inquirenti che stanno cercando di ricostruire la latitanza dell'ormai ex padrino di cosa nostra. I due episodi, ritenuti finora di criminalità comune, potrebbero assumere una connotazione totalmente diversa. Le carte rubate erano tutte in bianco. Secondo gli investigatori sarebbero state poi compilate con le generalità dei 5 campobellesi. Al documento sarebbero stati aggiunti la foto di Messina Denaro -nel covo c’erano diverse foto tessera – e il timbro del Comune di Campobello.
Un procedimento complesso sul quale i pm cercano di far luce che difficilmente il boss avrebbe potuto realizzare senza le complicità di altri. Il primo furto avvenne nella delegazione municipale di Borgo Madonna in via Giuseppe Polizzi. I ladri entrarono in azione di notte forzando la porta d’ingresso dell’edificio e portando via carte di identità in bianco e denaro. Tre anni dopo i malviventi, dopo aver disattivato l’energia elettrica di un intero isolato, entrarono negli uffici periferici di largo San Francesco di Paola e rubarono la cassaforte con mille documenti di identità e soldi.
Tre dei responsabili del furto avvenuto nella notte tra 17 e 18 gennaio furono tratti in arresto dai carabinieri del nucleo operativo e radiomobile. Il gruppeto fu individuato grazie all’intervento di due equipaggi dell’arma, nei pressi di Piazzetta Catito, davanti un’abitazione diroccata, a bordo di un’auto sulla quale è stata rinvenuta parte della refurtiva contenuta nella cassaforte: 3.065 euro in banconote di vario taglio e 415,95 euro in monete, nonché documenti appartenenti al Comune di Trapani e pacchi di carte di identità ancora confezionati, ma solo parte del bottino venne recuperato. Gli investigatori, oltre ad accertare se le tessere trovate nella casa di via San Vito siano della partita di quelle sottratte, stanno verificando se siano stati commessi altri furti simili in Sicilia.
Gli investigatori, che stanno verificando se siano stati commessi altri furti simili in Sicilia, stanno cercando di accertare se i documenti scoperti nel covo siano parte del bottino mai ritrovato. Quel che è certo è che le carte rubate erano tutte in bianco.
Intanto dopo le testimonianze di chi ha raccontato di aver incontrato, durante la latitanza il boss Matteo Messina Denaro ignorandone la vera identità , è la volta delle false segnalazioni. Decine di persone, mitomani dicono gli investigatori, stanno contattando la Procura riferendo di fantomatiche frequentazioni con il capomafia o di aver da lui ricevuto esplosive rivelazioni. Racconti che sarebbero risultati in gran parte inventati a differenza di quelli dei cittadini - dal concessionario che gli ha venduto l'auto, al traslocatore che gli ha spostato i mobili da un covo all'altro, alle donne che l'avrebbero frequentato, alle pazienti della clinica in cui è stato arrestato - spesso indotti a rivolgersi agli inquirenti per prevenirne le mosse.
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