Campobello di Mazara – I magistrati della Procura di Palermo che si occupano da due anni delle indagini sui favoreggiatori di Matteo Messina Denaro ieri(come scrive oggi il quotidiano La Repubblica) hanno interrogato un’altra delle amanti del boss oggi deceduto. Si tratta di una insegnante di matematica di Campobello di Mazara, che insegna a Mazara, il cui nome ancora rimane segreto.
È la stessa donna che un paio di giorni dopo l’arresto del capo mafia, si era presentata dai carabinieri per dire che con il boss aveva intrattenuto una relazione, ma l’uomo a lei aveva detto chiamarsi Francesco Salsi, medico in pensione. La professoressa è stata sentita dai pm antimafia di Palermo come indagata. E questo dopo le ulteriori indagini condotte dal Ros dei Carabinieri e dallo Sco della Polizia. «Diceva di chiamarsi Francesco Salsi — mise a verbale — e che era un medico anestesista in pensione». «Mai sospettato che si trattasse di Matteo Messina Denaro, sono sotto choc aveva detto allora».
La donna, davanti ai pm stavolta è rimasta in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. E’ indagata di favoreggiamento aggravato, secondo quanto accertato dagli investigatori attraverso la lettura di alcuni dei “pizzini” trovati nella casa di Campobello di Mazara, ultimo nascondiglio del latitante. Come è stato per Laura Bonafede, anche la professoressa non avrebbe avuto solo il ruolo di amante del boss. Ma avrebbe avuto ruolo di favoreggiamento, sapeva di chi era quell’uomo. Quando venne sentita da teste, cinque giorni dopo la cattura del latitante, la donna raccontò di averlo incontrato «in un momento di crisi personale e coniugale» e di averlo conosciuto in un supermercato di Campobello, vicino casa sua era stato lui a presentarsi e poi successivamente si erano scambiati il cellulare. Il mese successivo, la donna era già nell’appartamento di via Cb 31, il covo del superlatitante.
Per i pm, l’insegnante ora indagata nei “pizzini” viene indicata come “Sbrighisi” e “Handicap”, a tradirla anche alcuni particolari emersi nelle lettere al boss firmate da Laura Bonafede, che quindi sarebbe stata a conoscenza della frequentazione tra la professoressa e Messina Denaro. Anche la vivandiera Lorena Lanceri, pure lei condannata, sapeva della relazione e parlava dell’insegnante indicandola come « gatta morta».