Castellammare del Golfo
Mafia: Domingo, la sentenza è definitiva
Processo "Cutrara": la Cassazione respinge appello, don Ciccio "Tempesta" deve scontare 24 anni
Rino Giacalone24 Ottobre 2025 - Cronaca
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    Castellammare del Golfo – di Rino Giacalone – Era stato l’unico dei condannati, nel troncone ordinario del processo “Cutrara” sulla mafia castellammarese, a ricorrere in Cassazione, ma da mercoledì scorso la sua condanna è definitiva.

    Ancora una condanna per associazione mafiosa, 24 anni divenuti 30 in prosecuzione con un’altra condanna. Francesco Domingo, conclamato capo mafia di Castellammare del Golfo, fu arrestato il 16 giugno del 2020 dai Carabinieri di Trapani nell’ambito della cosiddetta operazione antimafia “Cutrara”.

    Tra le sue mani affari tra mafia e politica, e controllo del territorio, nulla poteva sfuggire alla sua gestione. E secondo quanto emerso dalle indagini prima e dal processo dopo, questo avveniva grazie anche ad una sorte di rispetto che comunemente di lui in città ne faceva quasi un intoccabile e una persona alla quale non poter dire di no.

    Una società nel suo complesso se non collusa, avrebbe permesso a don Ciccio “Tempesta” di godere di un certo ruolo cittadino, quello peggiore. Una parte della comunità però si è ribellata e attraverso alcune associazioni si è costituita parte civile nel processo, adesso don Ciccio Tempesta dovrà pure occuparsi dei risarcimenti. Intanto nei mesi scorsi ha anche subito un sequestro di beni.

    Nel luglio del 2022 i giudici d’appello lo hanno condannato assieme a Antonino Rosario Di Stefano e Salvatore Labita, questi ultimi non hanno però appellato le condanne, rispettivamente 3 anni il primo e 22 mesi il secondo, molto inferiori rispetto a quella di don Ciccio Tempesta. I due si sono occupati di togliere di mezzo delle microspie in un locale usato da Domingo per degli incontri.

    L’operazione “Cutrara” scattò nell’estate 2020, Domingo da poco era tornato libero dopo una precedente lunga condanna e in assenza di capi si era lui stesso nominato boss di Castellammare del Golfo. Per lui tanti “assabinirica”, e tanti sarebbero andati a busare alla sua porta a chiedere favori e aiuti. Oppure accadeva che lui stesso si presentava alla porta di chi a suo dire “sgarrava”.

    A suo carico anche i rapporti con Cosa nostra americana e la famiglia dei Bonanno, che aggiornavano il capo mafia di Castellammare delle dinamiche e degli equilibri di Cosa Nostra oltreoceano.

    Il suo ruolo nella consorteria mafiosa è desumibile già da quanto processualmente accertato nel 2002: Domingo aveva anche curato l’organizzazione di un incontro tra Gaspare Spatuzza e Matteo Messina Denaro, entrambi latitanti, nel corso del quale erano state assunte decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose trapanesi.

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