Palermo
Mafia di Mazara e Marsala: chieste otto condanne
La più pesante nei confronti di Domenico Centonze, 49 anni
Laura Spanò30 Settembre 2025 -
  • Palermo – Udienza preliminare presso l’aula B2 del bunker di Pagliarelli, presieduta dal giudice Ivana Vassallo e che ha riguardato 16 persone coinvolte nell’ inchiesta antimafia tra Marsala e Mazara. Blitz condotto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, che disarticolò un’organizzazione mafiosa che esercitava un controllo pervasivo sulle aree rurali del Trapanese.

    Stamane dopo l’esame di uno degli imputati Alessandro Messina (fratello di Dario, in atto detenuto, ritenuto il nuovo capo della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo) e la testimonianza di due testi della difesa (avv. Tommaso De Lisi – legale di Ignazio Di Vita) – Marco Bilardello e Mario Bellomo entrambi di Mazara, il pubblico ministero Francesca Dessì ha chiesto la condanna per gli otto imputati che hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato.

    La richiesta più alta per l’allevatore di ovini, Domenico Centonze, 49 anni. Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo avrebbe fatto le veci del nuovo capo della cosca Dario Messina. In carcere perchè deve scontare una condanna a 25 anni Dario Messina, ritenuto l’attuale boss della cosca, Centonze ne aveva preso il posto diventando suo referente per conto della famiglia. Per Centonze il Pm ha chiesto 12 anni di carcere.

    Le altre richieste riguardano: Paolo Apollo (8 anni), Pietro Burzotta (8 anni), Lorenzo Buscaino (6 mesi), Pietro Centonze (classe ’69, 10 anni), Pietro Centonze (classe ’50, 10 anni), Ignazio Di Vita (8 anni), Alessandro Messina (10 anni). Altri imputati hanno scelto il rito ordinario.

    Le indagini degli investigaotri dimostrò che quel mandamento aveva continuato ad occuparsi di una pratica radicata nella cultura mafiosa, l’acquisizione, la gestione e la distribuzione dei terreni da pascolo. Un ruolo importante nella “gestione dei pascoli” lo aveva avuto il boss Vito Gondola “coffa” che aveva stabilito una sorta di “mappatura” dei pascoli, affermandone la loro distribuzione e gestione con i mezzi tipici della “giustizia mafiosa” e pedina findamentale del sistema dei pizzini di Matteo Messina Denaro. Alla morte di Gondola, nel 2017, il ruolo fu acquisito dal genero Pietro Burzotta e dal cognato Paolo Apollo, coadiuvati da Aurelio Anzelmo e Ignazio Di Vita. Quest’ultimo –difeso dall’avvocato Tommaso De Lisi – nel corso di una udienza aveva negato ogni interferenza o volontà mafiosa nella gestione dei pascoli: “tutto andava avanti seguendo le modalità di gestione degli allevatori di Mazara” aveva detto.

    "® Riproduzione Riservata" - E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione




  • Altre Notizie
  • Altre Notizie