Trapani – Due dirigenti di medicina legale, un funzionario informatico arrivati a Trapani dalla sede nazionale dell’Inps, da Roma. Sono i tre testi ascoltati dinanzi al giudice monocratico Chiara Badalucco nell’ambito del processo che vede imputati di falso medici legali e componenti delle commissioni Inps di Trapani per il rilascio delle invalidità civili. Si tratta del cosiddetto processo “Artemisia bis”. Un troncone della maxi indagine “Artemisia”, appena conclusa con numerose sentenze di condanna per corruzione, che ha riguardato principalmente l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto.
L’inchiesta”Artemisia” condotta dai Carabinieri di Trapani, attraverso intercettazioni, audio e video, mise in evidenza anche l’esistenza di “scorciatoie” che l’on. Lo Sciuto usava per far riconoscere titoli di invalidità civile a soggetti da lui indicati. E questo attraverso l’allora coordinatore dei servizi di medicina legale dell’Inps, Rosario Orlando, anche lui condannato nello stesso processo. I servizi di indagine avviati presso l’Inps, fecero emergere le circostanze che hanno portato all’apertura di un diverso troncone investigativo e infine a processo diversi medici. Sono finiti imputati per numerose visite che si sarebbero svolte senza il plenum dei componenti, salvo poi far comparire tutti presenti nella fase finale, con la stesura dei relativi verbali.
Nel corso del dibattimento gli stessi imputati o i testi della difesa, al contrario di quanto sostenuto dall’accusa, hanno affermato che si trattava di prassi consolidata a fronte anche delle carenze organizzative, e quindi poteva accadere che contemporaneamente più commissioni nella stessa giornata potevano riunirsi con gli stessi componenti, che passavano da una stanza all’altra, e che l’esito finale veniva da tutti deciso sulla base della documentazione consegnata dall’utente chiamato a visita, a prescindere se per l’esame diretto si fosse tutti presenti o meno. Nell’ultima udienza di ieri la giudice Badalucco ha chiamato a testimoniare tre alti dirigenti dell’Inps.
L’informatica Nicolina D’Occhio, i medici legali Giuseppe Fatigante e Andrea Cavalli. La teste D’Occhio ha illustrato il funzionamento del sistema informatico relativo alla stesura dei verbali e la sua testimonianza sarà approfondita con un accesso che il giudice ha deciso di chiedere all’Inps (direzione informatica) sui verbali oggetto dei presunti falsi, al fine di appurare per ogni caso gli orari di apertura e chiusura e l’utente che li ha gestiti.
Tra alti e bassi la testimonianza invece del teste Fatigante che ha escluso – citando la vigente normativa di legge – la possibilità di commissioni che possano operare consentendo lo scavalco ai componenti, per poi dire che a lui nel tempo erano giunte voci – nel corso di non specificate conviviali a margini di convegni e seminari – che alcune commissioni operavano in questo modo, senza però saper dire la fonte della notizia e quali fossero queste commissioni. A domanda della difesa però ha detto “che non risultano procedimenti disciplinari disposti a danno di dirigenti e medici”. Insomma le voci da una parte la presunta disattenzione a fronte della violazione della norma dall’altra. Ha escluso che la questione possa essere una prassi consolidata, per far fronte al carente numero di medici incaricati, per poi sottolineare che si sta procedendo alla stesura di un regolamento che disciplinerà anche il funzionamento delle commissioni Inps, stabilendo l’impossibilità che le visite (tranne quelle domiciliari) possano essere svolte senza il plenum dei componenti, tutti devono essere presenti nel corso delle visite: “la collegialità nelle commissioni è inderogabile” e “le commissioni devono essere complete in tutte le loro componenti…la regola è la collegialità, lo scavalco è escluso”.
Per le difese però è stata “una testimonianza farraginosa”. A settembre il processo riprenderà, per avviarsi verso la discussione finale