Trapani Oggi

Lavoratori dello Ial Sicilia: "Rivendichiamo la nostra dignità" - Trapani Oggi

Trapani | Attualità

Lavoratori dello Ial Sicilia: "Rivendichiamo la nostra dignità"

20 Febbraio 2014 21:13, di Ornella Fulco
visite 970

Prosegue la protesta dei lavoratori dello Ial Sicilia di Trapani che hanno occupato, nei giorni scorsi, la sede dell'ente di formazione per richiamare...

Prosegue la protesta dei lavoratori dello Ial Sicilia di Trapani che hanno occupato, nei giorni scorsi, la sede dell'ente di formazione per richiamare l'attenzione delle istituzioni sulla loro situazione. I dipendenti, infatti, non percepiscono lo stipendio da tredici mesi e, dallo scorso settembre, non è stato possibile avviare alcun corso di formazione a causa della querelle, finita davanti ai giudici amministrativi, sull'accreditamento dell'ente. I lavoratori hanno affidato le motivazioni della loro protesta ad una nota che pubblichiamo integralmente: "Noi, lavoratori dello Ial di Trapani, dopo un anno di sofferenza reagiamo alla campagna denigratoria condotta nei nostri confronti. Rivendichiamo con dignità la più che trentennale attività meritoria per i risvolti occupazionali e sociali. Lo Ial di Trapani, infatti, negli oltre trent’anni di attività ha qualificato circa 15.000 giovani di cui più del 80% ha, oggi, un’occupazione nei diversi settori nevralgici dell’economia del territorio, come quello turistico alberghiero (commis di cucina e di sala/bar) o quello del benessere e della bellezza (acconciatore unisex ed estetista) oltre a quello del sociale (Osa, assistente all’infanzia), formando operatori autonomi o inseriti in cooperative ed imprese sociali in grado di favorire il recupero, il sostegno e l'integrazione sociale e culturale dei gruppi svantaggiati (disabili, anziani e disadattati). Nel settore dell’artigianato artistico poi, grande rilevanza hanno avuto i corsi per formare maestri corallai, che oggi sono titolari di botteghe artigiane, continuando a perpetuare l’antica tradizione seicentesca della lavorazione del corallo trapanese, ispirandosi a opere di quel periodo storico e coniugandolo con le esigenza e i gusti del nuovo millennio. Da non dimenticare l’attività formativa rivolta ai detenuti delle Case di reclusione che sottolinea la connotazione del momento formativo come avvio del percorso di reinserimento socio-lavorativo. La formazione professionale, infatti, va considerata in stretto rapporto con l’attività lavorativa perché insieme costituiscono parte integrante dello spirito della pena, volto alla riabilitazione del detenuto. Di grandissima importanza è poi l’attività formativa condotta dallo Ial di Trapani dentro le comunità pubbliche private che ospitano disabili sia fisici che psichici con intrattenimento e animazione al fine di promuovere l’autostima e la consapevolezza delle proprie abilità. A queste si aggiunga l’azione di riqualificazione soprattutto nel settore informatico e della comunicazione condotta a vantaggio dei dipendenti pubblici, statali e degli enti locali come Comune, Provincia e operatori sanitari, e che ha contribuito senz’altro a moltiplicare la produttività degli stessi ed a migliorare ed accelerare le procedure amministrative. I lavoratori dello Ial di Trapani non comprendono di quali colpe siano responsabili: 13 mesi senza stipendio e nessuna prospettiva futura. Si chiedono se dietro tutto questo non ci sia un disegno diabolico di chi ci amministra per annientare l’Ente e soprattutto i suoi dipendenti che da trent’anni lavorano onestamente in questo settore. “Perdendo il lavoro - scrivono i lavoratori - abbiamo perso la dignità e la speranza nel futuro. Le prospettive dei nostri figli sono fortemente compromesse perché è incerto il mantenimento agli studi. Si ricorre alle auto solo per strette contingenze familiari. Le banche reclamano il versamento delle rate del mutuo pena la perdita della casa, bene simbolo della famiglia e della sua stabilità”. “Il presidente Crocetta - si legge ancora nella lettera aperta - continua a sostenere che le nostre sorti saranno risollevate dal Ciapi di Priolo, ente di formazione a diretto controllo della Regione. Il bando di concorso emanato dal suddetto ente, però, disattende completamente le garanzie contrattuali che finora ci hanno tutelato, negando anzianità, territorialità e precarizzando, con un contratto “a tempo determinando”, le nostre condizioni lavorative. Se è vero che i vertici dell’Ial hanno sottratto illegalmente 20 milioni di euro, perché non vengono denunciati alla Procura della Repubblica, in modo che venga stabilita la concretezza o la calunnia? Crocetta, con logica incomprensibile, carica sulle risorse dello stato (leggi INPS) il peso dei dipendenti posti in cassa integrazione, rinunciando al finanziamento comunitario (avviso 20/2011), secondo il più deprecabile costume - tutto italiano - di restituire all’Europa quei fondi che sono in parte impinguati dal nostro Paese. Nel dichiarare che il settore va profondamente risanato, come è giusto che sia, il governatore non agisce come la più elementare logica suggerirebbe, cioè configurando l’obiettivo finale, confrontarsi con le parti interessate – istituzionali e non – apportando gli opportuni aggiustamenti per confluire in un disegno di legge da proporre in parlamento e, una volta varata la legge di riforma, mettere in opera il processo di trasformazione. Lui sceglie il percorso più cinico, la revoca di accreditamento di enti che in qualche caso altra colpa non hanno se non quella di essere invisi, per motivi personal-politici. Ma la cosa più assurda che sta perpetrando questo governo sta nel fatto di sorvolare sulla circostanza che la Formazione professionale in Sicilia, a partire dal varo dell’avviso 20/2011, è TOTALMENTE finanziata con fondi comunitari, quindi a costo zero per la Regione. Pur di perseguire il suo scopo, che è quello di smantellare più che riformare, Crocetta omette di erogare agli enti le somme dovute, per sfinirli ed indurli a gettare la spugna. Così facendo si producono circa diecimila disoccupati (perché difficilmente il Ciapi funzionerà), con la prospettiva di dover restituire alla UE le somme non utilizzate. Il tutto si traduce in macelleria sociale".

© Riproduzione riservata

Ti potrebbero interessare
Altre Notizie