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Castelvetrano | Cronaca

La Polizia libera giovane nigeriana sequestrata per costringerla a prostituirsi

08 Novembre 2016 10:45, di Ornella Fulco
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Una donna nigeriana è stata liberata dalla Polizia che ha fatto irruzione in un appartamento di Castelvetrano dove la giovane era tenuta segregata da ...

Una donna nigeriana è stata liberata dalla Polizia che ha fatto irruzione in un appartamento di Castelvetrano dove la giovane era tenuta segregata da una un’organizzazione criminale. Tre cittadini nigeriani, le sorelle Juliet e Precius Matthew e Daniel Eguavon, rispettivamente di 27, 28 e 26 anni, sono stati arrestati dagli agenti delle Squadre Mobili di Trapani e Palermo: sono accusati di sequestro di persona e induzione alla prostituzione. I tre avrebbero costretto la connazionale a prostituirsi, segregandola senza viveri in una stanza per più di 48 ore. La donna aveva lasciato il suo Paese di origine ed era giunta a Pozzallo, lo scorso 24 ottobre, tra i tanti migranti soccorsi nel Mediterraneo. Un viaggio in diverse tappe, attraverso l'Africa fino alla Libia, per il quale si era impegnata a pagare 30mila euro ad un uomo che l'aveva sottoposta ad un rito "voodoo" minacciandola di conseguenze terribili se non avesse onorato il suo debito. Dopo essere stata trasferita in un centro di accoglienza di Padova, la giovane si era messa in contatto con i suoi referenti nigeriani in Italia che l'hanno fatta arrivare a Castelvetrano dove ad attenderla c’era Precius Matthew, figlia dell’uomo che l’aveva sottoposta al rito "voodoo". Da questa e dagli altri due complici la migrante avrebbe appreso che per pagare la somma pattuita si sarebbe dovuta prostituire. Al suo rifiuto i tre sono passati alle vie di fatto e l'hanno chiusa in una stanza dell'appartamento. La giovane non si è persa d’animo e, utilizzando il suo telefono cellulare, è riuscita a chiedere aiuto ad operatori dell'OIM, l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni che svolgono, tra gli altri compiti, anche quest'opera di sensibilizzazione e "salvataggio" delle vittime della tratta. Gli investigatori, attraverso sistemi di localizzazione del cellulare e in base alla descrizione fornita dalla donna su ciò che vedeva dalla stanza dove era prigioniera, sono intervenuti liberandola e arrestando i suoi aguzzini.

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