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Trapani – Ormai mancano pochi giorni all’arrivo del 2026 – e la Base militare di Trapani Birgi entra a pieno titolo nella nuova strategia di rafforzamento della difesa nazionale.
Con un emendamento inserito nella legge di Bilancio e approvato in Commissione al Senato, il governo accelera sul riarmo individuando infrastrutture e aree considerate di interesse strategico, aprendo corsie preferenziali per interventi rapidi e investimenti nel settore militare e nell’industria della difesa. Tra i siti indicati come potenzialmente centrali nel nuovo assetto figura proprio Birgi, dove è previsto l’adeguamento delle piste per l’addestramento dei caccia F-35. Un progetto che conferma il ruolo chiave della base trapanese nello scacchiere militare del Mediterraneo e nel sistema di difesa italiano e Nato.
I lavori inizieranno nel 2026 e si concluderanno entro il 2028, trasformando l’Italia in un hub strategico per la formazione internazionale dei piloti e creando significative opportunità economiche e occupazionali per la Sicilia e il Paese. A Trapani-Birgi, nascerà il nuovo polo di addestramento globale dei caccia F-35 LIGHTNING II e sarà la struttura gemella di quella già operativa nella Luke Air Force base in Arizona, negli Stati Uniti.
Prodotto dall’americana Lockheed Martin, l’F-35 Lightning II è un velivolo caccia di quinta generazione, multiruolo (cioè capace di svolgere tutte le missioni della dottrina aeronautica), con spiccate caratteristiche stealth (bassa osservabilità da parte dei sistemi radar) e net-centriche (interconnessione di tutti i sistemi di comunicazione, informazione e scambio dati a disposizione).
Infrastrutture: Si prevede la costruzione di simulatori di ultima generazione, strutture per la pianificazione delle missioni e infrastrutture dedicate.
Contesto: L’iniziativa consolida il ruolo dell’Italia come costruttore (a Cameri) e formatore, dopo l’esperienza dell’International Flight Training School (IFTS) di Decimomannu.
Le reazioni politiche e il dibattito in maggioranza
La proposta non ha mancato di suscitare polemiche: all’interno della stessa maggioranza ci sono segnali di tensione. Il vice premier e leader della Lega, Matteo Salvini, ha posto condizioni stringenti per l’approvazione dei futuri decreti di attuazione, sottolineando che i fondi debbano essere destinati solo alla difesa e non utilizzati per fini offensivi. Dal fronte delle opposizioni sono arrivate critiche dure. Il Movimento 5 Stelle ha definito la norma «una manovra di guerra», accusando il governo di favorire le lobbies dell’industria bellica a scapito di spese sociali come sanità, scuola e trasporti. Secondo i critici, l’orientamento verso il rafforzamento dell’industria delle armi sottrarrebbe risorse fondamentali a settori civili.
Il ministro Crosetto rassicura
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha spiegato che l’emendamento non mira alla riconversione di industrie civili in fabbriche di armamenti né a trasformare l’economia nazionale in una «economia di guerra». Secondo Crosetto, si tratta piuttosto di snellire la burocrazia su progetti già esistenti e migliorare la capacità di realizzare e gestire infrastrutture strategiche per la difesa.
Nei mesi scorsi la notizia destò notevoli preoccupazioni e da più parti si sollevò un coro di proteste. Oggi tutto tace.