Messina – La Corte d’Appello di Messina ha condannato ai soli effetti civili del risarcimento dei danni, il Consorzio Autostrade Siciliane in solido con un ex funzionario, già responsabile dell’area tecnica, per l’incidente mortale avvenuto nel gennaio 2011 nel quale persero la vita il 53 enne maresciallo dei Carabinieri Sebastiano Zingales ed il figlio 18 enne Gaetano.
A distanza di quattordici anni dal terribile incidente stradale nel quale, a gennaio 2011, persero la vita il 53 enne maresciallo dei Carabinieri Sebastiano Zingales ed il figlio 18 enne Gaetano, finiti fuori strada sulla A20 nei pressi della galleria “Scafa” in territorio di Capo d’Orlando, è stato riconosciuto ai familiari il diritto al risarcimento dei danni. A parziale riforma della sentenza di primo grado, emessa nel febbraio 2023 dal Tribunale di Patti con l’assoluzione di due imputati per le ipotesi di omicidio colposo, la Corte d’Appello di Messina ha infatti condannato ai soli effetti civili del risarcimento dei danni, il Consorzio Autostrade Siciliane in solido con un ex funzionario, già responsabile dell’area tecnica.
Accolto l’appello del legale delle parti civili
Accolto l’appello proposto dall’avvocato Massimiliano Fabio, difensore delle parti civili, che aveva contestato le ricostruzioni poste a fondamento della sentenza di primo grado, in particolare riguardo agli obblighi di manutenzione e sicurezza della tratta autostradale teatro dell’incidente cui avrebbe dovuto ottemperare l’ente concessionario. Rilevate in particolare le gravi lacune in termini di dotazioni di sicurezza che hanno determinato il tragico epilogo, nello specifico l’irregolarità nel posizionamento delle barriere di protezione laterali che, qualora installate correttamente secondo la normativa vigente, come evidenziato anche dal perito stesso del pm, avrebbero impedito all’autovettura di impattare con il muro in cemento armato. Conclusioni cui è giunto il consulente tecnico nominato dalla Corte d’Appello, ingegnere Fabio Boscolo, che nella sua meticolosa ed approfondita ricostruzione della dinamica dell’incidente ha evidenziato che «al di là di ogni ragionevole dubbio, in presenza di una barriera di protezione stradale, l’incidente avrebbe avuto conseguenze non mortali».
La perizia dell’ingegnere Boscolo
«L’affermazione della responsabilità civile del funzionario e CAS appariva scontata ma così non è stato – commenta l’avvocato Massimiliano Fabio –. L’ingegner Boscolo, apprezzatissimo professionista di fama nazionale, in maniera chiara ha finalmente accertato la sussistenza di un pericolo che andava protetto e che ancora oggi permane. Alla base della tesi oggi accolta c’è l’articolo 14 del codice della strada che pone l’obbligo agli enti proprietari delle strade di garantire la sicurezza della circolazione attuando tutte le misure di prevenzione atte a tutelare gli utenti. Spero che questa decisione, oltre aver dato giustizia ai miei assistiti sebbene mai potrà essere mitigati il loro dolore, possa essere da monito per chi ricopre una posizione di garanzia affinché nel rispetto dei diritti degli utenti e della vita umana, si ponga finalmente fine a questo scempio».
I familiari delle vittime
Anche i familiari dei signori Zingales hanno voluto esprimere il loro commento: «I nostri cari non torneranno più, la nostra famiglia è stata distrutta, il dolore resterà per sempre ma oggi, almeno, possiamo dire che giustizia è stata fatta. Ci auguriamo che ciò che abbiamo vissuto noi non debba mai più accadere ad altri, ora che le responsabilità sono state riconosciute. Un ringraziamento speciale al nostro unico vero amico e avvocato, avvocato Massimiliano Fabio, che con impegno, dedizione e coraggio ci ha accompagnati in questa lunga e difficile battaglia».