Il vescovo Mogavero ha incontrato Giuseppe Cimarosa
Ha detto di temere per la sua incolumità e per quella dei suoi familiari, Giuseppe Cimarosa, figlio di Lorenzo, l'imprenditore edile che ha scelto di ...
Ha detto di temere per la sua incolumità e per quella dei suoi familiari, Giuseppe Cimarosa, figlio di Lorenzo, l'imprenditore edile che ha scelto di collaborare con la giustizia dopo l'arresto nell'ambito dell'operazione "Eden". Il giovane è stato ascoltato dal vescovo di Mazara del Vallo, Domenico Mogavero, prima di partecipare al Consiglio comunale convocato ieri a Castelvetrano sul tema della legalità , al quale era stato invitato. Un gesto di vicinanza importante, specie se visto alla luce della successiva "delusione" riportata da Cimarosa sull'esito dell'assemblea pubblica: «Doveva essere un giorno di svolta ma le uniche cose che ho sentito dire sono le cose più scontate mai dette a riguardo. Su quella sedia rossa in fondo all'aula - prosegue - l'unica cosa che riuscivo a pensare è che se Peppino Impastato, Rita Atria, Paolo Borsellino, Giovanni Falcone e molti altri dal cielo avessero assistito a tale rappresentazione , si sarebbero rivoltati nella tomba. Onore a loro che sono morti...ma onore anche a noi che siamo vivi!». «Giuseppe Cimarosa è un giovane che i cittadini onesti, le associazioni culturali e d’impegno sociale e le istituzioni non devono lasciare solo - ha detto Mogavero - in questo percorso di riscatto intrapreso dopo la collaborazione del padre Lorenzo con la giustizia». Giuseppe Cimarosa è stato determinante nella scelta del padre di divenire un "dichiarante". Al vescovo il giovane, che ha preso le distanze pubblicamente dal boss latitante Matteo Messina Denaro, ha raccontato la sua solitudine, la sua paura e quella in cui vive la sua famiglia: il fratello Michele, la madre, Rosa Filardo, e la nonna, Rosa Santangelo, zia di Messina Denaro. Giuseppe Cimarosa, regista di teatro equestre e fondatore della “Compagnia del centauro”, ha detto che tutti i componenti del suo nucleo familiare hanno condiviso la scelta di collaborare con la giustizia presa dal padre che, nel maggio scorso, è stato condannato, in primo grado, dal giudice per le indagini preliminari di Palermo, a cinque anni e quattro mesi di reclusione.
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