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Il senatore Bocchino sul referendum: "No all'uomo solo al comando"

28 Novembre 2016 10:13, di Redazione
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«Renzi ci accusa di essere un’accozzaglia, quella che si oppone alla sua riforma costituzionale? La pluralitŕ č una ricchezza!». A sostenerlo č il sen...

«Renzi ci accusa di essere un’accozzaglia, quella che si oppone alla sua riforma costituzionale? La pluralità è una ricchezza!». A sostenerlo è il senatore trapanese Fabrizio Bocchino nel corso di un incontro promosso per spiegare le ragioni del “NO” al referendum costituzionale di domenica prossima promosso dal movimento “A Misura d’Uomo” nel quartiere Borgo Annunziata. Una scelta in linea con l’intento del movimento di valorizzare i quartieri periferici. La riforma renziana, per Bocchino, «comunica di voler spostare il luogo decisionale dall’Assemblea parlamentare, eletta dai cittadini, in capo ad un uomo solo al comando». «Un processo già in atto in maniera subdola – ha denunciato il senatore Bocchino -. La riforma è l’atto finale di questo processo. Ne è l’esempio la legge 107 sulla scuola che ha spostato il processo decisionale negli istituti scolastici dal Collegio dei Docenti al preside-manager, al preside-sceriffo». Il senatore Antonio D’Alì, altro ospite di “A Misura d’Uomo”, invece, ha voluto sottolineare come la riforma tocchi pesantemente anche l’articolo 1 della Costituzione vigente quando questa afferma che la «sovranità appartiene al Popolo». Ciò non avverrebbe in quanto il Senato non sarebbe più eletto direttamente dal Popolo, come già la maggior parte dei componenti della Camera con l’applicazione della legge elettorale “Italicum”* imposta, a colpi di “fiducia”, sempre da Matteo Renzi. D’Ali, quindi, ha denunciato «il caso Sicilia nell’ambito di questa riforma costituzionale: su 100 senatori, solo 7 rappresenteranno la Sicilia, nonostante i suoi quasi 5 milioni abitanti, al pari, quasi, di Trentino e Valle d’Aosta che assieme, con meno 1,2 milioni d’abitanti, eleggeranno 6 senatori». Il senatore trapanese ha poi denunciato il prossimo intento del governo: abolire lo Statuto speciale della Regione siciliana. Inoltre, per D’Alì, è assurdo che un sindaco possa impegnarsi tanto presso il proprio Comune quanto come senatore, specie se si considera che il nuovo Senato continuerà a mantenere «una forte competenza legislativa». «Il merito di una riforma costituzionale in un Paese democratico coincide con il metodo con cui si è arrivati ad elaborarlo» è quanto ha sostenuto nel proprio intervento Natale Salvo di “A Misura d’Uomo”. Salvo ha sostenuto, poi, come «la Costituzione di uno Stato, di una nazione, di un popolo riflette valori condivisi dalla larghissima parte di quel popolo, così è accaduto in Italia nel 1947» mentre «oggi vediamo accadere il contrario: un Paese spaccato, da un lato il Partito Democratico, dall’altro Il Movimento Cinque Stelle, Sinistra Italiana e Forza Italia. La Carta costituzionale, invece, deve continuare ad essere la Carta di tutti». L’esponente del movimento “A Misura d’Uomo”, infine, ha sottolineato come «l’attuale Parlamento è stato eletto in forza di una legge elettorale che la Consulta ha dichiarato incostituzionale. Tale circostanza indebolisce, in maniera significativa, la legittimità morale e politica dello stesso Parlamento a poter modificare la Costituzione».

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