Trapani
I collettivi anticarcere e solidali con i migranti, tornano a chiedere la definitiva chiusura del CPR di Milo
Sabato alle 16 presidio davanti alla struttura
Redazione26 Giugno 2025 - Cronaca



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    Trapani – I collettivi anticarcere e solidali con i migranti, sabato 28 giugno, alle 16.00, si ritroveranno davanti al CPR, Centro di permanenza per il rimpatrio di Milo, alla periferia sud di Trapani, per un presidio che mira a «rompere l’isolamento» e a chiedere la chiusura definitiva del centro.

    Il comunicato che convoca la protesta definisce il CPR «un luogo di detenzione amministrativa, dove lo Stato rinchiude in gabbia le persone che non hanno il giusto pezzo di carta, per poi tentare di deportarle». Per gli organizzatori, il regime interno si reggerebbe su «idranti, manganelli e psicofarmaci», mentre all’interno vengono sequestrati i telefoni personali e limitato l’uso delle cabine, nel tentativo di «sotterrare le voci che urlano rabbia e chidono libertà».

    Il centro di Milo è stato più volte teatro di rivolte.

    • Marzo 2023 un incendio ridusse la capienza a una quarantina di posti;
    • Gennaio 2024 una nuova ribellione lo rese inagibile per circa il 90 per cento.
    • Ottobre 2024 riaperto dalla Prefettura, portando il limite formale a 204 posti, dopo lavori di ristrutturazione e ampliamento
    • Giugno 2025, gli attivisti stimano oltre un centinaio di persone recluse.

    «Fuoco alle galere», «Freedom, Hurriya, Libertà»: con questi slogan il corteo annuncia l’intenzione di «polverizzare, anche solo per poco, la distanza» fra chi è dentro e chi resta fuori. L’iniziativa arriva a poche settimane dalle denunce di suicidi, atti di autolesionismo e scioperi della fame che avrebbero coinvolto diversi CPR siciliani, compreso Milo, alimentando il dibattito sull’estensione a 18 mesi del trattenimento amministrativo.

    In attesa di eventuali controdeduzioni, dalla Prefettura di Trapani e dal gestore del centro non sono ancora giunte risposte alle richieste di commento. Gli organizzatori fanno sapere che il presidio sarà «determinato ma pacifico», con interventi al megafono e un saluto vocale rivolto ai reclusi oltre le mura.

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