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"Doppia paternità", il Comune di Trapani rigetta la richiesta di una coppia omosessuale

12 Marzo 2019 11:10, di Ornella Fulco
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Alla base una lacuna nel sistema normativo italiano sulla trascrizione dei certificati di nascita all'estero

Nessun riconoscimento della seconda paternità, da parte dei Servizi demografici del Comune di Trapani che, lo scorso 6 marzo, hanno espresso un diniego in merito alla richiesta presentata da una coppia di genitori omosessuali di inserire nei registri dello stato civile anche l'indicazione del nome del secondo padre di due gemelli. I bambini sono nati con la maternità surrogata negli Stati Uniti e sono figli biologici dei due. L'istanza era stata presentata il 3 luglio 2018 al sindaco e al settore comunale competente.
La nascita dei due bambini era già stata trascritta nei registri, su richiesta di uno dei due genitori che, in quel momento, aveva attestato esserne l'unico padre, proprio perchè in Italia non è previsto poter fare diversamente. Il nostro ordinamento, infatti, nonostante l'avvento nel 2016 delle unioni civili (che regolamentano i rapporti delle coppie formate da persone dello stesso sesso), non prevede una disposizione chiara sulla indicazione della doppia genitorialità, aspetto che riguarda, ormai, molte "famiglie arcobaleno" e molti bambini. Tra le questioni rimaste in sospeso c'è anche la "stepchild adoption", di cui a lungo si discusse in occasione dell'approvazione della legge Cirinnà e che venne poi stralciata, che consentirebbe al coniuge di un genitore omosessuale di adottare, e quindi divenirne legalmente padre o madre, il figlio dell'altro componente della coppia. 
In questi anni, quindi, gli omosessuali divenuti padri o madri si sono visti riconoscere, o meno, la loro posizione - che si traduce, o meno, in tutele per i bambini e riconoscimento di diritti e doveri nei confronti di questi figli al pari dei genitori eterosessuali - a seconda delle circostanze e del luogo in cui vivono. Già, perchè a fronte di amministrazioni comunali come quelle di Torino, Bologna, Firenze, Napoli e Palermo che, anche dopo una serie di pronunce dei Tribunali, hanno cominciato ad applicare un'interpretazione estensiva della legge, ci sono quelle, come è il caso, adesso, di Trapani, che in mancanza di riferimenti normativi chiari e definiti, scelgono la via del diniego. 
Nella sua motivazione il Comune di Trapani richiama anche la decisione della Prima Sezione civile della Corte di Cassazione che "proprio per la delicatezza delle questioni e delle materie coinvolte relative al riconoscimento della doppia partenità derivante da provvedimento straniero - ed è il caso dei due gemelli trapanesi che nel certificato rilasciato dalle autorità della California hanno indicati entrambi i nomi dei padri - ha rimesso gli atti (nel febbraio 2018) per la trattazione a Sezioni Unite rilevando che il riconoscimento della doppia paternità da un lato violerebbe i limiti della giurisdizione per invasione della sfera delle attribuzioni del legislatore e, dall'altro, legittimerebbe una condotta che l'ordinamento interno (italiano) punisce penalmente".
Si parla della surrogazione di maternità, cioè di quei casi in cui una donna si presta per conto di altri a portare avanti la gravidanza, cosa che in Italia non è permessa ma in altri Paesi è consentita e regolamentata. Cio, secondo tale ordinanza della Corte Suprema, violerebbe la legge 31/1995 secondo cui la sentenza straniera è riconosciuta in Italia se, tra l'altro, "le sue disposizioni non producono effetti contrari con l'ordine pubblico". 
Al di là del caso particolare trapanese, che ha già dato il via ad un'interrogazione presentata al Consiglio comunale dal consigliere del Pd Dario Safina e che è stata seguita da una mozione che sarà esaminata nell'ambito del massimo consesso cittadino, quella che emerge prepotentemente è la necessità che il Parlamento italiano si impegni al più presto nel colmare queste lacune legislative nell'ottica di garantire uguale tutela a tutti i figli, che nascano da coppie eterosessuali o omosessuali, e pari diritti e doveri ai loro genitori. Non è certo con la discrezionalità dei sindaci o con le sentenze dei giudici che si può dirimere, una volta per tutte e in maniera uniforme sul territorio nazionale, la questione.
Sul tema si registra anche la presa di posizione dell'associazione "Punto dritto" che, in una nota diffusa alla stampa, afferma: "Vogliamo pensare che sia stato un eccesso di prudenza da parte del sindaco Tranchida, che è ufficiale di stato civile, e lo invitiamo a seguire con coraggio quei sindaci progressisti e democratici che ci insegnano che le famiglie sono tutte uguali, che i bambini vanno tutelati e che i diritti non si negano mai. Invitiamo il sindaco a ripensarci perché la politica ha sempre il dovere di arrivare prima dei Tribunali, sarebbe una grave sconfitta trascrivere l'atto per imposizione di un giudice, una grave sconfitta che un democratico non si può permettere". 

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