Trapani
Domenica Trapani ricorderà il giudice Alberto Giacomelli
La cerimonia nella piazzetta nei pressi del Tribunale alle 9,30
Redazione12 Settembre 2025 - Cronaca
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    Trapani – La città di Trapani si prepara a ricordare l’anniversario dell’omicidio del giudice Alberto Giacomelli. La cerimonia si terra nella piazzetta nei pressi del Tribunale alle 9,30.

    Il Sindaco Giacomo Tranchida

    “Attesa la giornata dominicale, avra’ luogo, d’intesa con i familiari, una sobria cerimonia con deposizione di corona d’alloro presso la piazzetta allo stesso dedicata, in area laterale rispetto al Palazzo di Giustizia. Sobria, ma doverosa alla figura di un uomo, di un servitore dello Stato, di un trapanese assassinato da Cosa Nostra. Con la riapertura dell’anno scolastico i familiari si sono dimostrati disponili a tenere incontri nelle scuole sui temi inerenti al contesto che ha visto il loro genitore ucciso dalla mafia.
    La mafia è stata una pianta velenosa difficile da estirpare, oggi la mafia esiste ma in altre forme, una mafia che si nasconde dietro vari business. Tocca a noi riconoscere e segnalare alle autorità competenti quei comportamenti inopportuni, quelle minacce velate, ma che in realtà sono evidenti a chi riesce ad interpretare. Abbiamo combattuto tanto, ma tanto ancora c’è da combattere affinché le tante battaglie portate avanti da persone come Giacomelli non vadano disperse nell’aria anche sospinte dall’oblio e dal vento che cancella la memoria”.

    Quel giudice perbene

    Il delitto è il primo di due omicidi che nel giro di 12 giorni, nel settembre del 1988, scuoteranno una Trapani sonnolenta. Il giudice (in pensione) Alberto Giacomelli venne ucciso a Locogrande, nella via Falconara, esattamente 37 anni fa, il 14 settembre del 1988. I mafiosi cercavano un giudice da ammazzare, così raccontò qualche pentito, un giudice da ammazzare.

    Quel giudice da uccidere fu Giacomelli. A dare l’ordine Totò Riina, che si ricordò di Giacomelli e di una confisca firmata dal giudice nel gennaio del 1985 (quando Giacomelli presiedeva la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani). Una confisca a danno di Gaetano Riina, fratello di Totò, al quale venne tolta una casa di Mazara del Vallo, dove i Riina si erano da tempo trasferiti, accolti da Mariano Agate, boss di Mazara e da dn Ciccio Messina Denaro, boss di Castelverrano e capo della commissione provinciale.

    Alberto Giacomelli quel 14 settembre del 1988 risultò per i sicari mafiosi un obiettivo agevole da colpire, era in pensione, di solito si muoveva da solo, e stava molto in campagna.

    Tra i primi ad arrivare sul luogo del delitto fu il procuratore di Marsala Paolo Borsellino, c’era una guerra di mafia in corso. Ma qualcuno portò le indagini altrove, su quel giudice Cosa nostra usò la strategia del mascariamento cosa che sa fare benissimo, ma in realtà la verità era a portata di mano.

    La strategia mafiosa

    La «strategia» mafiosa contro Giacomelli non si consumò solo col delitto,  partì pure la delegittimazione, che nei fatti di mafia secondo un preciso rituale è una costante, colpa di una società dove è facile fare attecchire le fandonie e che è attenta a ciò che è pruriginoso, e così si cominciarono a raccontare episodi, scoperte infondate, come la gestione di terreni e di soldi da parte del giudice, quasi che alla fine il colpevole della sua morte fosse stato lui stesso, e poi quando proprio non se ne potè fare a meno venne fatto saltare fuori un (falso) pentito che portò gli inquirenti a prendersela con una banda di balordi. Bugie solo bugie.

    La morte di quel giudice perbene fu avvolta dall’oblio

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