Delitto di Brancaccio. La sorella su Facebook: " Non erano fidanzati".
La ragazza: " Lui la minacciava e la perseguitava.
Quando giovedì sera Alessandro Sammarco, accompagnato dal suo legale, si è presentato alla caserma Carini confessando di avere ucciso Natale Caravello, l'uomo che ostacolava la relazione amorosa tra il giovane e la figlia della vittima, con almeno due colpi di pistola alla testa ha tolto dal campo la pista di mafia dietro al delitto che ha insaguinato via Matera a Brancaccio.
Le liti violente tra i due ci sarebbero state anche nel passato e sempre per lo stesso identico motivo: la famiglia Caravello non desiderava che ci fosse quel fidanzamento. Sammarco, secondo gli investigatori, girava armato con la sua calibro 22 detenuta illegalmente e l'avrebbe tirata fuori dopo che Caravello aveva reagito violentemente vedendolo passare.
L'udienza per la convalida del fermo, disposto dal sostituto procuratore Gianluca De Leo, è stata fissata per oggi e potrebbe chiarire alcuni punti oscuri nella ricostruzione dei fatti in attesa che l'esame autoptico indichi il numero preciso di colpi andato a bersaglio.
Ma qual è la verità opposta, quella della famiglia della ragazza oggetto del desiderio di Sammarco? " Mia sorella ha sempre opposto un netto rifiuto e nel cervello di quest'individuo se non era sua non doveva essere di nessun'altro", scrive in un post su Facebook Francesca Caravello, figlia di Natale, per chiarire che " mia sorella non era la fidanzata dell'assassino di mio padre. Lui la minacciava, la intimidiva cercava di spaventarla se non si fosse fidanzata con lui. Dentro di me ho solo dolore".
Un dolore che ha stravolto un'intera famiglia: " Natale era buono e ben voluto da tutti oltre che essere un padre amorevole e attento". Questo padre amorevole e attento sul suo profilo Facebook gli auguri alle figlie, i video e le foto dei lavori svolti alla Reset. Ha scritto l'altra figlia nel suo post pubblicato per spiegare l'altro punto di vista: " Ancora aspetto i cinque minuti di mio padre che doveva impiegare per tornare a casa". Un fatto è certo: in un quartiere difficile come quello dove si è onsumata questa tragedia di sangue continua a dominare il dolore e la violenza e sarebbe ora di dire basta a tutto questo.
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