D'Alì assolto perchè il fatto non sussiste
"Assolto perchè il fatto non sussiste". Questo è quanto si legge nel dispositivo emesso dal Gup del Tribunale di Palermo, Gianluca Francolini, a concl...
"Assolto perchè il fatto non sussiste". Questo è quanto si legge nel dispositivo emesso dal Gup del Tribunale di Palermo, Gianluca Francolini, a conclusione del processo che vedeva il senatore Antonio D'Alì accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza è stata emessa col rito abbreviato. Il senatore è stato assolto perché il fatto non sussiste per quanto riguarda i fatti contestatigli successivi al 1994, mentre per le accuse antecedenti a quella data è scattato il non luogo a procedere per prescrizione. D'Alì era accusato di avere avuto rapporti con le cosche mafiose trapanesi e di avere ricevuto il sostegno elettorale dei boss. Secondo l'accusa avrebbe anche pilotato appalti pubblici, facendoli assegnare a imprese colluse con la mafia. La Procura chiese l'archiviazione dell'indagine ma il Gip Antonella Consiglio ordinò nuovi approfondimenti al termine delle quali i Pm chiesero il rinvio a giudizio del senatore. "L'assoluzione è la conferma dell'assoluta correttezza con cui ho sempre svolto la mia azione politica", ha commentato a caldo il senatore. "Sono una persona perbene, prendo atto che ci voleva una sentenza per affermarlo".  I magistrati avevano chiesto la condanna del parlamentare trapanese a 7 anni e 4 mesi di reclusione.  Il senatore del Pdl ha rivelato che la prima persona a chiamarlo per congratularsi è stato Silvio Berlusconi che gli ha detto: "Abbiamo fatto bene a candidarti perché siamo sempre stati convinti della tua correttezza”. Commentando la sua vicenda giudiziaria D'Alì ha affermato che “la riforma del sistema giustizia è necessaria per il Paese. E’ un fatto riconosciuto da tutti. Io non ho chiesto di avvalermi della prescrizione o di altro. Mi sono difeso nel processo. Ma che occorra la riforma della giustizia, e non lo dico certo partendo dal mio caso, è di tutta evidenza”. "Le sentenze non si commentano", ha detto invece, l'avvocato Gino Bosco che assieme all'altro legale Stefano Pellegrino, ha assistito D'Alì. "Posso solo dire - ha concluso - che non ho mai difeso mafiosi e questo processo ne è la conferma". Bosco e Pellegrino avevano chiesto l'assoluzione del senatore "perchè la stessa Dda di Palermo aveva riconosciuto che nessuna condotta concreta, effettiva e fattuale agevolatrice dell'associazione mafiosa" era stata accertata a carico di D'Alì. Dunque è stata la linea dei difensori a trovare ascolto nella decisione del Gup Francolini. La sentenza era inizialmente prevista per lunedì scorso ma in quella data, su richiesta dei Pm Guido e Tarondo, il Gup aveva riaperto il dibattito per ascoltare don Ninni Treppiedi, ex direttore della Curia di Trapani, sospeso a divinis dalla Santa Sede, che aveva fatto una serie di dichiarazioni su presunti contatti tra D'Alì ed esponenti della mafia trapanese. Stamattina i Pm avevano chiesto di ascoltare di nuovo Treppiedi perché riferisse sulle minacce che ha dichiarato di aver ricevuto due giorni prima di testimoniare contro il senatore trapanese. Il Gup, però, aveva respinto la richiesta e aveva detto "no" anche all'acquisizione dei verbali.
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