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Trapani | Cronaca

Caso Bulgarella, l'imprenditore denuncia per diffamazione giornalista trapanese

09 Novembre 2015 16:37, di Ornella Fulco
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La vicenda giudiziaria riguardante l'imprenditore Andrea Bulgarella, balzata alle cronache nazionali nelle scorse settimane, si arricchisce di un capi...

La vicenda giudiziaria riguardante l'imprenditore Andrea Bulgarella, balzata alle cronache nazionali nelle scorse settimane, si arricchisce di un capitolo trapanese dopo che il costruttore, da anni operante in Toscana, ha reso noto di aver depositato, tramite i suoi avvocati Francesco Marenghi ed Enrico Pucci, una querela per diffamazione a carico del giornalista trapanese Rino Giacalone "perché - si legge nella nota diffusa alla stampa - in diversi articoli (prima sul periodico «S», poi su alcuni siti online) ha riportato tra virgolette, attribuendole agli organi investigativi (ma in realtà completamente false), frasi gravemente diffamatorie, lesive dell'immagine personale di Bulgarella e del gruppo imprenditoriale da lui guidato". "L'elemento diffamatorio più grave - prosegue la nota - è contenuto sul periodico «S» nell'articolo dal titolo «Andrea Bulgarella. Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, dove Giacalone, nel tratteggiare la figura di Luca Bellomo, scrive della sua «stretta vicinanza alla famiglia mafiosa di Trapani facente capo a Matteo Messina Denaro, a cui da tempo Bulgarella è legato da strettissimi rapporti». In nessun atto dell'indagine a carico di Bulgarella - si legge ancora nel documento diffuso dall'imprenditore trapanese - gli investigatori scrivono che egli sia «legato da strettissimi rapporti» con Matteo Messina Denaro. La frase, per la sua intrinseca gravità, costituisce una gravissima diffamazione". Gli articoli a firma di Giacalone si riferiscono all'indagine avviata carico di Andrea Bulgarella e di altre persone, tra cui il vice presidente di Unicredit, Fabrizio Palenzona, dalla Procura della Repubblica di Firenze, nell'ambito della quale, lo scorso 8 ottobre, sono stati eseguiti dai carabinieri del Ros alcuni provvedimenti di sequestro probatorio. Provvedimenti che, due settimane fa, il Tribunale del Riesame di Firenze ha annullato per carenza del cosiddetto "fumus commissi delicti" dei reati contestati che sono quelli di riciclaggio e truffa con l'aggravante mafiosa. Contro la decisione del Tribunale del Riesame la Procura fiorentina ha annunciato la presentazione di un ricorso alla Corte di Cassazione.

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