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Case abusive: i Comuni chiedono il conto, i proprietari non ci stanno

26 Gennaio 2019 15:59, di Ornella Fulco
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Alcuni si sono già rivolti agli avvocati per difendere le loro ragioni

Da circa un mese a questa parte diverse amministrazioni comunali della provincia di Trapani hanno inviato ai proprietari di case abusive, costruite entro i 150 metri dalla costa, diffide ad adempiere per il pagamento delle indennità di occupazione dovute per l'utilizzo degli immobili che, per legge, data la loro irregolarità, sono passati al patrimonio dei Comuni da svariati anni. Come infatti stabilisce la legge regionale 47 del 1985, gli immobili realizzati in zone con vincolo di inedificabilità assoluta, ed è questo il caso, vengono acquisiti al patrimonio dei Comuni.
Adesso le amministrazioni comunali chiedono ai proprietari non solo di lasciare le abitazioni, di cui nel frattempo hanno continuato a fruire, e consegnare le chiavi ma anche di pagare un canone di occupazione che varia in base alla rendita catastale dell'immobile. Si parla di richieste che vanno dai 5.000 ai 30.000 euro e anche oltre. Le lettere sono state già inviate a Valderice e Trapani, mentre da Erice sono partite, al momento, solo richieste di sgombero ma, come è chiaro, l'iniziativa si andrà estendendo anche ad altri comuni e non solo del Trapanese. Come ha ricordato il presidente della Regione Nello Musumeci lo scorso mese di novembre, ci sono 26.650 casi di abusivismo non sanabile nell'Isola, il più alto numero d'Italia dopo la Calabria, e ci sono 736mila pratiche di richiesta di sanatoria, distribuite nei 390 comuni siciliani. 
Le diffide hanno messo in grande allarme i proprietari e alcuni si sono gia rivolti a legali per provare a venirne fuori con le ossa il meno rotte possibile.
"La questione - commenta l'avvocato Vincenzo Maltese, dell'ufficio legale regionale di Codici - è articolata e dovuta alle variegate leggi regionali di urbanistica e riguarda diversi Comuni della provincia di Trapani che hanno ritenuto di procedere con le diffide di pagamento. Gli enti richiedono ai proprietari una somma, dovuta a titolo di risarcimento danni per il semplice fatto di aver occupato negli anni l'immobile, anche se questi hanno versato, nello stesso periodo, le imposte comunali quali IMU e TARSU, e di non averlo reso nella disponibilità del Comune".
Il legale ha inviato una memoria difensiva con  la quale, richiamando un consolidato orientamento giurisprudenziale spiega che "il danno da occupazione abusiva non può ritenersi in re ipsa e non può coincidere con il semplice evento dell'occupazione. Di conseguenza, è preciso onere del danneggiato, e quindi in questo caso del Comune che chiede di esser risarcito, provare l'effettiva entità del danno e, cioè, la concreta lesione derivante dal non aver potuto locare l’immobile o, comunque, utilizzare direttamente e tempestivamente. Nel caso che mi occupa - conclude Maltese, a causa del vincolo di inedificabilità assoluta, anche nell’ipotesi in cui l'immobile fosse stato consegnato dal proprietario alla amministrazione comunale, questa non avrebbe mai potuto utilizzarlo ad alcun fine, neanche per scopi di utilità sociale". 
Per questo motivo i proprietari, tramite l'avvocato, hanno respinto la richiesta di pagamento per circa 25mila euro a titolo di indennità di occupazione chiedendo al Comune, in autotutela, di non procedere per il recupero in sede giudiziale dove eventualmente, saranno pronti a difendere le proprie ragioni. 
 


 

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