Palermo
Bene confiscato occupato abusivamente, sequestrati 250 mila euro all’imprenditrice antiracket Valeria Grasso
Gli accertamenti partiti dopo la denuncia di un imprenditore a cui non sarebbero stati pagati 50 mila euro
Redazione23 Dicembre 2024 - Cronaca
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    PALERMO – I finanzieri del Comando provinciale di Palermo hanno eseguito un provvedimento di sequestro di 250 mila euro all’imprenditrice antiracket Valeria Grasso. Il decreto di sequestro conservativo ante causam (previsto in caso di gravità e urgenza) è stato emesso dalla Sezione giurisdizionale per la Regione siciliana della Corte dei Conti.

    L’imprenditrice Grasso avrebbe occupato abusivamente, per aprirvi una palestra, un immobile tolto alla mafia e affidato all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla mafia. Gli accertamenti della Procura regionale della Corte dei conti sono partiti dalla denuncia di un imprenditore a cui non sarebbero stati pagati lavori per 50 mila euro.

    «Nel dettaglio – si legge nella nota del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Palermo guidato dal colonnello Carlo Pappalardo – è stato possibile appurare che dall’occupazione abusiva sarebbe derivato un danno erariale quantificato in circa 165 mila euro, cui si aggiungono 80 mila euro relativi ai compensi corrisposti negli anni dai fruitori della struttura sportiva e le ulteriori somme (circa 10 mila euro) incassate per finalità di lucro».

    Il sequestro conservativo dei beni serve affinché in caso di condanna lo Stato possa essere risarcito. Lo scorso aprile la palestra di via Dominici 27 nel quartiere San Lorenzo è stata sequestrata penalmente. Valeria Grasso è indagata per invasione di edificio.

    Nel provvedimento di sequestro disposto dal gip Ivana Vassallo si parla di occupazione sine titulo a partire dal 2014 da parte di Grasso, presidente dell’associazione Legalità e Libertà. Nel 2014 il custode giudiziario ha notifica a Grasso l’ordine di rilascio dei locali che sono nella titolarità dell’Agenzia nazionale per i beni confiscati.

    L’operazione, scrivono ancora i finanzieri, «testimonia la stretta sinergia operativa tra la Corte dei conti e la Guardia di Finanza nel contrasto agli illeciti perpetrati nel settore della spesa pubblica e nella pubblica amministrazione» per tutelare «l’integrità dei bilanci pubblici e controllare l’efficace gestione delle risorse dello Stato».




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