Auguri, certo, e una riflessione
Trapani, 31 dicembre 2010 E’ l’ultimo dell’anno e la tradizione vuole che sia occasione per scambiarsi gli auguri per un Anno Nuovo che possa essere, ...
Trapani, 31 dicembre 2010 E’ l’ultimo dell’anno e la tradizione vuole che sia occasione per scambiarsi gli auguri per un Anno Nuovo che possa essere, si dice sempre così, migliore di quello trascorso. Anche noi facciamo gli auguri a tutti Voi, ma insieme alla speranza di un futuro migliore, consentiteci una breve riflessione sull’anno appena trascorso e su quelli ancora precedenti. Da tempo abbiamo la percezione netta che le cose non vanno bene. Ora, come al solito, arrivano le statistiche che confermano quello che sappiamo. Le statistiche ci dicono che nel 2010 il reddito pro capite in Italia è stato inferiore a quello del 2000 Un dato che di per sé è scoraggiante. Ma la desolazione che ci prende è maggiore allorquando ci guardiamo attorno e vediamo macerie su macerie. Siamo una Nazione che da sempre spera nella Buona Stella ed ora ci ritroviamo con un sistema sanitario boccheggiante, un sistema d'istruzione con un rendimento bassissimo; una pletorica burocrazia che sia a livello centrale che locale dimostra appieno la sua inefficienza. C’è, e questo lo condividiamo con il Presidente del Consiglio, un problema giustizia, anche se non è quello di cui parla lo stesso Premier, che mira a salvaguardare sé e le sue aziende. Il problema giustizia è legato alle difficoltà della popolazione di avere risposte in tempi ragionevoli sia in sede civile che in sede penale. In questi mesi abbiamo visto come la criminalità fattasi sistema sia penetrata in regioni abitualmente indenni da questo fenomeno, dimostrando, essa sì, di essere efficiente ed organizzata. Il problema spazzatura è irrisolto in diverse città d’Italia e a breve dovrebbe interessarne altre. Muoversi da un posto all’altro è quasi impossibile, vista la vetustà della rete viaria e ferroviaria, e nelle grandi città quelle che vengono chiamate “linee metropolitane” sono spesso vecchie e obsolete, per giunta a rischio per l’utente, lasciate come sono in balia di sbandati. La disoccupazione ha raggiunto percentuali che definire preoccupanti è eufemistico, la rete idrica delle città , soprattutto al Sud, è un vero e proprio colabrodo. Dissesti geologici sono dietro l’angolo non appena si registra una precipitazione piovosa più consistente della media con frane ed alluvioni che non risparmiano un territorio dove si è costruito allegramente e senza tenere conto dell’assetto geologico e che portano impietosamente con sé tutto, compreso quei beni artistici e culturali che sono il vanto della nostra Nazione, ma ormai da anni abbandonati al loro destino per carenza di risorse. Siamo alla Caporetto, ma la nostra classe politica, che si è moltiplicata come e più di quella burocratica e che oggi consta di deputati nazionali, senatori, deputati regionali, consiglieri provinciali, comunali, di quartiere, di zona, di comunità montane e, a breve, anche di condominio, tutti regolarmente a busta paga di noi cittadini, fa finta di non vedere . Non vede l’elevata percentuale di tasse che si pagano e di evasione fiscale che si realizza, non vede una classe operaia che ha i salari più bassi della media dell'area-euro, non vede un sistema pensionistico che sta franando, nonostante sia fra i più costosi d'Europa, non vede, o fa finta di non vedere, la crescita di un debito pubblico che appena pochi anni orsono era stato portato al 104 per cento, ed ora è risalito sino al 120 per cento. Ognuno dice che non è colpa sua, che è colpa di chi c’era prima e che si sono trovati a gestire questo sfacelo. Ma la domanda è ” Perché allora avete accettato di gestire questo andazzo, visto che siete stati chiamati a metter un punto fermo e non siete riusciti a farlo? Se non avevate intenzione di farlo, potevate lasciare perdere”. Ogni governo vince le elezioni in base ad un programma che poi, appena eletto, viene accantonato perché nessuno ha il coraggio di porre fine all’allegro andazzo. Il risultato è che la nostra produzione perde competitività , che dall’estero nessuno investe in Italia e che anzi l’italiano imprenditore va all’estero. Siamo un Paese senza idee e un Paese senza idee è un Paese senza futuro. Sino a quando i padri sono riusciti a mantenere i figli il nostro sistema ha retto, ma ora il baratro è dietro l’angolo. Il grido della gente è sempre più flebile, sia per una sorta di rassegnazione che sembra ormai regni tra gli italiani sia per la ormai accertata sordità di una classe politica autoreferenziale, sempre più distante della popolazione e che, ripetitivamente, continua a proporsi con le stesse frasi, con gli stessi slogan , in quello che è il teatrino della politica. Ma la gente di teatrino non ha bisogno, ha bisogno di fatti e di soluzioni ai problemi. E’ la soluzione non è un nuovo partito di un nuovo/vecchio leader, ognuno dei quali si propone come taumaturgo della Società . La soluzione è nella fine di sprechi e nel dare un senso ai sacrifici che ci vengono richiesti (magari da chi non li fa) ridando una speranza a chi ormai è disperato. Anche perché la disperazione è una cattiva consigliera e questa nostra martoriata Nazione, dalle Alpi a Lampedusa, non ha certo nostalgia di episodi che in un passato non molto lontano hanno creato paura tra la gente. Per questo occorre fare presto, perché ormai il baratro è vicino e di certo non saranno in pochi a precipitarvi. Salvatore Morselli
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