Palermo
Appello Bonafede. Corte acquisisce sentenza Lanceri
Udienza rinviata
Laura Spanò9 Luglio 2025 -



  • tribunale palermo

    Palermo – Ieri davanti la II sezione della corte d’appello di Palermo presidente, giudice Fernando Sestito era prevista l’arringa dell’avvocato Tommaso De Lisi, legale di Andrea Bonafede, ex operaio del comune di Campobello di Mazara accusato di aver fatto da “postino sanitario” tra Matteo Messina Denaro e il medicio Alfonso Tumbarello nel periodo in cui il boss era in cura per il cancro al colon.

    Bonafede è stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione.

    Ieri l’avvocato De Lisi ha chiesto alla corte di acquisire la sentenza della corte d’appello sezione I – di Lorena Lanceri, amante del boss. “La Lanceri – dice l’avvocato De Lisi – in primo grado era stata condannata per partecipazione all’associazione mafiosa e in appello assolta per questo reato è condannata solo per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena, dunque siccome le posizioni processuali della Lanceri e del Bonafede sono sovrapponibili ritengo che questo è un documento importante per la difesa del mio assistito”.

    La corte ha acquisito il documento rimandando l’udienza al 16 luglio per quella data oltre all’arringa difensiva è prevista la sentenza.

    La richiesta del PG Manzella

    Il procuratore generale Carlo Manzella alla fine della sua requisitoria aveva chiesto per Andrea Bonafede 12 anni di reclusione, puntando a far riconoscere l’appartenenza piena a Cosa nostra, alla luce del suo ruolo funzionale alla sopravvivenza del boss in clandestinità.

    Secondo la ricostruzione dell’accusa, Bonafede avrebbe fatto da “postino” a Messina Denaro, occupandosi soprattutto di farsi prescrivere e di ritirare le ricette mediche per garantirgli le cure, a seguito della diagnosi di tumore che, il 25 settembre del 2023, dopo l’arresto, lo aveva poi stroncato. L’imputato era stato arrestato poche settimane dopo la cattura del latitante e in manette era finito anche il medico di base del boss, Alfonso Tumbarello.

    L’imputato avrebbe fatto la spola tra lo studio del medico per farsi prescrivere farmaci e visite, oltre a ritirare ricette. Furono quasi 140 quelle individuate dagli investigatori. L’imputato si era difeso sostenendo di aver fatto “una cortesia” al cugino omonimo, che “voleva nascondere la sua malattia alla sua famiglia”. In realtà, però, il vero Andrea Bonafede non è affetto da alcun tumore, ma i suoi dati sono stati utilizzati da Messina Denaro per accedere alle cure del Servizio sanitario nazionale

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