Palermo
Appalti pilotati, sequestrati 80mila euro cash a Cuffaro
Interrogati alcuni degli indagati per corruzione, prime ammissioni
Redazione11 Novembre 2025 - Cronaca
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    Palermo – (Fonte Ansa) – Una metà li hanno trovati nelle due casseforti dello studio e in un mobile di casa, il resto era nascosto in un armadio nella sua tenuta di San Michele di Ganzaria, nel Catanese.

    In tutto 80mila euro in contanti, somma di cui, certamente, Totò Cuffaro, ex governatore siciliano indagato per associazione a delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti, sarà chiamato a rendere conto nell’interrogatorio preventivo davanti al gip venerdì prossimo.

    Il sequestro operato dal Ros

    Il denaro è stato sequestrato dai carabinieri del Ros che hanno perquisito l’abitazione di Palermo e quella di campagna dell’ex presidente, oltre agli immobili di altri sedici indagati.
    L’unico a non subire la visita dei militari dell’Arma è stato Saverio Romano. Per lui, che è un parlamentare, sarebbe necessaria l’autorizzazione a procedere che il giudice per le indagini preliminari potrebbe chiedere dopo l’interrogatorio.

    Per l’accusa, Cuffaro, insieme a un gruppo di fedelissimi e a imprenditori e funzionari regionali compiacenti, avrebbe gestito appalti, concorsi pubblici e disposto a tavolino le nomine dei vertici delle aziende sanitarie di mezza Sicilia. L’ex presidente, che dopo la notifica della richiesta di arresto ha lasciato la carica di segretario nazionale della Dc, sarebbe stato, dunque, al centro di un comitato d’affari illegale che avrebbe condizionato la vita politica e amministrativa siciliana.

    “Fatta eccezione per circa 30mila euro relativi alla vendita di prodotti agricoli regolarmente fatturati, si tratta di banconote oltremodo datate, usurate e inutilizzabili”, fanno sapere i legali dell’indagato, gli avvocati Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto.

    Davanti al Gip

    Intanto, davanti al gip oggi sono cominciati gli interrogatori preventivi dei coindagati dell’ex presidente coinvolti nel capitolo dell’inchiesta sulla gara di appalto per l’affidamento dei servizi di ausiliariato e reception bandita dalla Asp di Siracusa e illegittimamente assegnata, secondo i pm, alla Dussmann Service srl. Per l’accusa, dietro all’aggiudicazione, che sarebbe dovuta andare alla ditta Pfe, ci sarebbe stato un accordo criminoso volto a favorire la Dussman e l’impresa di Sergio Mazzola che ha ricevuto un subappalto, la Euroservice srl, sponsorizzata da Romano.

    Tutti hanno risposto al gip. Per uno, Vito Fazzino, membro della commissione aggiudicatrice, i pm hanno revocato la richiesta di misura cautelare. Il suo ruolo nella vicenda sarebbe stato ridimensionato. Ammissioni sarebbero state fatte invece dalla presidente della commissione di gara, Giuseppa Di Mauro, che avrebbe confermato che il rinvio della aggiudicazione era avvenuto su pressione dell’allora direttore generale dell’Asp Alessandro Maria Caltagirone, nominato ai vertici dell’azienda, secondo l’accusa, su indicazione di Romano; e che i punteggi delle ditte partecipanti erano stati modificati.

    Ferdinando Aiello, consulente che avrebbe mediato tra l’impresa e l’azienda sanitaria, ha invece respinto ogni accusa, mentre Mazzola ha negato di essere stato sponsorizzato da Romano e ha sostenuto che il subappalto non sarebbe stato economicamente sostenibile per la sua ditta.

    Nel pomeriggio sono stati interrogati anche l’addetto commerciale della Dussmann Marco Dammone, che ha ridimensionato il suo ruolo nella società e ha negato di aver stretto accordi illeciti sull’appalto, e il legale rappresentante della srl Mauro Marchese che ha respinto le accuse.

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