Anci Sicilia: proposte dall'assemblea dei piccoli comuni
Prevedere, in sede di variazione di bilancio, interventi concreti perché ai piccoli comuni siano garantite le risorse adeguate alla copertura dei serv...
Prevedere, in sede di variazione di bilancio, interventi concreti perché ai piccoli comuni siano garantite le risorse adeguate alla copertura dei servizi erogati, mantenendo il trasferimento ai livelli del 2012. Modificare la legge regionale nella parte in cui stabilisce che, per i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, dovrà essere garantito “un ammontare complessivo di contributi ordinari di parte corrente pari ad un quinto del Fondo ordinario di parte corrente al netto di tutte le riserve”. Concertare con l’AnciSicilia strumenti adeguati a favorire ed incentivare la gestione associata dei servizi attraverso le Unioni di comuni o le Convenzioni. Semplificare i meccanismi istruttori relativi alla erogazione dei trasferimenti e pianificare in tempi rapidi una anticipazione delle prime due trimestralità del 2013. Queste le principali richieste avanzate dall’assemblea dei piccoli comuni al governo regionale e ai deputati regionali. Durante la riunione, svoltasi nella sede dell’AnciSicilia a Villa Niscemi a Palermo, i rappresentanti dei piccoli comuni, insieme con il presidente e il segretario generale dell’AnciSicilia, Giacomo Scala e Mario Emanuele Alvano, con il vicepresidente dell’Associazione, Paolo Amenta, e con Basilio Ridolfo, presidente della Consulta Piccoli Comuni, hanno sottolineato come la cospicua e drastica riduzione delle risorse regionali (unitamente all’altrettanto significativa riduzione dei trasferimenti statali) contribuirà a rendere ancora più difficile per i piccoli comuni l’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, e, senza dubbio, comprometterà la copertura delle spese più elementari e, in alcuni casi, determinerà gravi squilibri di bilancio fino a situazioni di dissesto finanziario. “Prevedere per i piccoli comuni un meccanismo rigido di ripartizione delle risorse del Fondo delle Autonomie locali (1/5 del Fondo ordinario di parte corrente al netto di tutte le riserve) - hanno spiegato Scala ed Alvano - svuota di significato il parere espresso dalla Conferenza Regione Autonomie locali. Bisogna, inoltre, tener conto dell’esiguità dello stanziamento in favore delle Unioni di comuni, che risulta evidente se si considera che nel 2010 le somme destinate a tale finalità erano oltre 6,5 milioni di euro. Tutto questo non rappresenta di certo un’incentivazione all’esercizio associato dei servizi”. I sindaci dei piccoli comuni hanno sottolineato anche che alle significative riduzioni dei trasferimenti statali si è aggiunto il significativo ridimensionamento delle risorse del Fondo delle Autonomie Locali previsto dalla legge n. 9 del 15 maggio 2013. In tale contesto i ristrettissimi margini imposti dal Patto di Stabilità Interno, che da quest’anno interessano anche i comuni con popolazione da 1001 a 5000 abitanti, aggravano ulteriormente la grave situazione finanziaria in cui versano i piccoli comuni. Tale disposizione azzera di fatto il potere decisionale della Conferenza Regione Autonomie locali impedendo la possibilità che in quella sede vengano previsti criteri che tengano conto della specificità dei piccoli comuni.
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