Cronaca

Vicenda Ruggirello. Ritornato in carcere l'ex politico «ha mostrato segni di crollo psicologico e manifestato intenti suicidiari»

Il quadro, come è stato descritto dai legali dell’ex deputato regionale

Redazione

(AGI) - Paolo Ruggirello, da ieri nuovamente in carcere per mafia, «ha mostrato segni di crollo psicologico e manifestato intenti suicidiari» durante la permanenza in ospedale. Il quadro, come è stato descritto dai legali dell’ex deputato regionale, emerge dal provvedimento del Tribunale di Trapani, che ha respinto la richiesta di trasferimento ai domiciliari avanzata dai legali dell’ex politico, adesso guarito dal coronavirus. Nelle prossime settimane però il caso finirà nuovamente nel mirino, stavolta dei giudici del Riesame di Palermo che dovranno esprimersi tenendo conto delle motivazioni depositate ieri dalla Corte di Cassazione (dispositivo emesso lo scorso 8 aprile ndr), in seguito a uno dei tanti ricorsi presentati dagli avvocati Vito Galluffo e Carlo Taormina.Il punto centrale è il reato contestato a Ruggirello. Per i pm della Dda di Palermo e i giudici del Tribunale di Trapani è di 'associazione di stampo mafiosò. Sin dal primo ricorso invece il Riesame e la Cassazione hanno riqualificato il reato in 'concorso esterno in associazione mafiosà, scongiurando - scrivono i giudici romani - «il ricorso in via esclusiva alla misura carceraria e che, in relazione al caso concreto, può essere soddisfatto da altre misure», come il trasferimento ai domiciliari. E’ un risiko di provvedimenti che intanto ieri ha riportato Ruggirello nuovamente al carcere di Santa Maria Capua Vetere dove «è evidente la non affidabilità della struttura sanitaria del carcere», si legge in una memoria presentata dai due legali. Nel provvedimento emesso dal Tribunale di Trapani (collegio presieduto dal giudice Daniela Troja, giudici a latere Giancarlo Caruso e Oreste Fabio Marrocoli) viene ritenuto «possibile che il Ruggirello sia sottoposto a trattamento farmacologico e psicoterapeutico all’interno dell’istituto penitenziario e che dunque le sue condizioni di salute siano da ritenere non solo in astratto, ma anche in concreto, compatibili con il regime carcerario». A metà aprile era emerso uno stato di «preoccupante depressione psicologica», tale da convincere i giudici a disporre delle perizie aggiuntive. Dalla documentazione acquisita si legge che «il 28 aprile Ruggirello veniva dimesso con diagnosi di 'polmonite interstiziale da covid19 - disturbo di adattamento - con umore depresso», tanto che i legali proposero il trasferimento in una struttura privata trapanese (Villa Zina di Custonaci, già attrezzata per i pazienti da coronavirus ndr). Anche perchè il 4 maggio, «nel corso di un colloquio telefonico», l’ex politico manifestò «intenti suicidiari». Per questo il Tribunale affidò un incarico a un medico napoletano, acquisendo anche il parere di una psicologa in servizio all’ospedale Cotugno di Napoli. Pochi giorni dopo - l’8 maggio - sia il Dap che i pm della Dda di Palermo diedero parere favorevole al rientro in carcere di Ruggirello, nonostante gli avvocati sostenessero che «peraltro persistono spunti di colpa, fallimento esistenziale e preoccupazione per il futuro e continui rimurginii che inficiano la capacità di concentrazione ed attenzione». (AGI)

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