Dopo il settennato di Ciampi al Quirinale l'elezione del Capo dello Stato che dovrà succedere all'ex Governatore della Banca d'Italia è un problema. La coalizione di centrosinistra ha vinto di strettissima misura le elezioni il 10 aprile 2006 imbarcando si può dire tutti: da Mastella ai trozkisti eletti nelle liste di Bertinotti. Facile capire che Berlusconi non ha alcuna intenzione di mettersi buono da una parte. Ciampi , una delle due opzioni di Fassino, l'altra è D'alema da sempre in ottimi rapporti con Berlusconi, non ha alcuna intenzione di farsi rieleggere e non manca di farlo sapere.
L'elezione di D'Alema ad un certo punto sembra possibile ma il 5 maggio arriva la doccia gelata in quanto Berlusconi non è riuscito a convncere Gianfranco Fini a concludere l'operazione. Senza i voti di Alleanza Nazionale il Cavaliere non vuole proseguire. Dopo avere vagliato una serie di nomi, Fassino D'alema e Prodi convergono tutti e tre su Giorgio Napolitano. Berlusconi deciderà di non mettere in gioco il suo pacchetto di voti anche se Napolitano era uno di quelli che voleva " decomunistizzare" il partito ben prima della caduta del Muro di Berlino.
Il 10 maggio Napolitano verrà eletto con 543 voti.
Terminano i primi sette anni di Napolitano al Quirinale. Bersani e Berlusconi si incontrano per parlare del successore. Il segretario del Partito Democratico fa una rosa di nomi tutti 'digeribili' per il centrodestra: da D'Alema ad Amato fino a Marini. Il candidato dei Cinque Stelle sarà invece Stefano Rodotà, giurista di sinistra ed ex Pds. Bersani e Berlusconi si incontrano nuovamente: decidono di candidare Marini che è anche convinto di farcela.
Marini prenderà schiaffi: si fermerà a quota 521 voti. Per risolvere la grana ad un certo punto si pensa al 'Professore' Prodi in quel momento in Mali per una missione. Nemmeno questa operazione andrà in porto: non ci sono voti né da qualche grillino dissidente né da seguaci di Mario Monti. Si assiste ad un bagno di sangue, Prodi prenderà solo 395 voti. Sabato 20 Bersani sale al Colle per chiedere al Presidente in carica che si stava preprando a traslocare di ripensarci. La stessa richiesta verrà fatta a quello che i suoi odiatori chiamano 'Re Giorgio' da Berlusconi e da Monti a cui si associano persino i leghisti di Maroni. Nel Partito Democratico scompaiono i franchi tiratori. Il 20 pomeriggio Napolitano viene rieletto con 738 voti. Così cominciò il suo secondo mandato.