Avverrà in Romania il processo contro cinque imprenditori agricoli siciliani che , nel 2017 avrebbero preso fittiziamente in affitto centinaia di ettari di terreno nell'ex Paese governato da Ceasescu per coltivare pomodori al solo fine di ricevere contributi; l'accusa è quella di frode contro gli interessi finanziari dell'Unione europea e la formazione di un gruppo criminale , reato che corrisponde all'associazione per delinquere del codice penale italiano.
Le truffe commesse contro l'Unione europea in Italia dalle persone messe sotto indagine ammonterebbero all'incirca a 21 milioni di euro , somme che poi sarebbero state reinvestite per altre frodi , compresa quella in Romania. Nei giorni scorsi ad Enna si è tenuto un vertice tra le autorità giudiziarie romene e quelle italiane che con il sostegno di Eurojust , hanno portato a termine l'inchiesta.
Una collaborazione quella tra i giudici dell'Isola e quelli romeni che è cominciata nel 2019 quando era emerso che i cinque, tutti siciliani e sembrerebbe coinvolti in alcune indagini in Italia per le truffe sui contributi all'agricoltura, avevano costituito diverse società in Romania con le quali avanzavano richieste di contributi comunitari per le colture di pomodoro.
Si era giunti all'operazione denominata " Maglie larghe" a seguito delle indagini della Procura di Enna e della Guardia di Finanza che aveva svelato che le somme erogate erano state trasferite su conti correnti e ritirate in contanti, utilizzando sportelli automatici di Comuni ennesi. I magistrati romeni hanno indagato sul meccanismo che si è rivelato essere lo stesso delle truffe commesse in Italia sui fondi che erogano i contributi in base alle superifici possedute o utilizzate dagli imprenditori.
La tesi dell'accusa è che nel 2017 i quattro imprenditori di Capizzi e uno proveniente da Tortorici, in provincia di Messina, abbiano registrato con l'aiuto di un'avvocatessa donna in Romania 5 società prendendo in affitto circa mille ettari di terreni in diverse località.Il contributo comunitario era di poco meno di 2.000 euro, per la precisione 1.400 a ettaro coltivato a pomodori da destinare alla lavorazione industriale.
L'indagine, che ha avuto come esito finale il processo a carico dei cinque imprenditori, è stata svolta per la Romania dalla Procura presso l'Alta Corte di Cassazione e giustizia, direzione nazionale e ufficio di Cracovia ; per l'Italia dalla procura di Enna e dall'ufficio europeo per la lotta antifrode.