Domani inizia ufficialmente la seconda edizione, fino al 29 giugno, del Shakespeare Summer Night, la rassegna organizzata dal Teatro Libero di Palermo a Villa Filippina. Saranno quattro le creazioni realizzate da giovani artisti, a partire dai testi del Bardo, che si alterneranno nelle serate a partire dalle 20.30.
Dal 16 al 22 giugno, con una pausa il 20 sono previsti due spettacoli.
La Tempesta, diretto e interpretato da Giuseppe Pestillo. Strehler diceva che La Tempesta " appare come una grande parabola del teatro, in cui troviamo le domande su come e perchè facciamo teatro e su cosa il teatro dovrebbe e potrebbe essere". Nell'ultima battuta il protagonista Prospero chiede al pubblico di non essere lasciato solo nell'isola nuda in cui era stato confinato per tanti anni, chiede di essere messo in libertà. La figura di Prospero condensa in sé differenti valori, tra questi, il più importante è rappresentato dalla forza della conoscenza, che lui mette in gioco attraverso l'azione pedagogica del teatro.
Da queste riflessioni nasce l'idea dell'atto unico La Tempesta- un racconto da Shakespeare dove vediamo un solo attore che dà voce e corpo a tutto il plot shakesperiano, assecondando il ritmo dell'affabulazione narrativa che finisce per diventare uno strumento attraverso il quale lo spettatore sarà introdotto dentro la parola, sia colta che popolare, ma sempre poetica, dell'isola di Prospero, tentando così di evocare e trasmettere quel rispecchiamento nell'arte di cui oggi sentiamo la necessità.
Di seguito Una tragicissima commedia elisabettiana, di Luigi Maria Rausa con Eletta Del Castillo e Giancarlo Latina. Nel prologo dell'Enrico V Shakespeare chiede in modo ironico scusa al pubblico per avere avuto l'assurda idea di trasporre le vicende dell'eroico sovrano inglese " su questo indegno palchetto di tavole".
Il pubblico e il " palchetto" costituiscono gli elementi fondanti della Tragicissima commedia elisabettiana dove, ispirati dal celebre Amleto Shakesperiano (un testo che, detto en passant, ha dato vita ad un seminario di Lacan sulla figura di Amleto dipinto come un nevrotico e probabilmente anche parricida visto che continua a ritardare la vendetta nei confronti di chi ha ucciso il padre avvelenandolo nel sonno) come da tradizione saranno infrante le regole aristoteliche di spazio e tempo, così come sarà infranto il senso comune mescolando tragedia e commedia in un'altalena di volgare e sublime, lasciando assaporare il rapporto intimo tra spettatori e attori.
Una scena nuda lascia spazio al gioco degli attori, attraverso il quale le vicende del principe Amleto si trasformano in un pretesto per aprire una riflessione sulla fama di potere, la corruzione, il tradimento e punto centrale del seminario che il filosofo dedicò all'opera l'impossibilità dell'azione.