Era il 23 maggio del '92, quel drammatico giorno rimase scolpito per sempre nella memoria non solo dei siciliani ma anche di tutti quegli italiani onesti che hanno servito il Paese in nome della legalità. Bisogna fare un piccolo passo indietro per poi proseguire la narrazione di quel che accadde dopo.Successivamente alla sentenza esemplare in primo grado del Maxi Processo il cui autore fu Alfonso Giordano, venne la mazzata della sentenza d'appello.
Pene dimezzate per una parte consistente dei mafiosi, la 'Commissione' non esisteva, nessuna organizzazione gerarchica con capi e gregari, insomma ci vollero far credere, almeno per un momento, che i mafiosi erano un branco di cani sciolti che agivano senza essere eterodiretti. Fortunatamente il 30 gennaio del '92 la sentenza d'appello vene sconfessata dalla Cassazione che rivalutò il lavoro istruttorio compiuto dal giudice Falcone e ribadì l'importanza della 'Commissione' per quel che riguardava quelli che continuiamo a chiamare 'delitti eccellenti'.
Come scritto tante volte Riina si scatenò. Il 12 marzo del 1992 a Mondello venne ucciso il politico DC Salvo Lima, proconsole locale di Giulio Andreotti.Il 23 maggio ci fu la strage che oggi tutti commemorano con frasi che - escluse le persone che in quell'occasione persero famigliari e amici - suonano vieppiù di circostanza. A morire furono anche la moglie di Falcone, Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta: Antonio Montinaro; Vito Schifani; Rocco Di Cillo.
Il 19 luglio toccò la stessa sorte al giudice Borsellino, morto nella strage di via d'Amelio dove persero la vita anche gli agenti della sua scorta Agostino Catalano; Emanuela Loi; Vincenzo Li Muli; Walter Cusina e Claudio Traina. Il 15 gennaio del '93 Riina venne preso. E venne preso a 'casa sua', ovviamente a Palermo, in quella che dalla strage di Viale Lazio in poi era diventata il suo 'Regno'.
Durante l'interrogatorio tenutosi a Rebibbia il Mafioso più potente e sanguinario che la Sicilia conobbe disse: " Non sono un mafioso, sono solo un povero vecchio". Negò tutto, di essere il boss dei boss, di essere un mafioso, un mandante di stragi, a sua volta un assassino. Soprattutto negò di sapere qualcosa su quelle due parole che tutti pronunciavano " Cosa Nostra". Quando gli lessero i nomi dei più di venti uomini d'onore con cui lui decise la morte di Lima, la risposta fu: " Signor Giudice, non conosco nessuno di questi qua. Io conosco solo la mia famiglia, mia moglie e i miei figli. Da una vita mi nascondo per accuse ingiuste. Non sono il mostro che pensate e ho intenzione di difendermi in tutti i processi che mi vedranno imputato".
La latitanza del " Capo dei capi" finì in una strada di Palermo . Riina venne catturato dentro un'utilitaria imbottigliata in mezzo al traffico di un grande viale. Si trovava con il suo autista. Dopo 23 anni, 6 mesi e 8 giorni di latitanza il boss corleonese venne preso disarmato. L'operazione antimafia venne portata a termine dai carabinieri dal Raggruppamento operativo speciale fra le 08.10 e le 08.25 di quel venerdì 15 gennaio 1993 davanti ad un motel Agip.
Scrisse Giorgio Bocca il 27 gennaio del 1993: " Riina arrestato, fotografato, interrogato, è la prova che l'incubo continuerà, che ci porteremo dentro chi sa per quanti decenni questo buco nero, questo antistato, questo mondo alieno e irriducibile. La cattura di Riina e di altri latitanti è stata una buona notizia solo al primo impatto, poi si è capito che se erano rimasti nascosti per decenni con mogli e figli a Palermo voleva dire che l'omertà di massa, il consenso di massa restavano e restano impressionanti, voleva dire che centinaia di migliaia di persone non avevano visto, non avevano sentito e avevano fornito ai latitanti sicurezza,casa, scuola per i figli e tanto altro. Il Totò Riina uscito dalla lunga latitanza ci dice che la forza della mafia sta nella sua diversità e nel suo radicamento territoriale e culturale".
Oggi non deve rimanere un giorno isolato, sembra quasi che il Paese soffra di memoria a breve termine. Non dimentichiamo. Facciamolo per Giovanni, Paolo, Carlo Alberto, Rocco, Boris Giuliano e tutti quegli 'eroi' che ci guardano da lassù.