Cronaca

Il tribunale di Trapani ha riconosciuto la non punibilità per uso terapeutico della cannabis

E' la prima volta, si tratta di una sentenza storica

La cannabis la utilizzava per scopi terapeutici e così, dopo tre anni di processo, è arrivata l'assoluzione per un quarantaduenne di Paceco accusato di coltivazione di canapa indiana e di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Ieri la sentenza del tribunale di Trapani, pronunciata dal giudice Gaspare Sammartano che ha accolto la tesi difensiva del legale dell'imputato, avvocato Josèmaria Ingrassia. Il Pm, invece, aveva chiesto 4 mesi di reclusione e 800 euro di multa.“Il fatto non costituisce reato”, la formula che ha scritto la parola fine ad un calvario iniziato il 5 settembre del 2020. Quel giorno i carabinieri si recano a casa dell'uomo, titolare di un distributore di benzina, sposato, con figli, ed eseguono una perquisizione. Perquisizione che culmina nel rinvenimento e nel sequestro di sette piantine di canapa e nella denuncia del possessore che successivamente viene rinviato a giudizio.

Il 42enne, però, “non coltivava droga per cederla ad assuntori ma per scopi terapeutici”, come ha dimostrato l'avvocato Ingrassia nel corso del processo. L'imputato, infatti, fin da giovane è affetto da una grave forma di diabete. Con il progredire della malattia sono sopraggiunti anche gravi problemi di insonnia che ne pregiudicavano anche il rendimento lavorativo. “Così si è rivolto – sostiene il legale – al Servizio sanitario nazionale. Gli sono stati prescritti degli ipnotici la cui pericolosità in caso di uso continuato è documentata ampiamente dalla letteratura medica internazionale”. Il pacecoto, pertanto, per non compromettere ulteriormente la propria salute, abbandona i farmaci, “trovando beneficio – ha spiegato l'avvocato Ingrassia - nell' assunzione di canapa di cui faceva uso, responsabilmente, mezzora prima di andare a dormire”. Canapa che lui coltivava di persona acquistando tutto il materiale necessario la cui vendita in Italia è legale.

“Nonostante ciò – puntualizza Ingrassia – il mio assistito è stato sottoposto per tre anni a processo, pur in assenza di qualsiasi elemento riconducibile ad una ipotetica cessione a terzi della sostanza, come un comune spacciatore di strada”. Ora l'assoluzione. “Il processo – dichiara Ingrassia – è il momento in cui il potere è chiamato a pagare un tributo alla ragione. Il giudice Sammartano, assolvendo l'imputato con la formula perchè il fatto non costituisce reato ha saputo coniugare la ragione con il coraggio necessario per affrancarsi dal pregiudizio”.

Una sentenza che fa storia perchè per la prima volta il tribunale di Trapani ha riconosciuto la non punibilità per uso terapeutico della cannabis.

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