Credevo che fossero ladri e mi sono spaventato”. Il racconto dell'artigiano di 50 anni, incensurato, che i carabinieri di Trapani avevano scambiato, nel corso del blitz antimafia Scialandro, per Vito Manzo, coinvolto nella retata.
Nel cuore della notte i militari dell'Arma hanno fatto irruzione nel suo villino, nelle campagne di Fulgatore, Cercavano Vito Manzo, ma hanno sbagliato casa e persona. Hanno bussato alla porta: aprite carabinieri. Il cinquantenne, che era assieme alla compagna, non ha aperto ed ha chiamato il 112 per accertarsi se come dicevano loro fossero davvero carabinieri. Terrorizzato, imbracciava un fucile subacqueo per difendersi da quelli che lui riteneva ladri. Nel frattempo, i carabinieri hanno sfondano la parte inferiore della porta e gli hanno intimano di gettare l'arma. “Vi sparo”, avrebbe risposto l'artigiano secondo la versione degli investigatori. A esplodere un colpo di pistola, da fuori, a scopo intimidatorio, invece, è stato un ufficiale. La pallottola si è conficcato sul muro interno della casa.
Il cinquantenne si è arreso, ha gettato l'arma ed è stato arrestato con l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale. Ieri mattina, il processo per direttissima. Il pubblico ministero ha chiesto la convalida dell'arresto e i “domiciliari” per l'indagato assistito dall'avvocato Michele La Francesca. Il giudice Roberta Nodari ha convalidato l'arresto, ma non ha disposto alcuna misura ristrettiva per Vito scambiato erroneamente per Vito Manzo. Resta, però, l'accusa di resistenza a pubblico ufficiale di cui risponderà in seguito