I carabinieri del Reparto Operativo Speciale e del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Trapani hanno arrestato stamane - in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Palermo - quattro persone, ritenute affiliate alla "famiglia" mafiosa di Marsala, accusate di associazione di tipo mafioso, fittizia intestazione di beni e favoreggiamento aggravato. Si tratta di Antonino Bonafede, 80 anni, pregiudicato per associazione di tipo mafioso, Vincenzo Giappone, incensurato di 54 anni - entrambi di professione pastori - Martino Pipitone, 66 anni, pensionato, pregiudicato per associazione di tipo mafioso e detenzione abusiva di armi, e del fabbro Sebastiano Angileri, 48 anni, incensurato. Le indagini, dirette dal Procuratore Aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Teresa Principato, e coordinate dal sostituto procuratore Carlo Marzella, hanno accertato lattuale vitalità e operatività del clan mafioso marsalese, documentando il ruolo di vertice di Antonino Bonafede, storico "uomo donore" lilibetano, che - insieme a Vincenzo Giappone - provvedeva, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, alla raccolta di somme di denaro provenienti da attività illecite per poi consegnarle al mandamento mafioso di Mazara del Vallo e ai familiari degli affiliati detenuti, come ad esempio quelli del marsalese Giacomo Amato, condannato allergastolo. L'attività dindagine ha permesso, inoltre, di attribuire a Bonafede il ruolo di reggente della famiglia" mafiosa di Marsala e di individuare in Giappone il cassiere e suo primo collaboratore. Secondo i riscontri raccolti dagli investigatori, Martino Pipitone, esponente di rilievo della clan, esercitava la propria sfera dinfluenza principalmente nel centro storico di Marsala anche attraverso l'intestazione fittizia, realizzata insieme a Sebastiano Angileri, di una società attiva nel commercio allingrosso di materiale ferroso, formalmente intestata alla moglie di quest'ultimo. Sempre Angileri avrebbe avuto il compito di organizzare incontri riservati tra gli esponenti mafiosi, effettuando gli opportuni sopralluoghi preliminari in località non controllate dalle telecamere dei Carabinieri. I militari dellArma, infatti, con limpiego delle classiche metodologie investigative ma anche con i più moderni mezzi tecnologici, sono riusciti ripetutamente a documentare il passaggio di denaro tra gli affiliati, solitamente contenuto in buste di carta, da questi indicato con lappellativo di "malloppo". Il clan marsalese inoltre - riferiscono gli inquirenti - per mantenere il controllo del territorio, interveniva fattivamente per il recupero di refurtiva sottratta a persone vicine al sodalizio criminale, per dirimere controversie tra gli agricoltori e i pastori della zona e per contrastare lapertura di nuove attività commerciali che avrebbero potuto incidere negativamente con quelle di persone "protette" giungendo all'esecuzione di atti intimidatori e danneggiamenti se la vittima designata non abbandonava i suoi propositi. Le indagini, infine, hanno consentito di dimostrare lappartenenza alla famiglia mafiosa anche del defunto Baldassare Marino. L'uomo fu ucciso a colpi di arma da fuoco nelle campagne di Marsala il 31 agosto 2013. Nei suoi confronti sono stati raccolti rilevanti elementi di colpevolezza anche riguardo all'intestazione fittizia di unazienda marsalese, formalmente intestata a terzi, attiva nel settore della produzione di conglomerato cementizio.
Operazione antimafia, arrestate quattro persone
I carabinieri del Reparto Operativo Speciale e del Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Trapani hanno arrestato stamane - in esecuzione di ...
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